
Il raffreddore comune è un’infezione virale delle vie aeree superiori, estremamente diffusa e di norma lieve, che provoca sintomi come naso che cola, starnuti, mal di gola, talvolta lieve febbre e stanchezza. È causato da decine di virus diversi, con i rhinovirus come principali responsabili. Questi virus si diffondono con grande facilità, soprattutto in ambienti chiusi e affollati, ed è per questo che i picchi di casi compaiono spesso in autunno e inverno nelle regioni temperate.
Le prove scientifiche più recenti mostrano che la trasmissione per via aerea gioca un ruolo importante, mentre il contagio tramite contatto con superfici contaminate è possibile ma probabilmente meno rilevante nella vita quotidiana rispetto all’inalazione di particelle respiratorie.
Che cos’è il raffreddore e quali virus lo causano
Con “raffreddore” si intende una infezione delle alte vie respiratorie a prevalente eziologia virale. I rhinovirus rappresentano la quota maggiore dei casi, ma possono essere coinvolti anche altri virus come coronavirus stagionali, adenovirus ed enterovirus. I sintomi tipicamente durano da 7 a 10 giorni, con variabilità individuale, e nella maggior parte dei casi non richiedono cure specifiche se non idratazione, riposo e sintomatici. Fonti autorevoli come Johns Hopkins e l’NHS britannico indicano che la malattia è altamente contagiosa e si diffonde facilmente all’interno di famiglie, scuole e ambienti di lavoro.
Come si trasmette: via aerea, contatto fisico e superfici
La scienza distingue diverse vie di trasmissione per i virus del raffreddore:
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Via aerea: quando una persona infetta respira, parla, tossisce o starnutisce, rilascia goccioline e aerosol contenenti particelle virali. In ambienti chiusi e poco ventilati, le particelle più fini possono rimanere sospese e venire inalate da chi si trova nelle vicinanze. Una revisione sistematica del 2023 indica evidenza moderata che per i rhinovirus la trasmissione aerea – sia tramite gocce più grandi sia tramite aerosol – sia la via principale in molte situazioni reali. Le indicazioni di CDC e OMS per le infezioni respiratorie contemplano precauzioni per goccioline e contatto, sottolineando l’importanza di mascheramento e igiene delle mani quando si è sintomatici o si assistono persone fragili.
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Contatto diretto: stringere la mano o toccare una persona infetta può trasferire secrezioni respiratorie su dita e cute. Se poi ci si tocca occhi, naso o bocca, il virus può raggiungere le mucose dove si replica. Questo meccanismo è supportato da linee guida sanitarie e rimane plausibile, pur risultando verosimilmente meno dominante rispetto all’inalazione in molti contesti quotidiani.
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Superfici e oggetti: i virus possono depositarsi su maniglie, telefoni, giocattoli e altre superfici. Il successivo auto-inoculo avviene toccandosi il volto dopo aver toccato l’oggetto contaminato. L’NHS ricorda che i germi del raffreddore possono persistere per ore su mani e superfici, anche se l’importanza clinica di questa via sembra inferiore a quella aerea secondo la revisione sui rhinovirus.
In sintesi: tutte le vie sono possibili, ma la letteratura più recente indica che respirare aria condivisa in spazi chiusi è spesso la circostanza più rischiosa, da cui l’importanza di ventilazione e qualità dell’aria indoor.
Il fattore stagionale
Il freddo in sé non “causa” il raffreddore, perché l’origine è virale. Tuttavia il clima freddo favorisce i virus in più modi, aumentando le opportunità di contagio:
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Più tempo al chiuso: in autunno-inverno passiamo più ore in ambienti chiusi e affollati, spesso con ventilazione insufficiente. Questo facilita l’accumulo di aerosol respiratori. Studi fisici mostrano che la bassa umidità relativa tipica degli interni riscaldati favorisce l’evaporazione delle goccioline, che rimangono sospese più a lungo, e può aumentare la stabilità di diversi virus respiratori.
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Naso più freddo, difese locali ridotte: ricerche sperimentali condotte a Yale hanno evidenziato che i rhinovirus si replicano meglio a temperature nasali più basse rispetto alla temperatura corporea centrale e che la risposta innata delle cellule delle vie respiratorie può essere meno efficiente a temperature più fredde. Questo contribuisce a spiegare perché i periodi freddi favoriscono la maggiore diffusione dei raffreddori, pur non essendo il freddo la causa primaria. (fonte: Pnas)
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Stagionalità: in climi temperati, i picchi dei rhinovirus si osservano spesso in autunno e primavera. Ciò riflette l’interazione tra comportamenti sociali, condizioni microclimatiche indoor e biologia virale.

