
Gli attacchi di panico possono essere spaventosi, ma esistono strategie e trattamenti efficaci per ridurne frequenza e intensità fino a raggiungere una remissione stabile. La cura non è mai uguale per tutti: si costruisce sul profilo della persona, sull’andamento dei sintomi e sugli obiettivi pratici di vita. In molti casi la combinazione di psicoterapia e, se indicato, farmaci porta ai risultati più solidi.
Che cosa sono e come riconoscerli
Gli attacchi di panico sono episodi di paura intensa che raggiungono il picco in pochi minuti, spesso accompagnati da palpitazioni, sudorazione, tremori, sensazione di mancanza d’aria, vertigini e timore di perdere il controllo. Riconoscere che i sintomi, per quanto allarmanti, non sono pericolosi di per sé è un primo passo terapeutico: aiuta a ridurre l’evitamento e a iniziare un percorso mirato. In presenza di episodi ricorrenti, preoccupazione costante per nuovi attacchi o modifiche delle abitudini quotidiane per paura delle crisi, è opportuno parlare con un professionista per valutare un eventuale disturbo di panico e impostare la cura più adatta. Informazioni strutturate su natura e manifestazioni sono disponibili anche nelle linee guida e nei materiali educativi dei principali enti sanitari.
Per un inquadramento clinico autorevole si può consultare l’Istituto Superiore di Sanità – Disturbo di panico.
Le terapie psicologiche efficaci
La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è la forma di psicoterapia con le prove più solide per il disturbo di panico. L’obiettivo è modificare i pensieri catastrofici e i comportamenti di evitamento che mantengono il problema. Un elemento cardine è l’esposizione interocettiva, in cui si riproducono in modo sicuro alcune sensazioni fisiche temute – come il respiro accelerato o il capogiro – per imparare che sono tollerabili e transitorie. La CBT include anche psicoeducazione, ristrutturazione cognitiva e strategie su attenzione e consapevolezza corporea. Le principali linee guida internazionali indicano la CBT come trattamento di prima scelta per il panico, con o senza agorafobia.
Farmaci: quando e come
I farmaci antidepressivi, in particolare gli SSRI e talvolta gli SNRI o i TCA, possono essere raccomandati quando i sintomi sono moderati-severi, durano da tempo o la sola psicoterapia non è sufficiente. L’obiettivo è ridurre frequenza e intensità delle crisi e prevenire le ricadute. L’effetto pieno richiede in genere alcune settimane, e la gestione deve essere seguita dal medico per ottimizzare dose, durata e sospensione graduale. Le stesse linee guida invitano a non usare benzodiazepine come soluzione di lungo periodo, data la tolleranza e il rischio di dipendenza; possono essere valutate in situazioni selezionate e per tempi brevi, sempre sotto controllo clinico. La scelta farmacologica va integrata con la psicoterapia per risultati più stabili nel tempo.
Percorsi e supporti digitali
Oggi è possibile intraprendere interventi mirati anche a distanza con uno psicologo online, modalità che può ampliare l’accesso alle cure e mantenere una buona continuità terapeutica per chi ha impegni o vive lontano dai centri specialistici. I protocolli CBT strutturati si adattano bene alla videoseduta, con homework guidati e monitoraggi tra un incontro e l’altro. Rimane fondamentale verificare le credenziali del professionista, concordare obiettivi chiari e misurabili e utilizzare piattaforme rispettose della privacy. La terapia digitale non sostituisce il contatto diretto in tutti i casi, ma può rappresentare un canale efficace per avviare o proseguire un percorso, soprattutto se integrata con strumenti di automonitoraggio e materiali psicoeducativi di qualità.
Cosa fare durante un episodio
Quando si percepiscono i primi segnali, avere un piano semplice può ridurre l’intensità dell’attacco e prevenire l’evitamento futuro, ecco cosa tenere a mente:
- Rallentare il respiro: inspirare dal naso e espirare dalla bocca con cicli lenti e regolari per alcuni minuti. Le tecniche di respirazione guidata possono aiutare a calmare il sistema nervoso.
- Restare dove si è, se possibile, notando che le sensazioni salgono e poi scendono spontaneamente. Ricordare che l’ansia è scomoda ma non pericolosa.
- Ancorarsi al presente: focalizzarsi su cinque cose che si vedono, quattro che si toccano, tre che si odono, due che si annusano e una che si gusta, oppure contare oggetti di un colore specifico.
- Evitare scelte impulsive come mettersi alla guida se ci si sente disorientati. Quando l’attivazione si riduce, annotare in poche righe cosa è accaduto e come è stato gestito: diventerà materiale utile in psicoterapia.
Stile di vita e prevenzione delle ricadute
La cura non finisce con la scomparsa degli episodi. Programmare esercizio fisico regolare, sonno sufficiente e pasti bilanciati aiuta a stabilizzare i livelli di energia e l’umore. Il caffè, l’alcol e altre sostanze stimolanti possono amplificare i sintomi in soggetti sensibili: moderarli può rendere più efficace la terapia. Parlare con il medico di un piano di mantenimento – psicologico, farmacologico o combinato – riduce il rischio di ricadute e permette di riconoscere precocemente eventuali segnali di ritorno dell’ansia. Per un orientamento pratico su cosa fare e a chi rivolgersi nei periodi difficili, i servizi sanitari nazionali offrono guide e indicazioni su quando contattare il medico di base o i servizi di urgenza non emergenziale (fonte: Panic Disorder Guideliness su Medscape.com ).
Messaggio chiave: gli attacchi di panico si curano, e bene. Con un percorso personalizzato basato su CBT, abitudini sane e, se indicato, antidepressivi, molte persone tornano a gestire con sicurezza lavoro, relazioni e attività preferite. Se gli episodi si ripetono o interferiscono con la vita quotidiana, cercare supporto qualificato è il passo più importante.
