La santoreggia gode fama di afrodisiaco fin dai tempi antichi. Tanto che ai monaci di un tempo, per non cadere in tentazione, era proibito coltivarla nei loro orti. Oggi infusi e tisane di santoreggia si usano in erboristeria come diuretico e rimedio naturale contro vermi e malanni dell’intestino. Ma la nomea di ‘erba d’amore’ rimane.
La santoreggia si trova in campagna nelle zone temperate calde e la si può anche coltivare in giardino. Ne esistono due tipi: una da coltivazione che è detta santoreggia annua o erba di san Giulio, e una di montagna chiamata anche calamento o nepetella. Entrambe hanno le stesse proprietà per cui si può usare quella che si trova.
Dove trovarla e come riconoscerla. La santoreggia non coltivata la si trova nelle aree mediterranee di collina in terreni asciutti e nelle zone rocciose. Quella ‘domestica’, che resiste meglio dell’altra al freddo e all’umidità, cresce bene anche al nord e spesso si diffonde evadendo dagli orti.
Si riconosce facilmente dal colore tendente al grigio delle foglie, dagli steli rossastri e dai piccolissimi fiori bianchi o leggermente rosati. Al pari del lamio, la santoreggia appartiene alla famiglia delle labiate ed è imparentata con erbe nobili come il timo, la lavanda e la salvia.
La santoreggia fiorisce durante tutta l’estate e anche per questo se ne può trovare in abbondanza. Se la volete coltivare dovete seminarla tra febbraio e marzo nei paesi caldi, in aprile al nord. Il terreno che preferisce è quello leggero e abbastanza fertile. Una volta avviata, la coltivazione si manterrà da sola se lascerete qualche pianta andare a seme. L’unico rischio è che evada’ dall’orto.
Preparazioni e usi della santoreggia. Per l’infuso si usa una manciata scarsa di santoreggia fresca o essiccata in un litro d’acqua. Se ne possono bere da 2 a 4 tazze al giorno, una la sera prima di andare a letto. Il decotto si fa con una manciata e mezza per litro d’acqua e si usa per frizioni e massaggi, spesso alternato al decotto di fieno greco. In cucina se ne può usare un rametto per facilitare la digestione di piatti di carne più unti.
Una preparazione antica a base di santoreggia (ma non solo) è quella dell’infuso complesso contro l’impotenza. Si usano 6 pizzichi di santoreggia, 2 di rosmarino, 2 di menta e 2 di verbena in 1 litro d’acqua. Le ricette dicono di berne una tazza mattina e sera per 40 giorni, dopo di che si passa per 3 giorni a all’infuso di sola santoreggia preparato con 6 pizzichi d’erba in una tazza d’acqua bollente.