Come comunicare con un gorilla

Come comunicare con un gorilla

A guardarli in volto sono così tremendamente espressivi che viene spontaneo chiederci come comunicare con un gorilla. E’ possibile farlo, eccome, e ci sono degli esempi e degli studi che fanno pensare che le cose evolveranno in modo veloce e positivo. E’ una bella storia da raccontare, di dialogo, di confronto, di reciproca comprensione e di addomesticamento tra uomo e animale. Fa molto riflettere anche sul significato della parola apprendere.



Come comunicare con un gorilla: storia

Con i gorilla è possibile comunicare grazie all’utilizzo di un linguaggio dei segni. L’idea non è affatto recente, è quasi un secolo che l’uomo si cimenta in tale pratica e i risultati ci sono eccome. Dobbiamo tornare indietro fino al 1925 quando uno psicologo statunitense Robert Yerkes iniziò a pensare all’idea di far “parlare” i gorilla e gli uomini. Inizialmente era solo un’idea ma tempo 5 anni e fu lui stesso a fondare un laboratorio per studiare questa possibilità.

Ricerca dopo ricerca, si è arrivati ai nostri giorni con una buona conoscenza dei comportamenti e delle capacità cognitive non solo dei gorilla ma anche di scimpanzé, bonobo e orango, quindi di quelle specie che fanno parte della famiglia degli ominidi. Sì, la stessa a cui apparteniamo noi. Studiando anche l’anatomia delle scimmie si è appurato che è l’apparato vocale a non permettere loro articolare i suoni come invece noi possiamo fare. Inutile quindi cercare di addestrare le scimmie a parlare, sono altre le strade da intraprendere.

Come comunicare con un gorilla: esperimenti

I primi veri e propri esperimenti, non violenti, per capire come comunicare con una scimmia sono iniziati negli anni sessanta. La protagonista è Washoe, una scimpanzé, non una gorilla, del 1965, che si dimostrò in grado di imparare il linguaggio dei segni memorizzando fino a 350 segnali. Riusciva a comprenderli tutti a alcuni li utilizzava anche, e li insegnava ai suoi simili.

A lei è seguito un orango di nome Chantek, al centro di un progetto di ricerca cominciato nel 1978. Lui è arrivato a 150 segni legati a delle parole ma sapeva anche combinarli assieme per formare delle piccole frasi. Non immaginatevi chissà che discorsi, ma il fatto di creare un nesso, è significativo.

Un altro soggetto interessante per gli studi su come comunicare con un gorilla è un bonobo, Kanzi. Con lui abbiamo portato avanti degli esperimenti con una tastiera composta da simboli corrispondenti a parole. Come suonando il piano, Kanzi ha imparato a usarli e a combinarli per creare frasi e comunicare.

L’interesse per questo tipo di ricerche, inseguito ha avuto alti e bassi, soprattutto negli ultimi decenni, ma non si è mai smesso di credere che le scimmie siano capaci di comunicare e raccontarci i loro “pensieri”.

Come comunicare con un gorilla

Come comunicare con un gorilla: Koko

Koko è un gorilla, finalmente, ed è uno dei più recenti casi interessanti studiati per capire come comunicare con le scimmie. E’ venuta a mancare da poco ma certamente entrerà nella storia per i risultati raggiunti nell’apprendimento del linguaggio americano dei segni che di solito viene usato per le persone sordomute per parlare con gli uomini.

Nei suoi 46 anni di vita, Koko assieme alla dottoressa Penny Patterson aveva imparato a usare mille segni, a combinarli e a formare circa duemila parole. Il suo nome, se ve lo state chiedendo, è di origine giapponese ma è legato al 4 luglio, giorno prettamente americano. Koko si chiamava Hanabiko, all’anagrafe, che in giapponese richiama i “fuochi d’artificio” quelli che scoppiettavano il 4 luglio 1971 nello zoo di San Francisco il giorno della sua nascita.

Koko eccelleva non solo nella comunicazione ma anche in altri campi ed è stata una delle poche scimmie a passare il test del riconoscimento nello specchio, molto difficile per molti suoi “colleghi”. Molti sono stati gli studi, quando ancora era in vita, sulla sua capacità di vocalizzazione, sembra infatti che facesse molti sforzi per cercare di produrre dei suoni comprensibili, con qualche risultato, non troppo eccelso, ma interessante.

L’attenzione degli scienziati si era infatti concentrata su nove comportamenti volontari che richiedevano il controllo della vocalizzazione e della respirazione e che la scimmia aveva appreso, perché non tipici dei gorilla. Il soffiare il naso in un tessuto, suonare uno strumento a fiato, produrre umidità su un paio di occhiali prima di pulirli con un panno e mimare una conversazione telefonica. Tutti gesti tipicamente umani che Koko ha imparato da noi.

Le relazioni tra gorilla

Che abbiamo preso ispirazione da noi, o ci abbiano addirittura superato, non ci è dato sapere, ma una recente ricerca sta dimostrando che i gorilla sono capaci di creare legami duraturi e molto simili a quelli degli esseri umani. Un team di antropologi dell’Università di Cambridge pensano che questo atteggiamento sia dovuto all’antenato comune tra noi e gorilla.

Documentando centinaia di gorilla gli esperti hanno capito che hanno interazioni sociali anche con altri individui, un po’ come fosse la nostra famiglia allargata, in cui ci sono zii, nonni e cugini. Analizzando i dati, si è notato che non è una questione di “sangue del mio sangue” ma quelle che si formano sono delle relazioni sociali extra, creando dei gruppi compatti di amicizia di lunga data.

Pubblicato da Marta Abbà il 18 Luglio 2019