Paphiopedilum: caratteristiche e coltivazione

Paphiopedilum
L’orchidea Paphiopedilum appartiene alla famiglia delle Orchidaceae e accorpa circa cinquanta specie diverse tutte originarie dell’Asia tropicale, della Malesia e isole vicine, dove cresce su alberi e terreni.

Nei prossimi paragrafi di questo articolo scopriremo le principali caratteristiche del Paphiopedilum insieme ad alcuni accorgimenti pratici per poter coltivare questa splendida orchidea nelle nostre case.


Caratteristiche del Paphiopedilum

Questa particolare orchidea è una delle più graziose e decorative, grazie alle sue foglie slanciate e nastriformi che partono direttamente dal rizoma e che riescono a caratterizzarne il suo “angolo”. Lo stelo floreale sviluppato al centro, produce un fiore solitario largo da 5 a 10 cm, regale e longevo, di colore intenso, con un labello a forma di borsa ed un sepalo dorsale che lo distinguono dalle altre specie. La stagione di fioritura è compresa tra agosto e dicembre.

Come coltivare il Paphiopedilum

Indichiamo di seguito una serie di consigli pratici per poter coltivare questo tipo di orchidea anche alle nostre latitudini, in modo da godere della sua bellezza.

Esposizione ideale

Il gruppo con foglie lucide di colore verde intenso gradisce le temperature più basse, 15° di giorno e 10° di notte. Al contrario il gruppo con foglie screziate, gode delle temperature più alte attorno ai 20°, beneficiando oltretutto degli sbalzi termici tra il giorno e la notte.
L’ambiente che accoglie questo tipo di orchidea deve essere sufficientemente ventilato e vanno evitati nella maniera più assoluta, le temute correnti d’aria. La luce deve invece essere moderata, quindi è opportuno evitare l’esposizione diretta dei raggi solari.

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Terreno idoneo per la messa a dimora

È opportuno garantire alla nostra orchidea un terreno costantemente umido ma senza creare ristagni d’acqua, in modo da prevenire il marciume radicale.

Come terreno ideale per la nostra Paphiopedilum, l’ideale è scegliere un substrato combinato a corteccia di pino di media o piccola grandezza, (sarà necessario lasciare a bagno la corteccia per alcuni giorni in modo che possa idratarsi e restare pulita). Alla corteccia dobbiamo poi aggiungere un 30% di torba di sfagno filosa, unita a pomice o eolite, oltre ad un 10% di materiale calcareo grossolano, rocce o sassi preventivamente sminuzzati.

Grazie a questa composizione, il terriccio diviene in grado di assicurare alla pianta una giusta traspirazione e una buona dose di umidità. Il rinvaso va effettuato solo nel momento in cui le radici non troveranno spazio sufficiente attorno, oppure quando il terreno diventa vecchio e privo di sostanze nutrienti.

In genere il rinvaso va realizzato ogni due anni nel periodo primaverile. Qualora il terriccio scelto soddisfi pienamente le esigenze della nostra orchidea, le concimazioni vanno calendarizzate nella stagione primaverile, rispettando la formula bilanciata di 30 parti di azoto, 10 parti di fosforo e 10 parti di potassio. Nel periodo autunnale è possibile diminuire le dosi, per poi sospenderle del tutto nella stagione invernale.

Come annaffiare l’orchidea

Il genere Paphiopedilum non presenta pseudo bulbi, ovvero non possiede quei “depositi di riserva” per accumulare sostanze utili alla sopravvivenza anche nei periodi più difficili. L’orchidea va annaffiata con regolarità per tutto l’anno, circa due volte a settimana in estate e una volta a settimana in inverno. La giusta temperatura dell’habitat è fondamentale per garantire benessere alla pianta. Ad esempio occorrerà nebulizzare il vegetale nelle prime ore del mattino.

Paphiopedilum

Per mantenere in salute e di bell’aspetto la nostra orchidea si consiglia di utilizzare appositi umidificatori nella zona della messa a dimora. Il ricircolo di aria umidificata e purificata sarà anche un ottimo deterrente per parassiti ed elementi patogeni.

Parassiti e malattie del Paphiopedilum

L’orchidea Paphiopedilum non produce sostanze zuccherine, dunque viene raramente aggredita dalle colonie di infestanti. È buona regola impiegare degli insetticidi sistemici qualora si presenti il problema. Fortunatamente, anche le malattie fungine non sono comuni alla pianta. Il miglior rimedio resta comunque la prevenzione, avendo cura di sistemare la nostra orchidea in ambienti aerati e luminosi.
È opportuno evitare nella maniera più totale il ristagno di acqua sui colletti dei germogli, mentre se si scopre qualche rizoma o foglia basale di colorito bruno scuro, significa che è già in atto una malattia fungina.

L’intervento in tal caso deve essere deciso e tempestivo. È necessario munirsi di un bisturi sterilizzato per il taglio netto di tutte le parti infette. Occorre estrarre quindi la pianta dal vaso ed eliminare tutte le radici colpite da marciume. A questo punto, bisogna disinfettare la pianta mediante immersione in una soluzione fungicida (possibilmente sistemica). Dopodiché è necessario lasciare asciugare le radici un intero giorno per poi procedere con il rinvaso e con le cure adeguate.

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Curiosità sull’orchidea

L’orchidea ci riporta alla mente terre lontane e figure mitologiche grazie al nomignolo attribuitole “Sandalo di Afrodite”, proprio per l’originale forma delle sue foglie coriacee. Alcune orchidee del genere Paphiopedilum sono impollinate dalle formiche. Pare infatti che i baffi appoggiati a terra vengano utilizzati dai piccoli insetti durante il loro percorso in salita.

Nel linguaggio dei fiori questa orchidea ha significati nobili, per l’esattezza: eccellenza e purezza, amore e seduzione.

Pubblicato da Evelyn Baleani il 1 Ottobre 2021