Pesca Tabacchiera o Pesca Saturnina: caratteristiche

Pesca Tabacchiera o Pesca Saturnina

Rara e dolce, la pesca tabacchiera o pesca saturnina è una varietà di pesca che troviamo coltivata anche in Italia e merita di essere assaggiata. Scopriamone le caratteristiche, a partire da questi due nomi curiosi, e anche come coltivarla se mai volessimo autoprodurla in vaso nel nostro giardino.



Si presenta come un frutto dalle dimensioni modeste, anche rispetto ad altre pesche che possono diventare più grandi di una mano, e con un sapore molto intenso. La polpa quando è matura profuma, è bianca e succosa. Spesso come vedremo, viene usata per produrre gelati e granite o anche sciroppi ma in alcune tradizioni gastronomiche la troviamo affiancata anche alla carne e al pesce.

Oggi in Italia è coltivata in Sicilia, nei comuni di Adrano, Biancavilla, Bronte, Maniace, Mojo Alcantara e Roccella Valdemone, ma non è originaria del nostro territorio. Arriva dalla Cina e prima di diffondersi in Europa, nel Novecento, ha prima preso piede negli Stati Uniti, già nel secolo precedente. Oggi oltre che in Sicilia, la troviamo anche nelle Marche dove è coltivata da decenni ormai, con il nome di Saturnina

Perché si chiama Pesca Tabacchiera: la storia

La pesca tabacchiera è facilmente riconoscibile per via della sua forma schiacciata e proprio a causa di essa viene così chiamata. Se la guardiamo bene, infatti, con un po’ di fantasia, possiamo paragonarla ad una tabacchiera antica oppure al pianeta di Saturno.

La Sicilia è stato il suo primo punto di contatto con il nostro paese, la sua coltivazione è iniziata quando con la riforma agraria del 1950 le colture annuali sono state sostituite con quelle perenni. Nelle stesse zone dei pistacchi di Bronte, ai piedi dell’Enna, troviamo quindi i primi campi di pesche saturnine. Subito apprezzate per la loro dolcezza, hanno conquistato la popolazione locale e appassionato alcuni padroni di terre che si misero a studiarne nuovi cultivar per scoprire quelli più adatti al clima locale, non certo uguale a quello del paese di origine di questo frutto, la Cina. Da diversi anni questa pesca rara è diventata presidio Slow Food, ciò significa che si cerca di promuoverne la commercializzazione preservandola.

Pesca Tabacchiera: buccia

La tabacchiera è una di quelle pesche che ha la buccia molto pelosa. C’è a chi da fastidio e a chi piace il contatto con questo tipo di pelle, è però oggettivo che ciò pone dei problemi di pulizia. Data la forma strana e ricca di nicchie, e data anche la pelle pelosa che intrappola polvere e terra, non è così semplice lavare questo frutto per mangiarlo. Pelarlo è ancora più difficile perché si finisce per buttare via anche molta della polpa, e non ci resterebbe nulla in mano. La soluzione è lavare la pelle sotto l’acqua grattando con uno spazzolino.

Pesca Tabacchiera o Pesca Saturnina

Pesca Tabacchiera: zuccheri

Chi è a dieta può stare tranquillo perché questa come altre pesche è un frutta davvero ipocalorico, contiene circa 26 calorie all’etto. È però molto dolce, ricca di zucchero, e questo crea dei problemi di sapore più che di calorie. Mi spiego. Se ci capita di voler preparare una granita o una composta alla pesca tabacchiera, dobbiamo pressarne la polpa senza aspettare che arrivi a piena maturazione per evitare che sia troppo dolce.

Man mano che passa il tempo infatti, inizia a emettere un liquido zuccherino che crea problemi di zucchero e di consistenza. Per cercare di risolvere questo problema alcuni ibridatori USA hanno lavorato per ottenere una pesca tabacchiera simile all’originale ma con la polpa più soda, meno delicata e più resistente agli attacchi parassitari. In Europa è stata molto apprezzata.

Pesca Tabacchiera: peso

La tabacchiera ha un peso medio di 115-120 grammi, può sembrare poco ma l’enorme vantaggio sta nel fatto che ha un nocciolo piccolissimo in proporzione alle sue dimensioni, quindi la percentuale di polpa è di circa il 95%. Il nocciolo è quasi più piccolo addirittura di quello dell’albicocca.

Come coltivare la Pesca Tabacchiera in vaso

Il pesco, come l’albicocco, è un albero che possiamo coltivare piuttosto facilmente anche noi che non facciamo gli agricoltori o i contadini, mettendone un paio di esemplari in vaso e curandoli a dovere. Non richiede troppe cure e fa dei fiori meravigliosi e profumati.

