Watly: acqua, energia e connettività ai Paesi in via di Sviluppo

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Watly: un’idea da 15 tonnellate, e ad energia solare, che porta acqua potabile, energia e connettività nei Paesi in via di Sviluppo. Si tratta di una startup italo-spagnola, con un piede a Udine e uno Barcellona, ma con il pensiero in Ghana e in tutte quelle zone in cui manca acqua, energia e copertura internet via WiFi.



Finché non se ne sono accorti i creatori di Watly, Marco Attesani, Stefano Buiani e Matteo Squizzato, come nulla fosse o quasi, il mondo continuava a girare con l’assurda situazione in cui un miliardo di abitanti di pianeta composto da circa il 70% d’acqua, il nostro, non ha accesso ad acqua potabile. Sono dati recenti della World Health Organization che ne ha contati anche due miliardi senza elettricità e cinque miliardi privi di connessione internet.

Prendendo di petto la questione, Watly ha dichiarato guerra all’inquinamento e invece di riempirsi la bocca con tante promesse si è rimboccata le maniche e sta ripulendo l’acqua salata e contaminata pronta a fare una pacifica, fluida, energica rivoluzione, un po’ anche 2.0 con un dispositivo che purifica fino a 3 milioni di litri di acqua all’anno e funziona ad energia solare dando anche copertura Internet via Wi-Fi.

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Watly: cos’è

Watly è il primo computer al mondo in grado di desalinizzare e purificare l’acqua, generare energia elettrica e permettere la connettività Internet ovunque, funziona ad energia solare, è lungo 40 metri e pesa 15 tonnellate. Non è affatto ”schizzinosa” perché ripulisce l’acqua da qualsiasi fonte di contaminazione, inoltre Watly si mantiene da sé, auto-generando l’energia che gli serve per funzionare.

Watly: acqua

Ogni giorno sono 5mila i litri di acqua che Watly purifica, 150 i kWh di energia che assicura grazie all’azione di 80 pannelli fotovoltaici. Vista in prospettiva la sua performance in un ciclo di quindici anni, contando un solo Watly attivo isolato, eviterà fino a 2.500 tonnellate di emissioni di gas ad effetto serra, generando oltretutto 1GWh di elettricità pulita. Gratuitamente.

Alla base di questi numeri quasi difficili da immaginare, non c’è una magia e neanche una promessa da incantatore di folle, ci sono giovani che “l’hanno studiata” individuando per il proprio progetto il metodo più efficace e potente di purificazione e desalinizzazione, sfruttando il principio fisico della distillazione a compressione di vapore. In questo modo Watly si è dimostrato capace di eliminare tutti gli agenti patogeni e i microorganismi compresi virus, batteri, parassiti, funghi o cisti, e non si ferma a questi nemici.

E’ in grado di occuparsi anche di composti inorganici, rimuovendoli. Si intende quindi che veleni come arsenico, benzene, metalli pesanti (come il piombo), cloro, clorammine, e radionuclidi spariscono dall’acqua “trattata” con Watly che non si ferma neanche di fronte all’acqua radioattiva senza richiedere di membrane o sostituzioni del filtro.

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Watly: energia

Come accennato, Watly oltre a fare molto, per chi ha bisogno, fa da sé: genera da solo l’energia necessaria per funzionare senza chiedere nulla a nessuno, né carburante, né connessione alla rete elettrica. Funziona a energia solare, infatti sfrutta il calore del sole raccolto da tubi sottovuoto, per agire sull’acqua, intanto i pannelli fotovoltaici situati al centro del dispositivo, generano elettricità off-grid che oltre ad alimentare l’elettronica interna, può ricaricare smartphone, tablet o computer portatili. O qualsiasi dispositivo esterno si voglia collegare.

Watly: un po’ di storia

Il primo prototipo di Watly, il seme della rivoluzione, risale al 2013. Da quel momento ad oggi la startup ha vinto bandi e premi tra cui vittorie al Premio Marzotto e l’European Pioneers, e fondi europei come Horizon 2020, raccogliendo quasi 2 milioni di euro utili per sviluppare un modello più avanzato.

Un’altra tappa importante è quella nel villaggio di Abenta, in Ghana, dove nel 2015 è stato installato Watly. Grazie a Indiegogo, piattaforma di crowdfunding, ora si sta raccogliendo il denaro necessario per sviluppare una parte della macchina per poi tornare sul posto, in Ghana, e installare una nuova versione che possa dare acqua potabile ed energia a oltre 3mila persone.

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Watly: il futuro

Finora abbiamo parlato di Watly come di un “single” virtuoso e dal cuore buono. Nulla contro lo status di single, in generale, ma nel caso di questo dispositivo, che mira alla rivoluzione, si sa che vale l’idea “l’unione fa la forza”. Gli startupper lo sanno bene e mirano a connettere più unità, in una sorta di Energy_net, una smart-grid che abbia “nodi” sparsi in tutto il mondo.

I nodi sarebbero computer termodinamici connessi al web e altri Watly o suoi simili, uniti tra loro, ma anche in dialogo con ciò che di area in area gestisce risorse idriche e generazione di elettricità. Un obiettivo interessante, molto green, completamente condivisibile e audace. Ma subito premiato da una entusiasta risposta e non solo dalla parte del pianeta a cui batte già un cuore sostenibile.

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A proposito di “nodi sparsi per il mondo”, infatti, Watly ha già fatto innamorare mezzo pianeta, ha ricevuto richieste da Africa, Usa, Australia e perfino dalla famiglia reale saudita, ha contatti con Nigeria, Senegal, Burkina Faso, Etiopia, Sudan da un lato, con Emirati Arabi, Qatar e Arabia Saudita dall’altro.

Watly: video e approfondimenti

Un’idea tanto geniale che vien voglia di conoscere chi l’ha avuta e stringergli la mano. Non tutto è fattibile subito, ma ecco un video per ascoltare dalla voce dei suoi creatori, le meraviglie del piccolo grande Watly.

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Pubblicato da Marta Abbà il 19 Maggio 2016