La Corte Suprema del Popolo cinese ha recentemente emesso una serie di casi guida in materia ambientale, tra cui spicca un procedimento che ha portato a condanne esemplari contro Zhang Moushan e altri imputati, colpevoli di estrazione illegale di sabbia lungo un’ampia porzione del fiume Yangtze. L’azione, ritenuta altamente dannosa per l’ecosistema, ha introdotto un approccio innovativo: il ripristino ecologico transregionale, realizzato grazie alla collaborazione tra amministrazioni locali.
Il fiume Yangtze, cuore economico sotto minaccia
Considerato il “fiume madre della Cina”, il Yangtze è da tempo sotto la pressione di interessi economici e industriali legati alla crescita urbana. Tuttavia, la sua protezione non è solo una questione di biodiversità: è in gioco la tenuta della Cintura Economica del fiume Yangtze, uno dei principali motori dello sviluppo nazionale.
Un importante passo è stato compiuto nel 2021, quando è entrata in vigore la Legge sulla protezione del fiume Yangtze. Si tratta della prima normativa cinese specificamente dedicata a un bacino fluviale, che introduce concetti fondamentali come priorità ecologica, sviluppo sostenibile e responsabilità legale rafforzata. La legge prevede anche limiti rigorosi all’inquinamento e meccanismi di compensazione ambientale.
Il caso Zhang Moushan: un precedente significativo
Gli imputati nel caso Zhang Moushan avevano installato scavatrici illegali per l’estrazione di sabbia nella provincia di Anhui, provocando gravi danni ambientali, tra cui la distruzione dell’habitat naturale e la diminuzione delle risorse ittiche. Queste azioni hanno compromesso la diversità biologica in modo duraturo.
La Corte Suprema ha voluto superare i limiti amministrativi locali e ha trasferito il caso a un tribunale della provincia di Jiangsu, più idoneo a gestire l’intervento in modo coordinato. Oltre alle condanne penali, è stata stabilita una responsabilità civile per il danno ecologico, obbligando gli imputati a finanziare progetti di ripristino del fiume, inclusi programmi per la tutela della focena senza pinna, una specie in via di estinzione e simbolo dell’ecosistema del Yangtze.
Giustizia ambientale in espansione
Dal 2021, i tribunali popolari hanno trattato oltre 450.000 casi ambientali all’interno del bacino del fiume Yangtze, a testimonianza di un impegno crescente contro l’inquinamento e per la difesa delle risorse naturali.
Il caso Zhang Moushan rappresenta un modello giuridico replicabile, fondato su tre pilastri fondamentali: punizione severa, ripristino ecologico tempestivo e cooperazione tra regioni.
Una missione strategica e duratura
La protezione del fiume Yangtze è una sfida cruciale e di lungo termine. Solo un sistema giuridico robusto, unito a una governance ambientale integrata, potrà garantire che questo snodo vitale per la Cina continui a sostenere la vita di milioni di persone, oggi e in futuro.

