Limone mano di Buddha: come è fatto, sapore e tradizione

Limone mano di Buddha

Se la vita ti da i limoni, tu facci una limonata. Suona più o meno così un detto anglosassone che amo molto e che mi torna in mente ogni volta che si parla di limoni. Varrà anche quando si tratta del Limone mano di Buddha? Non è a questa domanda che andremo a rispondere nelle prossime righe in cui invece esploreremo le proprietà di questo frutto particolare, la storia e le sue caratteristiche.

Limone mano di Buddha: come è fatto

Il limone mano di Buddha è un agrume con una forma molto particolare che possiamo collegare al suo nome comune, visto che effettivamente assomiglia ad una mano. Il vero termine, quello scientifico, con cui va chiamata la pianta su cui cresce questo limone è Citrus medica var. sarcodactylus. E’ noto anche con il nome “Cedro mano di Buddha“. Si tratta di una varietà molto particolare di cedro che produce dei frutti con spicchi che hanno una forma davvero originale, direi unica al mondo o quasi. Cresce in condizioni di clima temperato, soprattutto all‘interno di vallate. Il frutto è tondeggiante nel suo insieme ma ci sono delle pieghe che formano delle dita, che fanno sembrare il limone una mano. Lo vedete nella foto di apertura del nostro articolo o nella seconda foto che trovate più sotto.

Dalle nostre parti non è facile trovarlo ma nemmeno impossibile, non è però originario del nostro continente. Arriva a noi dall’Asia dove cresce su piccoli alberi e cespugli. E’ comune in Paesi come Cina, Giappone e India del Nord. A sorpresa lo troviamo anche in alcune zone degli Stati Uniti con un clima ad esso favorevole.

Limone mano di Buddha: che sapore ha

Il limone mano di Buddha non è aspro come il limone tradizionale. Lo si può intuire anche sentendone il profumo, molto più delicato, che fa solo immaginare un agrume ma non fa sospettare che si sia in presenza di una varietà di Limone. Grazie a questa sua caratteristica elegante e molto apprezzata, con l’olfatto, questo limone viene usato per profumare biancheria ed abiti all’interno di cassetti o di armadi. Questo non toglie il fatto che anche in cucina può essere impiegato, ad esempio per la preparazione della frutta candita.

La buccia in particolare viene selezionata e, sempre la buccia, può essere anche ingerita una volta fermentata. L’intero frutto è protagonista di bevande a base di alcol, come i liquori, da preparare bollendo questo limone per evitare che la buccia resti troppo dura e quindi sgradevole. C’è anche chi usa il limone mano di Buddha per dare un tocco esotico e senza dubbio originale anche a delle classiche insalate. Si prende sempre la scorza e la si taglia a fettine molto sottili, utili anche per dare sapore ai dolci. Profumato e delicato, e con pochissime calorie, può anche essere la base per delle gustose marmellate.

Non è certo facile utilizzare questo limone in cucina o in altri contesti perché la sua forma è si particolare ma non è del tutto pratica e agevole. Di conseguenza la polpa ha una forma stramba e soprattutto non è abbondante. Ecco perché nella maggior parte degli esempi che abbiamo fatto, ciò che viene utilizzato è la buccia e non la polpa, cosa che sembrerebbe strana se stessimo parlando di un’arancia o di un pompelmo. L’unica cosa buona è che spesso non ha i semi. E’ curioso però pensare a come a prima vista ad alcuni occidentali in viaggio in Oriente, tempo fa è apparso come un casco di banane. Il colore non è molto differente, ma non ci sono molti altri elementi in comune.

Limone mano di Buddha

Limone mano di Buddha: tradizione

Oltre ad avere una forma particolare, il limone di Buddha ha la sua storia e la sua fama soprattutto dalle parti in cui è nato.

In Giappone il suo nome è “bushukan” e chi ne tiene un esemplare in casa è reputato una persona fortunata. Spesso i giapponesi si scambiano uno di questi frutti a capodanno, per augurarsi a vicenda dei meravigliosi giorni a venire ma la sua forma è così artistica che a volte risulta più gradita e interessante di quella dei fiori e lo porta ad essere un centrotavola o un elemento decorativo.

Anche in Cina viene considerato come un portafortuna. Lo si può trovare ancora una volta al centro della tavola oppure come regalo di buona sorte ma viene usato anche in cucina o per profumare gli ambienti domestici, oppure come rimedio naturale con effetto tonico e stimolante per l’organismo. Lo sentirete chiamare “fo-shou”, simbolo di prosperità, fertilità e longevità.

Finora abbiamo spiegato perché “mano” ma perché di Buddha? Visto dove viene coltivato, possiamo immaginarlo. Per molto tempo questo frutto era un dono di ringraziamento da offrire a Buddha. Curioso anche notare che se si avvicinano due di questi Limoni sembrano due mani giunte in preghiera.

Limone mano di Buddha

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Ricordatevi che la pianta va trattata con cura, anche perché non cresce nel suo ambiente naturale. Non deve subire sbalzi termici o essere colpita da troppo sole.

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Pubblicato da Marta Abbà il 20 Luglio 2021