Modellistica Forestale

modellistica forestale

Modellistica Forestale” è il nuovo articolo frutto della collaborazione tra la Sezione Valorizzazione della Ricerca e Public Engagement – Agorà Scienza – e dal Green Office UniToGO dell’Università di Torino con la IdeeGreen S.r.l. Società Benefit.

L’articolo riprende i testi del dott. Tommaso Orusa pubblicati nell’opera “Lessico e Nuvole: le parole del cambiamento climatico”, la seconda edizione della guida linguistica e scientifica per orientarsi nelle più urgenti questioni relative al riscaldamento globale, curata dalla Sezione e dal Green Office.



La versione gratuita di Lessico e Nuvole, sotto forma di file in formato .pdf, è scaricabile dalla piattaforma zenodo.org.

La versione cartacea e l’eBook sono acquistabili online sulle seguenti piattaforme di distribuzione:

– youcanprint.it

– Amazon

– Mondadori (anche con Carta del Docente e 18app)

– IBS

– Libreria Universitaria (anche con Carta del Docente e 18app)

Tutto il ricavato delle versioni a pagamento sarà utilizzato dall’Università di Torino per finanziare progetti di ricerca e di public engagement sui temi dei cambiamenti climatici e della sostenibilità.

La modellistica in campo forestale

Lo sviluppo della modellistica in campo forestale è materia abbastanza recente. La gestione fino a pochi anni fa era spes­so condotta su esempi virtuosi del passato o su modelli spesso adesi a osservazioni empiriche. Tuttavia a seguito dei cambia­menti climatici la nuova sfida è rappresentata da una gestione adattativa che tenga conto degli scenari futuri. Tutto ciò appa­re possibile solo grazie a una modellistica con algoritmi gene­rati a partire da esperienze empiriche, ricerche e studi conti­nui, essendo l’ecosistema forestale e il clima sistemi complessi.

Lo sviluppo del tipo process-based, basato cioè sulla comprensio­ne e la modellizzazione dei processi fisiologici che determinano il comportamento degli alberi negli ecosistemi forestali – è ini­ziato a partire dagli ’90 con il lavoro di Joseph J. Landsberg e Richard H Waring.

L’obiettivo era quello di superare i limiti dei più tradizionali modelli statistici che, basandosi su dati stori­ci, risultano inadatti nel prevedere la crescita degli alberi, di una certa foresta, in condizioni climatiche mai analizzate prima. Il modello, presentato per la prima volta nel 1997 con il nome di 3-PG (Physiological Principles Predicting Growth), si è evoluto grazie alla collaborazione di Nicholas C. Coops esperto di Remote Sensing e Earth Observation Data.

L’uso di dati forestali omogeneamen­te telerilevati – sia fisiologici che strutturali – come input per le variabili vegetazionali, ha infatti permesso l’utilizzo del modello a scala più ampia, in diverse aree del mondo, per diverse specie e in condizioni climatiche diverse. Oggi, il modello 3-PG risulta ampia­mente utilizzato sia in ambito scientifico che tecnico, creando un ponte tra la scienza e la pratica forestale. La modellistica forestale odierna tiene conto di una miriade di parametri rilevati sia a ter­ra sia telerilevati con l’obiettivo di simulare e modellizzare la risposta degli ecosistemi forestali (in particolare a livello di eco-fisio­logia) a variazioni di parametri futuri, con­sentendo di elaborare proiezioni e scenari di gestione.

La relazione tra la fotosintesi, la biomassa e la respirazio­ne delle piante

In ambito forestale ed ecologico uno tra i più controversi e dibattuti argomenti degli ultimi venti anni riguarda la relazione tra la fotosintesi, la biomassa e la respirazio­ne delle piante. La fotosintesi è il maggior flusso biogenico di CO2 dall’atmosfera alla biosfera terrestre (ovvero è un carbon sink, si veda “Pozzi e fonti di carbonio” – N.d.C.) e cor­risponde a circa 120 Petagrammi di carbo­nio l’anno (1 Pg = 1015 g, in totale l’atmosfe­ra contiene circa 750 PgC – petagrammi di carbonio).

Al contrario, la respirazione delle piante – ovvero il processo metabolico di creazione di nuove cellule così come il man­tenimento di quelle già esistenti – emette CO2 in atmosfera nella misura di circa 60 PgC l’anno (quindi, circa la metà dell’assor­bimento effettuato dalla fotosintesi).

