Sicurezza alimentare: perché viene messa a rischio dai cambiamenti climatici

pannocchia di mais

Sicurezza alimentare: perché viene messa a rischio dai cambiamenti climatici” è il nuovo articolo frutto della collaborazione tra l’Area Valorizzazione e Impatto della Ricerca e Public Engagement – Agorà Scienza – e dal Green Office UniToGO dell’Università di Torino con la IdeeGreen S.r.l. Società Benefit.

L’articolo riprende i testi della dott.ssa Nadia Tecco pubblicati nell’opera “Lessico e Nuvole: le parole del cambiamento climatico”, la seconda edizione della guida linguistica e scientifica per orientarsi nelle più urgenti questioni relative al riscaldamento globale, curata dall’Area e dal Green Office.

La versione gratuita di Lessico e Nuvole, sotto forma di file in formato .pdf, è scaricabile dalla piattaforma zenodo.org.

La versione cartacea e l’eBook sono acquistabili online sulle seguenti piattaforme di distribuzione:

– youcanprint.it

– Amazon

– Mondadori (anche con Carta del Docente e 18app)

– IBS

– Libreria Universitaria (anche con Carta del Docente e 18app)

Tutto il ricavato delle versioni a pagamento sarà utilizzato dall’Università di Torino per finanziare progetti di ricerca e di public engagement sui temi dei cambiamenti climatici e della sostenibilità.

Cosa significa Sicurezza alimentare

Nel World Food Summit del 1996, la sicurezza alimentare viene identificata come «la situazione in cui tutte le persone, in ogni mo­mento, hanno accesso fisico, sociale ed economico ad alimenti suf­ficienti, sicuri e nutrienti che garantiscano le loro necessità e pre­ferenze alimentari per condurre una vita attiva e sana» (FAO 1996).

Questa formulazione, oltre a rappresentare una definizione am­piamente condivisa e utilizzata da organismi governativi e organiz­zazioni non governative, ricomprende al suo interno 4 principali dimensioni, relative a:

  • la disponibilità di quantità sufficienti di cibo di adeguata qua­lità (food availability);
  • l’accesso – in termini sia di potere d’acquisto che di diritto all’uso di risorse comuni – a risorse adeguate per l’acquisi­zione di alimenti appropriati per una dieta nutriente (food accessibility);
  • l’utilizzo del cibo per il raggiungimento di uno stato di be­nessere nutrizionale in cui siano soddisfatte tutte le esigenze fisiologiche (food utilization);
  • la stabilità di un singolo, di una famiglia o popolazione nell’ac­cedere ad un’alimentazione adeguata nel corso del tempo (food stability).

Gli impatti delle variazioni climatiche sui sistemi di produzione del cibo

Per comprendere come gli effetti delle variazioni climati­che potranno impattare sui sistemi di produzione del cibo e come questi potranno variare significativamente da una la­titudine all’altra, è opportuno guardare alle relazioni di inter­dipendenza che sussistono fra le quattro dimensioni della si­curezza alimentare appena elencate (Caserini, 2015).

Lo Special Report dell’IPCC del 2019, “Climate Change and Land”, evidenzia nel quinto capitolo dedicato alla sicurezza alimentare, tali connessioni e la molteplicità dei nessi causa-effetto con i quali i cambiamenti climatici potranno manifestarsi e incidere sulla pro­duzione alimentare, innescando una serie di effetti collaterali nega­tivi a cascata fra insufficiente disponibilità di cibo, limiti nell’acces­so alle risorse, elevata variabilità delle produzioni e il verificarsi di condizioni che impossibiliteranno un’adeguata nutrizione.

Se alle latitudini più elevate (quelle più fredde) alcune colture (mais, cotone, grano, barbabietole da zucchero) manifesteranno un au­mento delle rese, le stesse potranno subire una considerevole ri­duzione a latitudini inferiori, a partire dalla regione dell’Europa Me­ridionale e del Mediterraneo fino ad esten­dersi per intensità degli effetti nelle re­gioni tropicali e semi-tropicali.

Ancora più a rischio saranno le zone aride del Piane­ta, Africa e regioni montuose dell’Asia e del Sud America con conseguente rischio di aumento dei fenomeni migratori (leggi l’articolo dedicato ai Rifugiati climatici).Gli effetti sulla diminuzione della pro­duttività non saranno solo riconducibili a fenomeni di stress da calore, ma an­che all’aumento delle invasioni di in­setti, del pericolo di incendi, erosione del suolo, aumento della salinizzazione dell’acqua di irrigazione, nonché al veri­ficarsi di eventi meteorologici estremi.

