Un nuovo corso per la pesca sostenibile nel Mare Adriatico

Un nuovo corso per la pesca sostenibile nel Mare Adriatico

Il Mare Adriatico, ricco scrigno di biodiversità condiviso da sei Paesi, è al centro di una trasformazione nella gestione della pesca e dell’acquacoltura. Da questo mese entrano in vigore 17 nuove decisioni della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (Cgpm) della Fao, approvate nell’ultima sessione annuale. Questi interventi mirano a contrastare la pesca eccessiva, tutelare habitat marini vulnerabili e rispondere in modo efficace agli effetti del cambiamento climatico.

Quote distinte per acciughe e sardine

Tra le misure di maggiore rilievo, spiccano i nuovi limiti di cattura annuali per acciughe e sardine, due pilastri dell’ecosistema e dell’economia ittica adriatica. Per la prima volta, le quote sono differenziate per specie e basate su criteri scientifici precisi, superando il precedente sistema unificato. Secondo Marin Mihanovic della Cgpm, questo nuovo modello gestionale rappresenta un importante progresso verso una pesca sostenibile, assicurando la sopravvivenza delle risorse e il futuro del settore.

Una nuova area protetta nel Canale di Otranto

La sostenibilità passa anche attraverso la creazione di aree marine protette. Nasce infatti una nuova zona di restrizione alla pesca (Fra) nel Canale di Otranto, tra Italia e Albania. In questa area – la terza nell’Adriatico dopo il Canyon di Bari e la Fossa di Pomo/Jabuka – la pesca a strascico sarà vietata o limitata, al fine di preservare ecosistemi sensibili, come quelli dominati dal corallo bambù, e consentire la rigenerazione di risorse pregiate come gambero rosso, nasello e scampo.

Gestione rafforzata delle specie demersali

La Cgpm rafforza inoltre la tutela delle specie demersali, che vivono nei fondali. Il piano attivo dal 2019 ha già portato a un incremento della biomassa e a livelli di sfruttamento sostenibili per nasello, triglia di scoglio, sogliola, scampo e gambero rosa. Le nuove direttive puntano a limitare l’uso delle reti divergenti e a estendere le restrizioni spaziali e temporali, con particolare attenzione allo scampo.

Cooperazione tra Paesi per una gestione condivisa

I risultati ottenuti derivano da una crescente cooperazione internazionale, guidata dal Comitato subregionale della Cgpm per l’Adriatico e dall’Unità tecnica di Spalato. Con il supporto del progetto Fao AdriaMed, queste entità promuovono ricerca scientifica, gestione ecosistemica e formazione tecnica condivisa tra gli Stati rivieraschi, per affrontare in modo coordinato le criticità ambientali e socioeconomiche.

Contro la pesca illegale e a favore della tracciabilità

Un fronte cruciale resta la lotta alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN). In Montenegro, ad esempio, un progetto recente ha dotato i piccoli pescherecci di sistemi di localizzazione, facilitando il controllo e il monitoraggio delle attività. Misure come l’uso di diari elettronici e ispezioni nei porti rafforzano la trasparenza lungo tutta la filiera.

Verso un’acquacoltura resiliente al cambiamento climatico

Anche l’acquacoltura sostenibile è al centro dell’agenda. In Albania si lavora su zonizzazione e supporto tecnico, mentre in Croazia si studiano gli effetti del riscaldamento sulle specie allevate. In un mare poco profondo e semichiuso come l’Adriatico, l’aumento delle temperature mette in difficoltà spigole e cozze. Tra le risposte più promettenti figurano l’acquacoltura multitrofica integrata e l’introduzione di specie più resistenti, come l’ostrica piatta.

Un impegno condiviso per il futuro del mare

Le iniziative promosse dalla Cgpm sono sostenute dall’Unione Europea e dal Fondo mondiale per l’ambiente, con l’obiettivo di salvaguardare la pesca, la biodiversità marina e le comunità costiere. Come sottolineato da Katarina Burzanović del Montenegro, la strategia della Cgpm tiene conto delle peculiarità ecologiche, economiche e normative dell’Adriatico, adattando le politiche in modo mirato alle esigenze locali.