Quale latte vegetale bere e perché

Quale latte vegetale bere

Vanno sempre più di moda e vengono spesso anche consigliate per il loro basso impatto ambientale, le versioni vegetali del latte ovvero quelle ricavate da piante, cereali, frutti e quant’altro, da tutto ciò che non ha nulla a che fare con esseri animali. La realtà non è così semplice e se è vero che un bicchiere di latte da latte produce quasi tre volte più gas serra di qualsiasi altro latte vegetale, non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte agli altri svantaggi che questi ultimi possono mostrare, se ben si approfondisce. La domanda è quindi quale latte vegetale bere?



Quale latte vegetale bere: come scegliere

Se abbiamo messo da parte il latte di origine animale optando per il vegetale, ci troviamo di fronte ad una amplissima scelta e non è facile valutare come muoversi. Certo il gusto guida la nostra scelta ma non solo, perché è essenziale e doveroso oggi più che mai considerare l’impatto che questo latte vegetale ha sulle persone e sugli habitat autoctoni, oltre all’impronta di carbonio e all’uso dell’acqua.

Chi ha scelto il latte di mandorla, deve stare attendo a non farselo andare di traverso leggendo che non è affatto salutare per il pianeta perché ha un forte impatto sulle api. Se comincia a tremare la terra sotto i piedi, sappiate che tutte le alternative al latte sono di gran lunga migliori per il pianeta rispetto al latte ma il problema che si pone è quello di individuare quale latte bere tra i vegetali.

Alcuni più di altri mostrano degli svantaggi per l’ambiente soprattutto da quando sempre più persone ne consumano e sono diventati prodotti di massa. Per valutare è necessario andare ad analizzare se vengono coltivati con metodi biologici e se impattano sull’habitat e sulle persone nei paesi in via di sviluppo, quale impronta di carbonio hanno e quanta acqua necessitano. Scopriremo tra poco assieme che alcuni latti vegetali sono più sostenibili di altri.

Quale latte vegetale bere

Passiamo in rassegna le varietà in commercio per capire come creare meno danni al pianeta. Si parte dal peggiore e si arriva al latte migliore, o meno peggio.

  • Cocco. Per le regioni povere delle Filippine, dell’Indonesia e dell’India dove il cocco viene coltivato, questo latte non è affatto un buon affare, sono pagati meno di un dollaro al giorno e vengono sempre più sfruttati anche perché solo in zone con simili climi tropicali cresce questo frutto tropicale sempre più richiesto.
  • Mandorla. Qui a rimetterci sono le api e gli apicoltori per i quali le coltivazioni intensive di mandorle sono insostenibili. Pur occupando al netto meno terreno rispetto ad altri, i mandorli richiedono più acqua di qualsiasi altra alternativa casearia e “sequestrano” le api. Quasi il 70% delle api commerciali negli Stati Uniti viene preparato ogni primavera per impollinare le mandorle, morendo a fine stagione, esauste.
  • Riso. Il problema con questo cereale è la produzione di gas serra, maggiore di qualsiasi altro latte vegetale ma non solo. Crea danni anche all’acqua perché le risaie rilasciano grandi quantità di fertilizzanti nei corsi d’acqua.
  • Nocciola. Questa è una moda nascente ancora sotto osservazione ma per quel che da ora è stato possibile osservare, gli alberi sottraggono carbonio all’atmosfera e contribuiscono a ridurre le emissioni di gas serra piuttosto che ad aumentarle. Ottimo vantaggio unito al fatto che non sono impollinate dalle api ma dal vento e che crescono in climi umidi dove l’acqua è un bene prezioso ma non così estremamente prezioso come altrove.
  • Canapa e lino. Per ora sono colture di nicchia che sembrano più rispettose dell’ambiente rispetto ad altre monocolture e producono semi che rendono il latte ricco di proteine e grassi sani. C’è da capire come evolve la situazione quando e se diventano prodotti di massa
  • Soia. La migliore alternativa al latte, sia dal punto di vista ambientale che nutritivo perché è l’unico che ha un contenuto proteico paragonabile a quello del latte vaccino. Lo svantaggio ambientale è legato alle quantità massicce in cui si coltiva la soia in tutto il mondo tanto che le si fa spazio distruggendo la foresta pluviale dell’Amazzonia, anche per sfamare il bestiame.
  • Avena. Emergente, ma promettente, teniamo l’avena in fondo alla lista perché è il latte vegetale su cui scommettere oggi, sia per l’ambiente che per la nostra salute, anche pensando ad un consumo su larga scala. Oggi il 50-90% della produzione globale di avena è destinata all’alimentazione animale e se si riutilizzasse questa superficie cambiando destinazione d’uso non si vedrebbe aumentare il consumo di suolo e nemmeno una possibile deforestazione nei paesi in via di sviluppo. L’ombra sull’avena riguarda l’utilizzo del pesticida Roundup che contiene glifosato, possibile agente cancerogeno ma c’è la possibilità di scegliere marchi che non ne fanno uso e sono certificati.

Quale latte vegetale bere

Dove comprare latte vegetale

Avendo individuato una tipologia di latte vegetale promettente, perché non assaggiarlo? Liberi di tornare al nostro preferito, che è certo meno dannoso per l’ambiente rispetto a quello animale, ma diamo all’avena un’opportunità. Su Amazon possiamo rifornirci di latte d’avena bio, vegano e senza Lattosio, senza zuccheri aggiunti, a basso contenuto di sale, a basso contenuto di Grassi, prodotto con avena italiana. Possiamo utilizzarlo sia al naturale sia per macchiare il caffè o preparare salse dolci e sfiziose ricette.

Pubblicato da Marta Abbà il 6 Marzo 2020