Termogenesi indotta dalla dieta

Termogenesi

Quanto ci costa digerire ciò che mangiamo, non in termini di euro ma di energia? Questa risposta ci viene fornita dalla termogenesi indotta dalla dieta, un termine che indica non un processo ma la quantità di energia che il nostro corpo spende per assorbire ed utilizzare gli alimenti che ingeriamo. Andiamo a conoscere meglio cosa accade e come può variare questo quantitativo a seconda di ciò che mangiamo, ma non solo



Termogenesi indotta dalla dieta

Partiamo dal fatto che parla di termogenesi fissa, di solito, e la si definisce come l’energia che spende l’organismo per l’assorbimento e l’utilizzazione degli alimenti. C’è anche quella facoltativa e assieme rappresentano l’effetto termico del cibo, la quantità di energia totale che ci serve per digerire il cibo. L’effetto termico del cibo si registra un’ora dopo il pasto e può essere eseguito tramite calorimetria indiretta.

Come possiamo facilmente immaginare, non esistono valori assoluti o di riferimento che valgono in tutti i casi, il primo aspetto da analizzare è la tipologia del cibo assunto. Tanto per fare qualche esempio, i tanto amati ed odiati carboidrati hanno un effetto termico del 7%, i lipidi del 3% e le proteine possono arrivare anche al 35%.

Quando una persona segue una dieta regolare ed equilibrata, e anche varia, in media necessita di energia pari che corrisponde ad un effetto termico del 10% per un pasto completo. E’ chiaro che se si pranza con sola carne, per assurdo, si arriva ad un effetto termico pari al 30% del valore calorico del pasto, questo perché ha a che fare con le proteine che richiedono una spesa extra di energia, oltre a quella che serve per la digestione di default, per fare in modo che il fegato sia in grado di portare avanti la sintesi proteica e la trasformazione delle proteine in glucosio.

Noto l’effetto che le proteine possono avere, sulla richiesta di energia durante la digestione, sono state sviluppare delle diete iperproteiche che riescono ad aumentare leggermente il metabolismo. Questo può essere visto come un vantaggio, in un certo qual modo, ma ha un prezzo: una alimentazione strutturata in questo modo induce molto spesso un certo affaticamento epatico e renale che può portare a stati di edema.

Abbiamo parlato anche di termogenesi facoltativa, non è altro che la spesa energetica legata all’attivazione del sistema nervoso simpatico in seguito all’ingestione di un pasto. La risposta termogenetica può essere molto diversa da persona a persona, chi ne ha una molto lieve di solito tende ad ingrassare più facilmente. Non spendendo molte energie, tende infatti ad accumulare grasso.

Per cercare di aumentare la termogenesi indotta dalla dieta si consiglia di fare dell’attività fisica dopo i pasti, non troppo intensa: va benissimo una semplice camminata di mezzora.

Termogenesi adattiva

Siamo partiti subito a parlare della termogenesi legando il nostro discorso alla dieta e all’alimentazione perché di fatto è un tema che interessa a molti. Facciamo però un passo indietro per capire in generale cosa significa termogenesi. Non è altro che un processo, sì, questa volta è un processo, che serve all’organismo per produrre il calore necessario per mantenere la temperatura corporea costante.

E’ chiaro che si va subito a pensare all’alimentazione perché l’energia la assumiamo così e quasi tutta quella che assumiamo a tavola viene convertita in calore attraverso particolari organelli presenti nelle cellule: i mitocondri.

Questo processo è molto legato al cibo e a ciò che mangiamo ma non solo, ci sono altri fattori che possono influenzarne il corso, la temperatura, ad esempio, visto che è un parametro al centro del discorso. Quando arriva il freddo molto logicamente serve maggiore energia per mantenere costante la temperatura corporea, ma non è questo il solo caso da citare. Pensiamo ad esempio a situazioni di stress, anch’esse possono farci spendere molta energia.

La termogenesi adattativa è legata all’attività del sistema nervoso simpatico, che attraverso alcuni ormoni induce il nostro corpo ad aumentare della produzione di calore. In questo processo giocano un ruolo fondamentale il muscolo ed il fegato ma è importante anche un altro elemento, il tessuto adiposo bruno. Con questo termine non ci si riferisce al grasso corporeo in toto ma ad una sua frazione che nell’uomo adulto è di circa 700 grammi e si trova nelle zone di grasso perianale, pericervicale, e del cuore, ma rappresenta circa il 14%del metabolismo basale.

Termogenesi e obesità

Continuiamo a parlare della adattativa andando ad esplorare i legami che questo processo ha con il fenomeno dell’obesità.

Sono molti gli obesi che hanno una termogenesi bassa rispetto alla norma, molti studi lo mostrano e in virtù di questo si è iniziato a cercare delle nuove molecole che riescano a far aumentare la termogenesi degli obesi. Troviamo in commercio già la sibutramina che riduce il senso di fame e fa aumentare anche la termogenesi. Un effetto simile lo da l’efedrina in associazione con la caffeina ma ci sono anche altre sostanze con un effetto simile come ad esempio il tè verde in associazione alla caffeina, il Citrus arantium e la capsaicina, un derivato del peperoncino molto efficace ma che ha fastidiosi effetti collaterali, primo fra tutti acidità gastrica.

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Pubblicato da Marta Abbà il 26 Marzo 2019