Se in un giardino è una pianta anche da 7-8 metri, in vaso si limita a raggiungere i due metri, cerchiamo di lasciargli spazio per svilupparsi anche in larghezza. Ama le posizioni con tanta luce del sole, non è molto sensibile alle temperature e si adatta al clima che in Italia è sempre temperato, sopportando anche qualche gelata invernale in stile mediterraneo.

Il terreno deve assolutamente essere drenato e mai argilloso perché soffocherebbe le radici. Quando invasiamo l’alberello dobbiamo quindi mettere in fondo al vaso del materiale come la sabbia o la ghiaia in modo che non si creino dei ristagni idrici, pericolosi. Il periodo giusto per piantarlo è novembre, a radici nude, altrimenti possiamo decidere con libertà evitando le settimane con temperature sotto zero.

Pesca Tabacchiera: trattamento

Questa pianta non è molto esigente ma questo non vuol dire che abbiamo il permesso di trascurarla! Possiamo concimarla con dello stallatico maturo al momento dell’impianto, ad esempio, e poi alla fine dell’autunno darle ancora una dose di stallatico o di compost. I primi due anni esige delle innaffiature regolari nella stagione vegetativa che corrisponde con la primavera e l’estate, una volta alla settimana per poi passare a una volta ogni tre, sempre controllando che il terreno non diventi mai secco. Al termine della fioritura possiamo potare i rami secchi e quelli interni, troppo grossi, che creano soffocamento, lasciando spazio ai più giovani e promettenti.

Per quanto riguarda le malattie, quella da cui bisogna stare maggiormente in guardia è la bolla del pesco. Il trattamento consigliato è a base di rame e ammesso anche in agricoltura biologica, a cui aggiungere propoli agricola, a fine stagione vegetativa mentre all’inizio servono due trattamenti con propoli agricola (150-200 g) silicato di sodio (1 kg) e bicarbonato da cucina (500g) sempre per 100 litri di acqua.

Pesca Tabacchiera: ricette

Dolce e rara, la pesca tabacchiera viene utilizzata in cucina soprattutto per dolci come granite e gelati, oppure per composte o confetture. C’è chi ne ricava anche del liquore, sempre molto dolce. Se abbiamo trovato un ottimo fruttivendolo che ci rifornisce di pesche tabacchiere biologiche possiamo approfittarne per preparare una torta con pesche e limone.

Ingredienti:

  • 3 uova
  • 500 grammi di pesche tabacchiera
  • 200 grammi di zucchero
  • 100 grammi di latte di riso
  • 150 grammi di farina tipo 0
  • 150 grammi di margarina biologica
  • 1 limone biologico grande

Laviamo e tagliamo a piccoli pezzetti le pesche tabacchiere, intanto facciamo scaldare il forno impostandolo a 170 gradi. Prendiamo le uova e separiamo gli albumi per montarli a neve e poi unirvi lo zucchero. Dopo aver ben mescolato possiamo aggiungere la margarina dopo averla fatta sciogliere in padella. Continuiamo a montare e poi uniamo la farina e setacciata e un po’ di succo di limone. Dalla buccia dell’agrume ricaviamo anche 5 fettine sottilissime per la decorazione finale, grattugiamo il resto per dare sapore al composto di uova.

È arrivato il momento di usare le pesche tuffandole nell’impasto, poi mescoliamo e versiamo tutto in una tortiera infornandola. Dopo circa 45 minuti dovrebbe essere cotta ma controlliamo con uno stuzzicadenti che non sia troppo umida all’interno. Quando la torta è cotta e solo tiepida, decoriamo con le scorzette di limone. Questa torta è perfetta sia per la colazione che per la merenda, si conserva un paio di giorni e ha un sapore molto delicato e originale, grazie all’accostamento della pesca dolce con il limone.

Per una cena, invece, meglio optare per un elegante e sofisticato carpaccio di pesca bianca tabacchiera.

Ingredienti

  • 6 pesche
  • 30 g di zucchero
  • 10 grani di pepe
  • 2 rose
  • 50 g di chicchi di grano duro
  • 12 foglie di menta
  • 10 g di olio extravergine d’oliva

La parte più difficile consiste nel tagliare a fette sottilissime le pesche ma il carpaccio non si può chiamare carpaccio se non lo facciamo. Quando abbiamo le nostre fette distribuite nei piatti di portata, almeno 5-6 per ciascuno, possiamo condire con lo zucchero lasciando marinare per 10 minuti. Prima di servire decoriamo con il resto degli ingredienti e una pallina di gelato alla panna.

Pubblicato da Marta Abbà il 7 Dicembre 2019