Misterioso aumento di delfini spiaggiati in Toscana

Da tre anni si registra un costante incremento di delfini spiaggiati lungo le coste toscane, un fenomeno che continua a sollevare interrogativi tra gli esperti. Nel 2024 sono stati segnalati 37 cetacei, di cui il 92% erano delfini: 12 stenelle, 16 tursiopi e 6 non identificati. A questi si aggiungono una balenottera comune, un capodoglio e un raro zifio.

Il ruolo di ARPAT e della rete regionale

gruppo di delfini

L’ARPAT, Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana, svolge un ruolo centrale nel monitoraggio della biodiversità marina. L’ente partecipa alla Rete regionale per il recupero di cetacei, tartarughe e grandi pesci cartilaginei, in collaborazione con la Capitaneria di Porto, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, la Regione e le università. Oltre al censimento e alla raccolta dei dati, ARPAT si occupa di identificazione della specie, misurazioni morfometriche (come lunghezza e peso) e analisi ambientali.

Aumentano gli spiaggiamenti, ma le cause restano ignote

Il trend degli ultimi tre anni (2022-2024) mostra un aumento significativo degli spiaggiamenti, in particolare dei delfinidi. Tuttavia, le cause del fenomeno rimangono sconosciute, lasciando aperte diverse ipotesi e necessitando ulteriori studi scientifici.

Distribuzione geografica e stagionale

Circa il 32% dei ritrovamenti è avvenuto nei mesi estivi (giugno-agosto), mentre il 70% dei casi è stato registrato nella provincia di Livorno. Tuttavia, se si considera la lunghezza della costa, la maggior frequenza di spiaggiamenti per chilometro si riscontra nella provincia di Lucca (0,063 individui/km) rispetto a Livorno (0,054).

Cosa fare in caso di avvistamento

In caso di ritrovamento di un animale spiaggiato, in difficoltà o catturato accidentalmente, è fondamentale contattare immediatamente la Capitaneria di Porto al numero blu 1530, attivo 24 ore su 24. Allo stesso tempo, è utile seguire alcune indicazioni pratiche:

  • Non toccare l’animale, soprattutto se morto

  • Scattare fotografie dell’intero corpo e dei dettagli utili all’identificazione (area ventrale, ferite, anomalie)

  • Annotare data, luogo (comune e provincia), dimensioni approssimative e particolari anatomici (denti, fanoni, colore, pinna dorsale)

Queste informazioni contribuiscono a migliorare la qualità dei dati raccolti e supportano le indagini scientifiche sul fenomeno.