Abitudini quotidiane che aumentano il rischio di contagio
Per capire dove intervenire, è utile passare in rassegna alcuni comportamenti che, presi insieme, innalzano il rischio:
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Frequentare a lungo stanze affollate con finestre chiuse e ricambio d’aria scarso
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Lavorare o studiare a distanze ravvicinate, parlando a voce alta in ambienti chiusi
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Toccare spesso occhi, naso o bocca senza lavarsi le mani
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Condividere bicchieri, posate, asciugamani o dispositivi come telecomandi e tastiere
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Trascurare il ricambio di aria durante incontri in casa o in ufficio
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Presentarsi in comunità con sintomi respiratori senza protezioni di barriera
Questi fattori non garantiscono il contagio, ma moltiplicano le probabilità se una o più persone presenti sono infette. Le indicazioni sanitarie ribadiscono che ridurre l’esposizione a goccioline e aerosol e limitare l’auto-inoculo dalle mani al viso resta centrale nella prevenzione.
Come ridurre il rischio: strategie pratiche basate su evidenze
Ecco sette azioni con un buon razionale scientifico per contenere la diffusione dei raffreddori, soprattutto nei mesi freddi:
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Arieggiare spesso gli ambienti e migliorare la ventilazione nelle stanze affollate. Anche aperture frequenti delle finestre possono abbassare la concentrazione di particelle respiratorie in sospensione.
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Mantenere indoor una umidità relativa intorno al 40-60% quando possibile, per sostenere le difese mucosali e ridurre la persistenza degli aerosol. Umidificatori e igrometri domestici possono essere utili, con prudenza per evitare eccessi.
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Curare l’igiene delle mani: lavaggio regolare con acqua e sapone o soluzioni idroalcoliche, specialmente dopo i mezzi pubblici e prima di toccare occhi, naso o bocca. Meta-analisi e trial suggeriscono che l’igiene delle mani, associata a misure di barriera, riduce le infezioni respiratorie.
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In presenza di sintomi, indossare una mascherina in spazi chiusi e limitare i contatti con persone fragili. Le precauzioni per goccioline raccomandate in ambito sanitario aiutano a comprendere i principi da applicare anche nella vita quotidiana.
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Evitare la condivisione di oggetti a contatto con bocca e naso e pulire regolarmente le superfici toccate di frequente in contesti collettivi, come tastiere e maniglie. Le superfici non sono la via principale, ma restano un vettore possibile.
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Supportare le difese dell’organismo: riposo adeguato, idratazione, alimentazione equilibrata e gestione dello stress. Queste abitudini non “uccidono” il virus, ma contribuiscono a mantenere efficace la risposta immunitaria locale e sistemica. (per approfondire puoi leggere il nostro articolo dedicato sul tema del “sistema immunitario debole“)
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Ricordare che il freddo non causa il raffreddore: ciò che conta è ridurre l’esposizione ai virus. Proteggere il naso dal freddo e migliorare la qualità dell’aria indoor può però limitare la replicazione virale e le occasioni di contagio.
In sintesi …
Il raffreddore è virale e si trasmette soprattutto respirando aria condivisa con persone infette in spazi chiusi e poco ventilati. Il contatto diretto e quello indiretto tramite superfici possono contribuire, ma la letteratura recente attribuisce un ruolo centrale alla trasmissione aerea. Il freddo non è la causa: crea però condizioni che facilitano l’azione dei virus, tra aria più secca indoor, permanenza prolungata in ambienti chiusi e una possibile riduzione delle difese locali nelle vie aeree superiori.
Le misure più efficaci sono alla portata di tutti: ventilazione regolare, igiene delle mani, barriere quando si hanno sintomi, umidità corretta negli ambienti e attenzione a non toccarsi il viso. Con queste scelte, le probabilità di ammalarsi si riducono sensibilmente anche nei periodi di massima circolazione virale.
Fonti principali: CDC, NHS, Johns Hopkins Medicine, revisioni su trasmissione aerea e umidità indoor, studi di laboratorio sulla replicazione dei rhinovirus a temperature più basse.
