Rifiuti urbani: l’Europa rallenta su riuso e riciclo secondo la Corte dei conti UE

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Una nuova relazione della Corte dei conti europea, diffusa il 26 novembre 2025, lancia un allarme sullo stato di attuazione delle politiche di riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti urbani nei Paesi dell’Unione. Secondo quanto emerso, i progressi sono ancora troppo lenti, e molti Stati membri faticano a centrare gli obiettivi ambientali fissati a livello comunitario.

Le cause: carenze nei piani e difficoltà economiche

Nel documento si evidenzia come le difficoltà siano legate a vincoli finanziari e a debolezze nei piani nazionali di gestione dei rifiuti. Di conseguenza, lo smaltimento in discarica resta una pratica ancora troppo diffusa. In alcuni casi, la raccolta differenziata è ancora a livelli minimi, e le tariffe imposte ai cittadini non coprono i costi reali della gestione del sistema rifiuti.

Il riciclo non è ancora conveniente

Secondo Stef Blok, membro della Corte e responsabile dell’audit, è fondamentale rendere il riciclo un’attività economicamente sostenibile. “La circolarità è centrale per lo sviluppo sostenibile dell’Ue”, ha dichiarato, sottolineando come sia necessario creare un contesto favorevole affinché il settore del riciclaggio diventi redditizio. Blok ha inoltre richiamato l’importanza del coinvolgimento attivo di cittadini e imprese, attraverso incentivi fiscali e sistemi di tariffazione basati sul volume o sul peso dei rifiuti prodotti.

Obiettivi UE disattesi e reazioni tardive

Il diritto europeo ha stabilito in modo chiaro la priorità per prevenzione, riutilizzo e riciclo, introducendo obiettivi vincolanti e fondi dedicati all’economia circolare. Tuttavia, la disomogeneità tra i Paesi UE è ancora molto marcata: alcuni Stati mostrano progressi quasi nulli. In più, la Commissione europea ha attivato le procedure d’infrazione con notevole ritardo. Per esempio, quelle relative agli obiettivi fissati per il 2008 sono partite solo nel 2024.

Crisi degli impianti e squilibri di mercato

Il report mette in evidenza anche la fragilità economica del settore del riciclo. La carenza di impianti, soprattutto per il trattamento della plastica, ostacola il raggiungimento degli obiettivi. In alcuni Stati, tali strutture sono scarse o rischiano la chiusura per via dell’aumento dei costi, della bassa domanda di prodotti riciclati e della concorrenza di materiali importati a basso costo da Paesi extra-UE. La Corte sottolinea quindi l’urgenza di interventi sul mercato delle materie prime secondarie e dei prodotti circolari per riequilibrarne domanda e offerta.

I progetti nazionali faticano a decollare

L’audit ha anche passato in rassegna diversi progetti cofinanziati dall’UE in Grecia, Polonia, Portogallo e Romania. Ne è emersa una realtà fatta di ritardi, sforamenti di budget e lentezza nell’adozione di strumenti economici chiave, come il sistema cauzione-rimborso o il principio “paghi quanto butti”. Inoltre, le imposte sul conferimento in discarica variano notevolmente tra i Paesi, creando situazioni in cui i rifiuti vengono addirittura esportati per motivi di convenienza economica.

Una possibile soluzione: armonizzare le tasse sui rifiuti

Per affrontare questo squilibrio, la Corte dei conti propone di valutare la possibilità di armonizzare a livello UE le imposte su discariche e incenerimento. Una misura che, se adottata, potrebbe contribuire a una gestione più equa ed efficace dei rifiuti urbani su tutto il territorio comunitario.