Solare, braccio di ferro tra Europa e Cina

L’80% del mercato solare dell’Europa è stato conquistato dalla Cina. I produttori cinesi di energia solare potrebbero attuare pratiche sleali di concorrenza. Si parla di guerra del fotovoltaico e l’accusa è ben chiara: i prezzi bassi delle aziende asiatiche rischiano di uccidere il mercato europeo. I prezzi bassi praticati dalla Cina sarebbero il risultato di massicce iniezioni di contributi concessi dal Governo di Pechino, in violazione delle norme del Wto.

Sono circa venti le aziende europee che si sono unite nell’iniziativa Eu ProSun, sostenuta anche dal Comitato Industrie Fotovoltaiche Italiane. Eu ProSun ha chiesto alla Commissione europea di aprire un’inchiesta sul presunto dumping cinese sulla produzione di pannelli solari. L’indagine dovrebbe fare luce sulla questione della produzione solare asiatica: le compagnie cinesi hanno conquistato più dell’80% del mercato dell’Unione Europea.

Milan Nitzschke, presidente di Eu ProSun parla di esportazione illegale:
«I produttori dell’Unione Europea possiedono le migliori tecnologie solari del mondo ma vengono battuti nel proprio mercato per via dell’esportazione sottocosto illegale dei prodotti solari cinesi sotto il loro costo di produzione».

Solo nel 2011, l’Unione Europea è stata la destinataria del 60% delle esportazioni cinesi di prodotti solari per un valore di 35,8 miliardi di dollari. Il colosso cinese rischiava di far vacillare anche le aziende statunitensi tanto che lo scorso maggio sono stati imposti dazi donaganali fino al 31% ai pannelli solari importati dalla Cina. Una soluzione analoga potrebbe rilanciare il mercato fotovoltaico della nostra Europa.

Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha stimato che il governo cinese ha procurato ai suoi produttori solari più di 25 miliardi di euro in sovvenzioni, inclusi prestiti a basso interesse, terra gratis ed energia sovvenzionata. Tale azione andrebbe a violare le norme del Wto.

La Suntech è l’azienda cinese leader nella produzione di pannelli solari. Non ha retto alle accuse mosse dall’Eu ProSun, ma ha affermato che collaborerà senza riserve per dimostrare che non vi sono stati sussidi illegali garantendo anche la massima trasparenza sui costi di produzione. Secondo la multinazionale cinese, la catena produttiva globale dei pannelli fotovoltaici è complessa e interconnessa, tanto che la maggior parte degli impianti installati in Europa è realizzata con componenti e servizi prodotti in tutto il mondo. Stokes, presidente di Suntech Europe, ha affermato:
«Nel 2010 e nel 2011 abbiamo acquistato apparecchiature e materie prime da fornitori europei per un valore di circa 600 milioni di euro. Temiamo che eventuali misure a vantaggio dei produttori europei di celle e moduli danneggerebbero tutte le altre fasi della catena di valore. Suntech, insieme alla gran parte delle aziende fotovoltaiche europee e mondiali, si presenta unita nella difesa del libero commercio e mira a scongiurare una guerra commerciale»

La Commissione europea avrà tempo 45 giorni per decidere se avviare tali indagini oppure respingere la richiesta dell’Eu ProSun. In ogni caso si rischia di intraprendere un campo minato, dall’altro, i costi bassi offerti dalla Cina uccidono la produzione solare europea, dall’altra, l’introduzione di dazi doganali o tariffe punitive, potrebbero avere risvolti negativi sulle altre fasi della catena di valore.

Pubblicato da Anna De Simone il 29 Luglio 2012