
La presenza dell’orso in Trentino non solo non scoraggia il turismo, ma sembra addirittura contribuire a rafforzare l’attrattiva del territorio. A confermarlo sono diverse indagini demoscopiche, che mostrano come la maggioranza degli italiani consideri il plantigrado un elemento neutro o positivo nella scelta della meta turistica.
Smentito il “paesaggio della paura”
Contrariamente a quanto spesso si presume, associare la presenza dell’orso a un clima di paura non trova riscontro scientifico né empirico. La teoria del “paesaggio della paura”, sviluppata a seguito degli attentati terroristici dell’11 settembre 2001, si applica a contesti di rischio percepito legati alla sicurezza globale, non alla fauna selvatica. Nessun dato turistico attuale del Trentino suggerisce comportamenti di fuga o di auto-esclusione da parte dei visitatori a causa della presenza dell’orso.
L’indagine Doxa 2025: orso non percepito come minaccia
Una ricerca Doxa condotta nel giugno 2025 per conto di Trentino Marketing evidenzia che il 67% degli intervistati è indifferente alla presenza dell’orso, mentre il 20% afferma che essa accresce l’interesse verso il territorio. Solo il 13% considera il plantigrado un deterrente. Tra chi sta pianificando un soggiorno in Trentino, il gradimento sale al 26%, mentre i contrari scendono al 9%.
Un altro dato interessante è la percezione della numerosità degli orsi: oggi il 40% li considera “numerosi”, rispetto al 7% nel 2002. Tuttavia, il 70% degli intervistati ritiene adeguato l’attuale numero di esemplari, mentre il 15% auspica un aumento e un altro 15% una riduzione.
Confronto con i dati del 2002: la fiducia resta alta
Nel 2002, un’indagine analoga mostrava che l’88% degli italiani era neutro o favorevole alla presenza dell’orso. Nel 2025, la cifra scende al 74%, ma resta comunque ampiamente maggioritaria, nonostante la crescente consapevolezza degli attacchi all’uomo avvenuti negli ultimi anni, come la tragedia che ha coinvolto Andrea Papi nel 2023.
Analisi accademiche e conferme sul lungo periodo
Un’ulteriore conferma della tendenza positiva arriva dalla tesi di laurea discussa all’Università di Trento nel 2014, che mostrava come l’88% dei turisti fosse neutro o favorevole alla presenza degli orsi. Addirittura, il 28% indicava l’orso come un fattore di scelta nella destinazione. Anche dopo l’attacco dell’orsa Daniza avvenuto in quell’anno, i dati non subirono variazioni significative.
Nel confronto con i dati Doxa 2025, si evidenzia una stabilità sorprendente delle opinioni nel tempo, nonostante l’aumento della popolazione di orsi e la visibilità mediatica degli episodi critici.
L’indagine Confapi e l’impatto emotivo degli eventi
Un sondaggio del 2023, promosso da Confapi Turismo e Cultura subito dopo la morte di Andrea Papi, mostra le contraddizioni dell’opinione pubblica: il 58% temeva danni d’immagine per il Trentino, ma il 54,6% riteneva comunque l’orso un elemento positivo per la promozione turistica. Questi risultati confermano che la percezione del rischio è influenzata da molteplici fattori dinamici, tra cui media, cultura e contesto sociale.
Il caso dell’Alto Adige: la variabile linguistica
In Alto Adige, un’indagine dell’istituto ASTAT ha rilevato differenze significative nella tolleranza verso l’orso e il lupo tra la popolazione di lingua tedesca e quella italiana. I primi risultano più inclini al rifiuto, con un divario del 20% per quanto riguarda l’orso. Questa differenza è spiegabile non solo attraverso fattori geografici, ma anche attraverso la diversa struttura mediatica e la rilevanza del mondo rurale nelle rispettive culture di riferimento.
Una costante che resiste al tempo
Dai dati raccolti nell’arco di oltre vent’anni, emerge una tendenza stabile e favorevole alla coesistenza tra turismo e presenza dell’orso in Trentino. Anche in presenza di eventi tragici e in un contesto mediatico spesso acceso, l’orso non viene percepito come una minaccia tale da scoraggiare il turismo. Anzi, continua a rappresentare un valore aggiunto per l’identità e l’attrattività della regione.
