Un passo avanti per gli oceani, ma l’Italia resta indietro

oceano aperto

A partire da gennaio 2026, entreranno in vigore le nuove misure previste dal Trattato globale sugli oceani, uno strumento fondamentale per la tutela degli alti mari e della biodiversità marina al di fuori delle giurisdizioni nazionali. Con la ratifica di 60 Paesi, la soglia minima è stata finalmente raggiunta, segnando un traguardo atteso da oltre un decennio di negoziati internazionali. Tuttavia, tra i firmatari non figura l’Italia, suscitando preoccupazione e critiche da parte di organizzazioni ambientaliste.

Un accordo storico per la biodiversità marina

Il trattato mira a proteggere quasi due terzi degli oceani del pianeta, aree che finora sono rimaste in gran parte prive di una regolamentazione efficace. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha definito l’intesa una «tappa storica per il nostro pianeta», sottolineando il ruolo chiave del multilateralismo e l’impegno dell’Unione Europea per un’attuazione rapida e ambiziosa.

L’Italia assente: la denuncia di Greenpeace

Nonostante le promesse internazionali, l’Italia non ha ancora avviato il processo di ratifica del trattato. Greenpeace Italia denuncia che il nostro Paese da quasi dieci anni non sottoscrive alcun accordo internazionale per la protezione dei mari. Valentina Di Miccoli, responsabile della campagna Mare, chiede chiarimenti sulle vere intenzioni del governo in merito alla tutela degli ecosistemi marini.

«Ci chiediamo quali siano le reali intenzioni del nostro governo in materia di protezione della biodiversità marina perché finora non abbiamo avuto alcun segnale incoraggiante», afferma Di Miccoli.

Una tutela ancora insufficiente

Attualmente, solo lo 0,9% degli oceani globali gode di una protezione adeguata. In Italia, la percentuale scende drasticamente allo 0,04%. Per colmare questo divario, Greenpeace ha lanciato il progetto “AMPower” insieme alla Blue Marine Foundation, con l’obiettivo di espandere le Aree Marine Protette italiane e contribuire al raggiungimento del traguardo europeo di proteggere il 30% dei mari entro il 2030.

Verso la prima COP sugli oceani

Il Trattato non solo permetterà la creazione di nuove riserve marine, ma sarà essenziale per contrastare gli effetti della crisi climatica e garantire la sicurezza alimentare delle popolazioni che dipendono dalle risorse marine. Greenpeace invita tutti i Paesi non ancora firmatari, inclusa l’Italia, a ratificare urgentemente l’accordo prima della prima Conferenza delle Parti sugli oceani, prevista per il prossimo anno. Chi non aderirà, infatti, non potrà partecipare al tavolo delle negoziazioni.

«L’era dello sfruttamento e della distruzione deve finire», conclude Di Miccoli. «I nostri oceani non possono aspettare».