Criptovalute e sostenibilità: la finanza digitale può diventare più green?

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Le criptovalute, ovvero le valute virtuali basate sulla crittografia, hanno assunto un ruolo sempre più centrale nell’ecosistema finanziario mondiale, rappresentando una nuova interessante frontiera sia per investitori retail che per quelli istituzionali.

Secondo uno studio realizzato da Bitpanda e Zeb Consulting dal titolo originale Europe Diving Into Crypto, l’Europa conta oltre 411 milioni di investitori, che gestiscono asset liquidi per circa 25.000 miliardi di euro. All’interno di questo ampio bacino di risparmiatori, un segmento crescente mostra interesse verso le criptovalute non solo come strumenti speculativi, ma come asset strategici da inserire in portafogli diversificati.

Criptovalute: la sfida della sostenibilità

La diffusione delle criptovalute non è però priva di sfide, tra cui la questione della sostenibilità ambientale, sempre più sotto i riflettori. L’energia consumata da alcune blockchain, in particolare quelle basate su meccanismi di consenso energeticamente intensivi, ha stimolato il dibattito sull’impatto ecologico della finanza digitale.

Tuttavia, l’industria sta rapidamente evolvendo verso soluzioni più sostenibili, con blockchain che adottano modelli a basso consumo energetico e innovazioni tecnologiche che mirano a ridurre significativamente l’impronta carbonica del settore.

Una finanza digitale più consapevole

Il report di Bitpanda e Zeb Consulting evidenzia come, nel contesto europeo, il 43% degli investitori retail si avvicini alle criptovalute con un orizzonte di investimento a lungo termine o con l’obiettivo di diversificare il proprio portafoglio, superando così la vecchia immagine dello speculatore occasionale. È auspicabile che questa trasformazione dell’investitore si rifletta anche nella crescente attenzione verso asset digitali più sostenibili.

Indubbiamente qualcosa si sta muovendo: per esempio, Ethereum — una delle criptovalute oggi più diffuse — effettuato il passaggio a un modello di consenso Proof-of-Stake, che consuma fino al 99% in meno di energia rispetto al modello Proof-of-Work (molto energivoro e relativamente lento).

Chi è interessato a comprare Ethereum si trova quindi di fronte a un ecosistema che sta cercando attivamente di ridurre il proprio impatto ambientale, rendendo l’investimento non solo tecnologicamente interessante, ma anche più coerente con criteri ESG (Environmental, Social, Governance) ovvero ambientali, sociali e di governance.

Educazione finanziaria e ruolo delle istituzioni

Nonostante il potenziale e l’interesse crescente — con il 12% degli investitori retail che prevede di investire in criptovalute nel prossimo futuro e il 50% degli investitori ad alto patrimonio già coinvolti nel settore — permangono ancora ostacoli significativi.

Il 47% degli investitori retail segnala una conoscenza limitata del mondo cripto, mentre il 42% considera ancora le criptovalute troppo rischiose, fattori che frenano un’adozione più ampia.

In questo senso, le istituzioni finanziarie hanno un ruolo cruciale nel promuovere l’educazione finanziaria e nel facilitare un accesso più sicuro e consapevole agli asset digitali, anche integrando soluzioni che favoriscano l’adozione di blockchain più green.

Innovazione e sostenibilità: un’opportunità strategica

Le istituzioni finanziarie che sapranno rispondere alla crescente domanda, creando infrastrutture d’investimento scalabili, sicure e sostenibili, potranno posizionarsi come leader in un mercato europeo in forte crescita.

La transizione verso una finanza digitale green non è solo una necessità ambientale, ma anche un’opportunità strategica per il settore fintech e per gli investitori che vogliono coniugare innovazione, rendimento e sostenibilità.

In definitiva, il futuro delle criptovalute in Europa sembra orientato verso una maturità che integra non solo le potenzialità finanziarie, ma anche una responsabilità ambientale e sociale sempre più sentita da molti investitori.