Allarme bracconaggio in Europa: solo 8 Paesi su 46 rispettano gli impegni

Allarme bracconaggio in Europa

Nonostante gli obiettivi ambiziosi fissati a livello internazionale, la maggior parte dei Paesi europei e mediterranei non sta rispettando l’impegno di dimezzare entro il 2030 le pratiche illegali ai danni degli uccelli selvatici. Secondo il rapporto The Killing 3.0, realizzato da BirdLife International e EuroNatur, soltanto otto Stati su 46 stanno effettivamente agendo per contrastare efficacemente l’Illegal Killing of Birds (Ikb).

Un fenomeno diffuso e letale

Ogni anno, milioni di uccelli migratori vengono uccisi, intrappolati o avvelenati in modo illecito in Europa e nell’area mediterranea. Secondo il rapporto, le cause principali di questa strage silenziosa sono lo sfruttamento diretto per fini commerciali e la carenza di controlli. L’estinzione di intere specie è un rischio reale: l’uccisione illegale rappresenta la seconda minaccia più grave per la sopravvivenza dei volatili, subito dopo la perdita di habitat.

L’Italia tra i paesi più esposti

Tra le nazioni più colpite spicca l’Italia, la cui posizione strategica tra Africa ed Europa la rende un crocevia per le rotte migratorie. Tuttavia, il nostro Paese risulta ancora inadempiente agli impegni presi. Particolarmente critica è la situazione nelle Prealpi lombardo-venete, dove il bracconaggio persiste in forma diffusa. Nonostante l’approvazione nel 2017 di un Piano di azione nazionale contro i reati verso gli uccelli selvatici, molte delle misure previste, come l’aumento della vigilanza e l’inasprimento delle sanzioni, non sono mai state concretamente attuate.

Specie simbolo in pericolo

Tra le specie più colpite si contano:

  • La tortora selvatica (Streptopelia turtur), considerata vulnerabile e oggetto di abbattimenti massicci in Grecia;

  • Il capovaccaio (Neophron percnopterus), in pericolo, minacciato dall’uso di esche avvelenate;

  • Il cardellino (Carduelis carduelis), ancora classificato a rischio minimo ma in declino a causa della cattura per il commercio illegale di uccelli da gabbia.

Mancanza di progressi: profitto e impunità

Secondo l’indagine, 38 Paesi su 46 non hanno mostrato miglioramenti significativi. In molte aree, i profitti del bracconaggio rappresentano il principale incentivo per continuare le pratiche illegali. I paesi responsabili del 90% delle uccisioni non hanno registrato alcun progresso o, in alcuni casi, hanno persino peggiorato la situazione.

Spiragli di speranza e richieste di azione

Non mancano, però, segnali positivi: Spagna e alcune zone di Cipro dimostrano che con volontà politica, coordinamento e risorse adeguate è possibile ridurre drasticamente queste pratiche.

Il messaggio degli ambientalisti è chiaro: serve un intervento urgente e coordinato su scala internazionale. Come sottolinea Barend van Gemerden di BirdLife International, «l’uccisione illegale di uccelli è una tragedia che compromette anni di sforzi per la conservazione». Anche Giovanni Albarella della Lipu avverte: «Il tempo delle promesse è finito. Senza un’azione concreta, a pagare saranno milioni di uccelli e la nostra biodiversità».

Metadescription: L’Europa non rispetta gli impegni sul bracconaggio degli uccelli: Italia tra i Paesi più a rischio secondo un nuovo rapporto.