
Cinquantacinque organizzazioni animaliste e ambientaliste si sono rivolte con urgenza al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedere un intervento diretto contro la proposta di riforma della caccia contenuta nella legge di Bilancio. Secondo le associazioni, si tratterebbe di una forzatura istituzionale e normativa, che metterebbe a rischio biodiversità, legalità e rispetto delle regole democratiche.
La denuncia: una manovra pericolosa e impropria
L’iniziativa, definita «clamorosa e gravissima», viene descritta nella lettera inviata al Quirinale come un tentativo da parte della maggioranza parlamentare, in accordo con il governo, di inserire emendamenti al disegno di legge 1552 — attualmente in discussione al Senato — all’interno della legge di Bilancio. Questi emendamenti prevederebbero l’estensione dell’attività venatoria, includendo la caccia agli uccelli durante la migrazione pre-riproduttiva e la cattura dei piccoli uccelli selvatici come richiami vivi.
Si tratterebbe, secondo i firmatari, di gravi violazioni della Direttiva Uccelli dell’Unione Europea, su cui l’Italia è già stata sanzionata in passato dalla Corte di Giustizia europea.
Costituzione e correttezza procedurale sotto accusa
Le associazioni sottolineano il conflitto diretto con l’articolo 9 della Costituzione, che tutela esplicitamente l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi. L’inserimento di norme venatorie all’interno di un testo finanziario viene inoltre considerato un uso distorto della legge di Bilancio, che dovrebbe limitarsi a materie di natura economica e finanziaria.
Il ricorso a questo espediente procedurale, secondo i firmatari, non è una novità: già nella legge di Bilancio del 2023 erano stati inseriti emendamenti che modificavano la legge quadro 157/92 sulla tutela della fauna selvatica. Anche allora, la Commissione europea aveva aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia (Ifr(2023)2187), segnalando le irregolarità.
Un appello al garante della Costituzione
Nella parte finale della lettera, le 55 associazioni chiedono a Mattarella di intervenire come garante della Costituzione e delle regole democratiche, affinché sia bloccata una riforma che giudicano «lesiva nella sostanza e nella forma». Il timore condiviso è che questa operazione possa minare i principi costituzionali, violare le direttive europee e compromettere decenni di progressi nella tutela della biodiversità.
Le realtà firmatarie
L’appello è stato sottoscritto da una vasta e rappresentativa rete di realtà attive sul territorio nazionale, tra cui WWF Italia, Lipu, Greenpeace, Lav, Enpa, Lega Antivivisezione, Mountain Wilderness, CAI e Marevivo, solo per citarne alcune. La compattezza del fronte ambientalista evidenzia la portata e la serietà della questione, che riguarda non solo gli animali selvatici ma anche la tenuta delle istituzioni democratiche.
