Cicala: caratteristiche fisiche e verso della cicala

Cicala

Si sente spesso citare a cicala quando fa coppia con la formica, ma questo animaletto ha una dignità e una personalità tutta sua che vale la pena di raccontare. Ecco quindi un articolo dedicato a questo insettino non particolarmente gradevole alla vista e che a tratti può essere anche fastidioso, se fa troppo rumore durante le nottate d’estate, quando non si chiudono le finestre per il caldo. Andiamo a conoscere meglio il suo aspetto e le sue abitudini.



Cicala: caratteristiche fisiche

Questo insetto si presenta in marrone scuro oppure in verde, non supera solitamente i 5 centimetri di altezza e potrebbe a prima vista sembrare una mosca di grandi dimensioni. Non lo è e non è nemmeno parente visto che le due creature non appartengono allo stesso ordine. La cicala è dei Rhynchota.

Guardando da vicino le cicale, ci si accorge che non hanno così tanto in comune con le mosche con cui vengono confuse. Questo insetto ha un corpo dalla forma tozza e la testa parecchio larga da cui spuntano delle antenne molto corte e 3 occhi primitivi, detti ocelli. Ha sì le ali trasparenti ma che sembrano fatte di membrana e attaccate al dorso. Particolare il ventre: chi l’avrebbe mai detto che proprio le cicale sono tra gli animali che possono sfoggiare dei muscoli pettorali invidiabili. Muscoli striati che l’animale contrae per produrre delle vibrazioni che danno origine a quel classico verso che tutti noi gli associamo.

La riproduzione delle cicale avviene tramite uova che le femmine depongono nei tessuti vegetali, in deformazioni che vengono chiamate galle o pseudogalle. Le larve stanno sottoterra e per potersi spostare da una radice ad un’altra, e mangiarle, sono munite di zampe apposta per scavare agilmente. Per almeno quattro anni le cicale permangono in uno stato larvale e solo dopo questo quadriennio escono dal terreno, alla luce del sole, e cominciano la loro vita da adulte, da cicale vere e proprie, con le sembianze che abbiamo già descritto. Basta radici, quando la cicala è in superficie, ma la dieta si trasforma e diventa a base di linfa e succhi vegetali che l’animale riesce a procurarsi grazie ad un efficiente apparato boccale di tipo pungitore-succhiatore.

Cicala

In proporzione, visto che passa 4 anni da larva, la cicala può contare su una vita media di 16 anni, circa. Non è pericolosa per l’uomo e neanche per gli altri animali ma ha parecchi nemici sia durante la fase larvale che durante quella “da adulta”. Nei suoi primi anni di vita sono le talpe da cui si deve difendere, quando comincia a vivere in superficie viene cacciata dalle cavallette e da diverse specie di uccelli.

La cicala vive soprattutto nelle zone dove il clima è mite e caldo, le giornate sono lunghe e luminose. Ama nutrirsi di linfa di pini ed ulivi. Va da sé che possiamo trovare questo animale nelle zone mediterranee. E’ frequente che la cicala rischi di morire a causa della sua attrazione per la luce. Si avvicina così tanto che poi finisce per magari bruciarsi, non è chiaro perché cià accada, perché si metta in pericolo da sola. Potrebbe essere a causa di un’interferenza tra i dispositivi artificiali luminosi e il sistema interno di navigazione degli insetti.

Cicala: verso

Il verso della cicala è così noto che può capitare che qualcuno conosca il suono che produce ma non le sue sembianze. Si dice “il frinire” delle cicale ed è il maschio che produce questo suono attraverso l’organo stridulatore, fa vibrare delle lamine composte da tendini, detti timballi, situate sui lati dell’addome e il richiamo viene reso più potente da delle camere d’aria poste affianco alle lamine che funzionano da casse di risonanza vere e proprie. Il maschio della cicala non canta per deliziare le nostre serate e nemmeno per divertimento ma c’è una funzione di richiamo sessuale.

Le femmine non fanno lo stesso rumore, si fanno sentire molto meno. Il loro verso può sembrare uno schiocco di dita prodotto dallo sfregamento delle ali. Anche in questo caso c’è un obiettivo di tipo sessuale: si vuole attirare il maschio.

Il cicaleccio prodotto dalle cicale, unito al rumore di altri insetti può essere per qualcuno rilassante. Vi sarà capitato di trovarvi in una sera di estate a guardare il cielo con il solo sottofondo della natura. Può essere gradevole e ispirante. L’effetto è quello di un coro lontano. Se invece ci troviamo in compagnia di una sola cicala che ha deciso di farci compagnia la cosa può diventare piuttosto sgradevole. Dipende da cicala a cicala, ad esempio quella australiana è tremendamente rumorosa, arriva a emettere 100 decibel alla frequenza di 4,3 kHz.

Cicala nella storia

Oggi nella maggior parte dei casi la cicala non può contare su una buona fama. Non essendo pericolosa, non viene odiata nel vero senso del termine ma certo può essere presentata come un insetto fastidioso, per via del rumore che produce, o come un fannullone, se comparato con la formica.

Non è sempre stato così, però. Se andiamo indietro con gli anni scopriamo che i greci e i romani ritenevano le cicale un simbolo di purezza. Pensavano addirittura che il loro corpo non contenesse sangue perché si nutrivano solo di rugiada, ovviamente non è così ma questo rende l’idea della fama che un tempo aveva questo animale.

Dalla storia alle favole e non scritte da una penna qualunque bensì da quella di Esopo. In questo suo scritto ci ricorda la pigrizia della cicala rispetto alla grande laboriosità della formica che la deve poi aiutare in vista dell’inverno perché resta senza riserve alimentari. La favola di Esopo ha segnato per sempre il destino delle cicale e proprio da essa deriva il detto bolognese “gratar la panza alla zigala”, grattare la pancia alla cicala, per indicare chi i fannulloni.

Un altro motivo per cui le cicale vengono schernite sono gli occhi, un po’ sporgenti. Si racconta che un cuculo una volta stesse costruendo una casa trascinando diversi legni su per le scale quando una cicala iniziò a prenderlo in giro. Spazientito il cuculo la rincorse fino alla bottega di un fabbro dove le schiacciò la testa, facendogli schizzare gli occhi fuori dalle orbite.

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Pubblicato da Marta Abbà il 19 Aprile 2019