Il net­to tra fotosintesi e respirazione rappresenta il carbonio organico che, sotto diverse for­me, rimane nell’ecosistema e che quindi è sottratto all’atmosfera con ovvi benefici per la mitigazione del cambiamento climatico. Più di vent’anni fa Richard Waring e i suoi colleghi hanno analizzato i dati di dodici foreste boreali e temperate, confermando che il bilancio tra la quantità di carbonio emesso in un anno attraverso la respirazio­ne annuale era pari a circa la metà di quello assorbito attraverso la fotosintesi durante lo stesso anno.

Riuscire a stimare la sola fotosintesi per­metteva, in teoria, di ottenere facilmente anche la stima della respirazione delle pian­te e quindi, per differenza, an­che della loro produttività annuale.

La teoria metabolica scalare

Un’ipotesi alternativa, nota come “teoria metabolica scalare” che fonda le proprie basi nella matematica dei frattali, non con­sidera la fotosintesi, ma piuttosto la bio­massa totale degli alberi e postula che la respirazione delle piante possa crescere li­nearmente (o quasi) con la biomassa stessa. La sola conoscenza della biomassa permet­terebbe quindi di ottenere facilmente sia la stima della respirazione delle piante sia quella della loro produttività.

Entrambe le teorie sono teoricamente utili a quantificare il rilascio ed indiretta­mente l’assorbimento di CO2 delle foreste, ma risultano in contrasto tra di loro e sono difficilmente replicabili e validabili sperimentalmente nel mondo reale.

Uno studio recentemente pubblicato del ricercatore Alessio Collalti del CNR-ISA­FOM, uno dei principali modellisti fore­stali assieme a Giorgio Vacchiano a livello italiano, analizza la questione nel dettaglio: la respirazione delle piante è controllata dalla fotosintesi oppure dalla biomassa? Lo studio utilizza un modello che simula 150 anni di sviluppo naturale di una fo­resta, mostrando che la respirazione non può essere controllata né unicamente dalla fotosintesi né unicamente dalla biomassa.

Nel primo caso, se la respirazione fosse totalmente dipendente dalla fotosintesi, durante il riposo vegetativo in cui la foto­sintesi è interrotta (o fortemente limitata), risulterebbe interrotta anche la respirazio­ne, il che sarebbe incompatibile con la so­pravvivenza delle cellule durante l’inverno.

Nel secondo caso, una dipendenza lineare della respirazione dalla biomassa totale, im­plicherebbe che tutte (o quasi) le cellule che costituiscono la biomassa di un albero siano vive e metabolicamente attive, il che risul­terebbe fisiologicamente troppo dispendio­so e quindi improbabile, so­prattutto per le piante matu­re.

Entrambe le teorie sono scor­rette e sono state confutate e non conciliabili tra di loro e grazie ad un modello fore­stale si è riusciti a scoprirlo. Come diceva ironica­mente il padre della mo­dellistica George Box: “Tutti i modelli sono sba­gliati, ma qualcuno è utile.” Al di là di ciò il loro utiliz­zo consente oggi di poter sviluppare una gestione forestale che sia davve­ro resistente e resiliente ai cambiamenti climatici.

 

dott. Tommaso Orusa, Gruppo Energia e Coordinamento Cambiamenti Climatici UniTo Green Office UniToGO; Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – Università di Torino

 

Bibliografia

– Latini Gianni, Bagliani Marco, & Orusa Tommaso. (2020). Lessico e nuvole: le parole del cambiamento climatico – II ed., Università di Torino. Zenodo. http://doi.org/10.5281/zenodo.4276945

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Carey, Eileen V., et al. “Are old forests underestimated as global carbon sinks?.” Global Change Biology 7.4 (2001): 339-344.

– Collalti, Alessio, et al. “Plant respiration: controlled by photosynthesis or biomass?.” Global Change Biology 26.3 (2020): 1739-1753.

– Landsberg, J. J., R. H. Waring, and N. C. Coops. “Performance of the forest productivity model 3-PG applied to a wide range of forest types.” Forest Ecology and Management 172.2-3 (2003): 199-214.

– Seidl, Rupert, et al. “Forest disturbances under climate change.” Nature climate change 7.6 (2017): 395-402.

– Seidl, Rupert, et al. “Scaling issues in forest ecosystem management and how to address them with models.” European Journal of Forest Research 132.5-6 (2013): 653-666.

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