Un viaggio epico: dal Parco della Maremma al Mali

Un Biancone, imponente rapace tipico dei paesaggi mediterranei, ha compiuto una straordinaria migrazione di 4.500 chilometri, spiccando il volo dal Parco della Maremma fino a raggiungere il Mali, attraversando Francia e Spagna prima di approdare nel cuore dell’Africa occidentale.

Il racconto di un volo sorprendente

Fino alla metà di luglio, l’aquila sorvolava l’area circostante al suo nido nel Parco della Maremma, dove era stata inanellata e dotata di GPS nell’ambito del progetto Marenat, finanziato dal CNR con fondi del Pnrr. Coordinato da Giampiero Sammuri, il progetto punta alla tutela della biodiversità marina, coinvolgendo anche la sorveglianza di specie terrestri in aree protette.

«Una grande sorpresa per tutti noi – racconta Simone Rusci, presidente del Parco – vedere il tragitto percorso dall’animale, che fino a luglio si muoveva nei pressi del suo nido. Il monitoraggio ci ha consentito di seguire il suo spostamento annuale dall’Europa all’Africa, un comportamento tipico della specie, lungo una rotta migratoria che attraversa Francia e Spagna».

Un team tra scienza e passione

Il successo del monitoraggio è frutto del lavoro congiunto tra la società Il Piviere e il gruppo storico del Parco denominato Falco pescatore. Sono loro ad aver seguito ogni fase dell’attività, dall’inanellamento alla gestione del dispositivo GPS, che ha reso possibile tracciare ogni tappa del viaggio.

Il Biancone, rapace ben più grande della Poiana, si distingue per il suo piumaggio chiaro e la maestosa apertura alare. Questo esemplare si nutre quasi esclusivamente di serpenti e nidifica in genere su grandi alberi in ambienti aperti, proprio come avvenuto nel Parco della Maremma. In fase migratoria è in grado di coprire oltre 100 chilometri al giorno, affrontando un viaggio lungo e impegnativo per poi tornare in Europa con l’arrivo della primavera.

Un simbolo di biodiversità da proteggere

La storia di questa migrazione rappresenta non solo un evento naturalistico eccezionale, ma anche un modello di successo nella conservazione della fauna selvatica. Il lavoro di monitoraggio e tutela svolto dai volontari e dai professionisti coinvolti dimostra l’importanza della ricerca scientifica applicata alla salvaguardia delle specie a rischio.