Ossido di zolfo e biossido

Ossido di zolfo

Ossido di zolfo, incolore ma dall’odore acre e pungente, sostanza dotata di una elevata reattività se messa a contatto con l’acqua ed è per questo che va tenuta sott’occhio. Gli ossidi di zolfo hanno molte altre caratteristiche che andremo a scoprire, tra cui quella di essere indicati genericamente come SOx.



Ossido di zolfo e biossido

Il biossido di zolfo è noto perché è un inquinante dei più dannosi per l’atmosfera e quindi anche per noi che respiriamo ciò che in atmosfera circola. Questo biossido è chiamato anche anidride solforosa, viene indicato con SO2 ed è incolore.

Questo gas, però, viene riconosciuto e notato per il suo odore, di solito quando supera un certo livello di concentrazioni. In questo caso parliamo di quelle che vanno dai 1000 ai 3000 µg al metro cubo. Se con questi livelli, c’è chi lo percepisce e chi invece non ci bada, se saliamo a 10000 µg/m3 e oltre, l’odore è pungente ed irritante, impossibile non notarlo e non restarne infastiditi.

Non è una novità che il biossido di zolfo sia un inquinante da cui cercare di proteggersi, è già dalla metà del XX secolo che sono state registrate delle concentrazioni estremamente elevate di SO2, ad esempio nell’aria di Londra, a seguito delle quali era stato notato un aumento significativo di morti. Eravamo negli anni 50.

Ossido di zolfo: formula

Un ossido di zolfo viene creato solitamente durante la combustione dei materiali contenenti zolfo. Così accede per l’anidride solforosa o biossido di zolfo (SO2), ma anche per l’anidride solforica o triossido di zolfo (SO3). Entrambi i composti citati, SO2 e SO3, assieme indicati come SOx, sono i principali imputati dell’inquinamento atmosferico da ossidi di zolfo. Molta è la responsabilità umana, ma l’SO2 può derivare anche da fonti naturali come ad esempio da fenomeni vulcanici.

Non troviamo solo SOx in atmosfera, con lo zolfo al loro interno, ci sono anche altri composti come H2S, H2SO3 e H2SO4 oltre ai diversi solfati.

Ossido di zolfo

Ossido di zolfo: inquinamento

Il motivo per cui si parla di ossido di zolfo e non di altri ossidi, o non così tanto, è il fatto che gli SOx hanno delle pesanti conseguenze sulla qualità dell’aria e ovviamente sulla nostra salute.

Incolore, irritante, non infiammabile, molto solubile in acqua e dall’odore pungente, l’SO2 per giunta, essendo più pesante dell’aria, tende a stratificarsi nelle zone più basse, proprio dove noi camminiamo e viviamo, proprio dove lo possiamo respirare “meglio”. Ad oggi, è uno degli inquinanti atmosferici più diffusi, è considerato dagli esperti, uno dei più aggressivi e pericolosi. Essendo spesso emesso da sorgenti antropogeniche è chiaro che ci si chiede e ci si deve continuare a chiedere come è possibile far decrescere la sua concentrazione in atmosfera.

E’ necessario agire sui processi di combustione delle sostanze che contengono questo elemento perché è in essi che viene prodotto, anche come impurezza, oppure come costituente fondamentale.

L’SO3 ha origine dall’ossidazione dell’anidride solforosa. Detta anche anidride solforica o triossido di zolfo, essa reagendo con l’acqua, anche sotto forma di vapore, produce rapidamente acido solforico che è poi il “colpevole” quando vediamo il fenomeno delle piogge acide.

Ossido di zolfo

Ossido di zolfo: nomenclatura

Anche se non siamo dei chimici e non lo vogliamo diventare, conoscere un pochino di nomenclatura può servire per comprendere meglio articoli di giornale, tabelle o informazioni da siti di settore come quello dell’ARPA.

Per quanto riguarda gli ossidi, essi sono composti binari tra elemento e ossigeno, possono essere sostanze di natura ionica o covalente. Per lo zolfo abbiamo l’SO, ossido di zolfo, l’SO”, diossido di zolfo o anidride solforosa, e poi l’SO3, triossido di zolfo o anidride solforica.

Ossido di zolfo in inglese

Nel caso leggessimo articoli in inglese o semplicemente volessimo parlare di inquinamento in inglese, è bene sapere che l’ossido di zolfo si chiama “sulfur oxide”.

Se vi è piaciuto questo articolo continuate a seguirmi anche su TwitterFacebookGoogle+Instagram

Articoli correlati che possono interessarvi:

Pubblicato da Marta Abbà il 4 Gennaio 2018