Il 2024 segna un record per le energie rinnovabili

Il 2024 segna un record per le energie rinnovabili

Nel 2024, le energie rinnovabili hanno raggiunto un traguardo storico, rappresentando oltre il 90% della nuova capacità energetica installata a livello globale. Un dato che consolida la crescita del settore, già protagonista nel 2023 con un incremento superiore al 50% rispetto all’anno precedente.

Le tecnologie pulite trainano i Paesi industrializzati

A guidare questa espansione senza precedenti è stata la rapida diffusione delle tecnologie energetiche pulite nei Paesi più avanzati. Secondo il modello POLES dell’Unione Europea, nello scenario a 1,5°C, entro il 2050 l’80% della produzione elettrica nei Paesi del G20 proverrà da fonti rinnovabili, segnando un deciso allontanamento dai combustibili fossili.

Un obiettivo ambizioso entro il 2030

Nonostante i progressi, il cammino verso la triplicazione della capacità rinnovabile globale entro il 2030 è ancora lungo. Secondo l’IRENA, per raggiungere l’obiettivo sarà necessario un tasso di crescita annuo del 16,6% fino alla fine del decennio. Una sfida ambiziosa, al centro di un approfondito studio firmato ISPI e Deloitte, che analizza il difficile equilibrio tra sostenibilità ambientale e sicurezza energetica in un contesto geopolitico instabile.

Emissioni in aumento e rischi per l’ecosistema globale

L’analisi evidenzia una criticità: le emissioni globali di CO₂ legate all’energia hanno raggiunto un livello record di 37,7 gigatonnellate. Il settore elettrico è il principale responsabile (36%), seguito da industria (26,5%), trasporti (21,2%) ed edilizia (7,9%). La mancata riduzione delle emissioni alimenta rischi concreti per la salute umana, la biodiversità e la sicurezza idrica, con proiezioni drammatiche per il 2050: 14,5 milioni di morti, 12,5 mila miliardi di dollari di perdite economiche e 1,1 mila miliardi di spese sanitarie aggiuntive.

Le tensioni geopolitiche e il nodo delle materie prime

La transizione energetica deve fare i conti anche con le crisi geopolitiche. La pandemia, la guerra in Ucraina e i conflitti in Medio Oriente hanno innescato interruzioni nelle catene di approvvigionamento e impennate nei prezzi delle materie prime, colpendo duramente soprattutto l’Europa. Nell’agosto 2022, i prezzi del gas nell’UE erano oltre tre volte quelli giapponesi e quasi otto volte quelli statunitensi, riducendo la competitività delle imprese europee.

Altro fattore critico è la concentrazione geografica dei minerali strategici per le tecnologie verdi. La Repubblica Democratica del Congo fornisce il 70% del cobalto, la Cina il 60% delle terre rare, l’Indonesia il 40% del nichel, mentre Australia e Cile dominano il mercato di litio. Inoltre, la Cina controlla la raffinazione della gran parte di questi materiali.

Una transizione verde da guidare con strategia

Secondo Andrea Poggi (Deloitte), per affrontare questa fase complessa è essenziale unire decarbonizzazione e sicurezza energetica, valorizzando innovazione e resilienza industriale. La chiave sta in un approccio collaborativo tra pubblico e privato, capace di trasformare le sfide in opportunità.

Sulla stessa linea Antonio Villafranca (ISPI), che sottolinea come la transizione verde possa rafforzare, e non indebolire, la sicurezza energetica. Tuttavia, ammonisce, servono politiche mirate e nuove risorse finanziarie per tutelare famiglie e imprese nel breve termine.