Gli effetti sulla qualità nutrizionale di alcuni alimenti

Oltre alla produttività, potrebbe inoltre diminuire la stessa qualità nutrizionale di alcuni alimenti. Elevate concentrazioni di diossido di carbonio possono ridurre il contenuto proteico di risorse alimentari come riso, grano, orzo e patate, elementi che tradizionalmente rappresentano il ful­cro delle diete a base vegetale che carat­terizzano i paesi in via di sviluppo (Medek et al., 2017). La modifica nella geografia della produzione su scala globale avrà un effetto sui flussi commerciali di cibo, con implicazioni per gli introiti dei contadini e un possibile incremento dei prezzi fino al 23% per il 2050 rispetto agli scenari senza cambiamento climatico.

Queste conseguenze si esacerberanno ul­teriormente in quei contesti e per quelle fa­sce di popolazione in cui i diritti tradizionali sulla terra e sull’acqua non sono garantiti e inaspriranno i conflitti legati alla competi­zione per utilizzi alternativi di risorse sem­pre più scarse. Un ulteriore circolo vizioso potrebbe innescarsi in riferimento all’acces­so all’acqua e al suo uso per scopi alimenta­ri e igienici (Caserini, 2015). La mancanza di accesso alle risorse idriche, potrebbe infatti favorire la diffusione di malattie infettive, specie di carattere gastrointestinale, con un ulteriore indebolimento delle condizioni di salute di chi già suscettibile (IPCC, 2014).

Se, quindi, come è evidenziato da numerosi studi in materia, la variabilità e il cambia­mento climatico esaspereranno l’insicurez­za alimentare in zone che già manifestano fragilità legata alla fame e alla malnutrizio­ne, è necessario quindi integrare all’inter­no degli interventi per garantire la sicu­rezza alimentare strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, senza tuttavia dimenticare che gli stessi sistemi di pro­duzione alimentare possono svolgere, se adeguatamente gestiti, un significativo contributo alla mitigazione del riscalda­mento globale.

Dott.ssa Nadia Tecco, Area Sostenibilità, Direzione Edilizia e Sostenibilità – Università degli Studi di Torino; Coordinamento UniTo Green Office UniToGO

 

Credits immagine di apertura: Debora Cartagena, USCDCP su Pixnio.com

 

Bibliografia

– Latini Gianni, Bagliani Marco, & Orusa Tommaso. (2020). Lessico e nuvole: le parole del cambiamento climatico – II ed., Università di Torino. Zenodo. http://doi.org/10.5281/zenodo.4276945

– Caserini, S (2015). “Cambiamenti climatici e sicurezza alimentare.” Ingegneria dell’Ambiente 2.1.

– FAO (1996) “Rome declaration on world food security and World. Food Summit plan of action”. World Food Summit, Rome, 13-17 November.

– Medek DE, Schwartz J, Myers SS (2017) “Estimated Effects of Future Atmospheric CO2 Concentrations on Protein Intake and the Risk of Protein Deficiency by Country and Region”. Environ Health Perspect 125:087002.

– IPCC (2014) Summary for policymakers. In: Field CB, Barros VR, Dokken DJ et al. (eds.) Climate Change 2014: Impacts, Adaptation, and Vulnerability. Part A: Global and Sectoral Aspects. Contribution of Working Group II to the Fifth Assessment Report of the Intergo- vernmental Panel on Climate Change. Cambridge University Press. http://ipcc-wg2.gov/AR5/.

– IPCC (2019) Climate Change and Land: an IPCC special report on climate change, desertification, land degradation, sustainable land management, food security, and greenhouse gas fluxes in terrestrial ecosystems [P.R. Shukla, J. Skea, E. Calvo Buendia, V. Masson-Delmotte, H.- O. Pörtner, D. C. Roberts, P. Zhai, R. Slade, S. Connors, R. van Diemen, M. Ferrat, E. Haughey, S. Luz, S. Neogi, M. Pathak, J. Petzold, J. Portugal Pereira, P. Vyas, E. Huntley, K. Kissick, M. Belkacemi, J. Malley, (eds.)].