Punti di repere: corpo umano

Punti di repere

I punti di repere non sono punti di ricamo come quelli del punto croce, ma dei riferimenti che servono quando ci si vuole riferire al nostro corpo. Vediamo quali sono e quando risultano utili. Sono quasi ovunque perché servono per “orientarci” in ogni zona.



Punti di repere: corpo umano

“Repere” significa reperire, cioè trovare, ed è proprio da qui che possiamo intuire a cosa servono i punti di cui stiamo parlando. Si tratta di punti impiegati quando è necessario localizzare una regione del corpo in maniera univoca, senza fraintendimenti di alcun tipo. Sono gli anatomisti che, in questo modo, utilizzando dei termini che fossero comuni a tutti, sono riusciti a definire in modo univoco le diverse parti del corpo per poi essere in grado di risalire alle posizioni di punti ed aree di interesse di volta in volta, facendo riferimento a punti fissi, generali e condivisi.

Come accade quando si viaggia, con le coordinate geografiche, i chilometri e i punti cardinali, anche quando si tratta di orientarsi nel corpo umano è necessario avere a disposizione un “sistema di riferimento” con dei punti di partenza da poter utilizzare che indichino delle aree e delle direzioni. Questo serve ad esempio anche quando si tratta di descrivere accuratamente delle parti del corpo, posizione compresa.

Proprio per la loro funzione, i punti di repere non possono che essere sparsi ovunque, come stiamo per vedere, in modo che non ci sia parte del corpo “irraggiungibile” o indescrivibile”.

Punti di repere: torace

Per identificare dei punti che potessero poi essere di riferimento si è deciso di considerare il corpo in posizione anatomica, ovvero in posizione eretta con i piedi affiancati e gli arti superiori che penzolano lungo i fianchi, le mani devono avere i palmi rivolti in avanti.

Le direzioni sono: superiore, inferiore, anteriore, posteriore, mediale e laterale, prossimale e distale. Quella superiore va verso la testa o la parte più alta di una formazione corporea, quella inferiore di conseguenza si allontana dalla testa o va verso la parte più bassa di una formazione. La direzione anteriore va verso il piano della fronte, la posteriore procede nella direzione opposta, la mediale verso la parte mediana del corpo, sul versante interno, la laterale si allontana dal piano mediano del corpo, sul versante esterno.

Passiamo alla direzione prossimale che è quella vicino all’origine di una formazione del corpo oppure nelle vicinanze di un punto di attacco di un arto al tronco. Rispetto al polso, il gomito risulta essere prossimale perché è più vicino al punto di attacco dell’arto al tronco che di fatto è la spalla. Manca solo la direzione distale, così definita perché è quella che si allontana dall’origine di una formazione del corpo o al punto di attacco di un arto al tronco.
Molti dei punti di repere sono localizzati sulla parte anteriore e posteriore del corpo, in modo piuttosto visibile.

Vediamo alcuni, partendo da quelli citati nel reperimento dei punti in riflessologia plantare.

Nella parte anteriore del corpo ci sono i seguenti punti:
addominale: parte anteriore del tronco, sotto alle costole;
cervicale: regione del collo;
digitale: dita della mano e del piede;
femorale: coscia;
inguinale: zona in cui le cosce si uniscono al tronco;
orale: bocca;
orbitale: occhio;
pubica: regione genitale;
sternale: regione dello sterno;
toracica: torace.

Passiamo alla parte posteriore del corpo dove troviamo le seguenti zone di riferimento
cefalica: testa;
deltoidea: convessità della spalla formata dal muscolo deltoide;
glutea: natica;
lombare: area del dorso tra le costole e l’anca;
occipitale: superficie posteriore della testa;
poplitea: area posteriore del ginocchio, incavo del ginocchio;
scapolare: regione della scapola;
vertebrale: area della spina dorsale.

Punti di repere: piede

Dedichiamo un paragrafo a parte al piede che contiene molti punti di repere. Andiamo a studiare le ossa che troviamo nel piede che possiamo suddividere in tre gruppi: ossa del tarso, ossa del metatarso, ossa delle falangi.

Le ossa della prima categoria, quelle del tarso, sono sette, dette ossa tarsali. Questa parte è comunemente chiamata caviglia e calcagno ed è composta da ossa più larghe dei tarsi e delle falangi. Costituiscono la parte posteriore della pianta. E’ molto difficile distinguere le ossa del tarso con la vista o con il tatto, è necessario procedere con una palpazione molto attenta del dorso del piede per riuscire a percepirne la presenza e molto spesso, se non si è degli esperti, non si riesce a capire di che ossa si tratta.

Le ossa del metatarso sono invece solo cinque ossa, lunghe, e vanno a formare una parte precisa della pianta del piede, quella che forma l’arco plantare dove ci sono i punti di intersezione con le ossa del tarso. Le ossa dei metatarsi sono visibile ad occhio nudo, sul dorso si individuano facilmente, sulla pianta si hanno maggiori difficoltà perché sono parzialmente coperte dalla muscolatura inferiore del piede che ne maschera le sembianze.

Siamo arrivati alle ossa delle falangi: in questa categoria ce ne sono addirittura quattordici, si tratta di fatto delle ossa delle dita dei piedi. Ciascuno di essi è formato da tre falangi, tutti tranne l’alluce che, pur essendo il più grosso, è costituito da due sole falangi. Per reperire le falangi delle dita dei piedi è necessario osservare i punti di intersezione con i metatarsi, punti in cui avviene la flessione della punta del piede. Se vogliamo individuare le ultime due falangi, invece, è necessario procedere distalmente nelle pieghe intradigitali.

Se vi è piaciuto questo articolo continuate a seguirmi anche su TwitterFacebookGoogle+Instagram

Pubblicato da Marta Abbà il 12 Gennaio 2019