Funghi gialli: quali sono buoni e quali velenosi

funghi gialli

Scientificamente noti con il termine di “miceti”, i funghi sono organismi presenti in moltissime specie, oltre centomila se si considerano anche le specie microscopiche. L’attenzione che viene generalmente rivolta ai funghi è legata soprattutto alla loro commestibilità. In realtà, questi organismi costituiscono una componente essenziale all’interno degli ecosistemi. Alcune varietà di funghi possono ad esempio interagire con le piante, creando sofisticati rapporti di simbiosi. Si tratta di vere e proprie collaborazioni che sono di importanza cruciale per il buon stato di salute delle foreste. Vi sono anche alcuni tipi di funghi capaci di nutrirsi della sostanza organica in decomposizione, trasformandola in humus, il substrato più ricco di sostanze del terreno.

Il regno dei funghi è un regno complesso, del quale c’è ancora molto da scoprire. Nella gamma di funghi macroscopici, ovvero quelli visibili a occhio nudo, alcuni sono commestibili, altri velenosi e, tra questi, alcuni mortiferi. In questo articolo si focalizzerà specificatamente l’attenzione sui funghi gialli.



Funghi gialli: habitat

Non tutte le specie di funghi crescono e si sviluppano nello stesso luogo. Il luogo in cui una determinata specie di fungo viene a maturazione è definito habitat. In linea generale, risultano particolarmente favorevoli ai funghi i terreni di colore scuro presenti nei boschi delle zone temperate, terreni che si contraddistinguono per un certo livello di umidità. In questi habitat, nei mesi estivi e autunnali fruttificano migliaia di macromiceti, tra cui anche numerose specie di funghi gialli.

Nella gamma dei funghi gialli rientrano sia esemplari di funghi commestibili sia esemplari di funghi tossici. Scopriamone alcuni.

Funghi gialli commestibili: elenco, aspetto e foto

Cantharellus Cibarius

Volgarmente noto con il nome di gallinaccio, galluccio, galletto o finferlo, il Cantharellus Cibarius è tra funghi più conosciuti e apprezzati. Presenta bordi del cappello irregolari e frastagliati, caratteristica che conferisce loro vagamente l’aspetto di una cresta di gallo. Di qui derivano gli altri nomi con cui la varietà è conosciuta.

Per il suo sviluppo, il Cantharellus Cibarius necessita di terreni umidi, ricchi di humus e preferibilmente acido. Cresce tra estate e autunno, in numerosi esemplari disposti a circolo o a gruppi, nei boschi di latifoglie e aghifoglie. Il Cantharellus Cibarius può essere essiccato e congelato ma è preferibile procedere con una iniziale scottatura per evitare che il sapore resti leggermente amarognolo. Può essere utilizzato in molteplici ricette, anche in versione fritta, ma spesso viene conservato sott’olio o sott’aceto.

Amanita citrina

Molto comune ma dal sapore poco gradevole, l’Amanita citrina risulta di scarsa qualità sotto il profilo gastronomico. Ha la superficie con verruche bianche disposte a circoli concentrici, talvolta mancanti. Si tende a confondere il fungo contro altre tipologie di amanite mortali. Per queste ragioni, il consumo di questa specie viene sconsigliato. L’Amanita citrina cresce in estate-autunno ed è abbastanza frequente nei boschi di conifere e di latifoglie.

Amanita Citrina

Amanita citrina

Russula lutea

Varietà di fungo abbastanza diffusa nelle leccete, che si caratterizza oltre che per il cappello di colore giallo o giallo-cromo, per le dimensioni piccole o appena medie. Presenta un gambo cilindrico o leggermente ingrossato verso la base, con lamelle uguali, di colore giallo intenso a maturazione. Di sapore dolce e di odore inizialmente leggero ma acidulo a maturazione e, secondo alcuni esperti, simile a quello dei sottaceti. Il fungo è commestibile dopo cottura.

Funghi gialli velenosi: elenco, aspetto e foto

Laetiporus sulphureus

Fungo molto conosciuto nei paesi anglosassoni. Privo di gambo, si sviluppa sui tronchi delle più svariate latifoglie. I singoli cappelli sono spesso indistinguibili poiché crescono sovrapposti l’uno all’altro, a stretto contatto. La sua presenza è sempre nefasta per gli alberi, destinati a cadere entro pochi anni. Il fungo cresce tra estate e autunno. Si tratta di una specie non commestibile a causa del sapore amaro e per la consistenza legnosa.

Laetiporus sulphureus

Laetiporus sulphureus

Amanita gemmata

Siamo di fronte a un fungo con un capello variabile dai 6 agli 11 cm, prima convesso poi aperto. La cuticola appare viscosa e brillante, mentre le lamelle fitte e bianche. L’Amanita gemmata cresce in primavera-estate e in talune circostanze anche in autunno, su terreni sabbiosi o calcarei nei boschi di conifere e di latifoglie.

La varietà è stata considerata a lungo un fungo commestibile. A partire dagli anni ‘60 è stata tuttavia riscontrata una leggera tossicità non costante, da cui sono derivati alcuni casi di lieve avvelenamento, in particolar modo a seguito di semplice scottatura. Per questo motivo, gli esperti lo hanno definito una “specie non tollerata da determinate persone”. Se ne sconsiglia perciò il consumo, soprattutto perché il fungo risulta facilmente confondibile con la pericolosa Amanita pantherina.

Amanita phalloides

Nota anche come amanita falloide o tignosa verdognola, l’Amanita phalloides un fungo basidiomicete mortale. Si tratta del fungo più pericoloso presente in natura per due principali ragioni. L’Amanita phalloides si contraddistingue infatti per una tossicità estremamente elevata. Per di più, il suo notevole polimorfismo rende il fungo somigliante a molte specie.

L’avvelenamento derivante da Amanita phalloides ha nella maggior parte delle occasioni esito letale. Ma anche nel caso in cui la persona avvelenata sopravviva, è costretta a sottoporsi al trapianto del fegato e/o a dialisi. I primi sintomi dell’avvelenamento si manifestano solo dopo 6-12 ore dal consumo del fungo. In taluni casi i segnali di avvelenamento possono invece presentarsi fino a 40 ore dopo l’assunzione. L’Amanita phalloides cresce in estate-autunno, in special modo sotto le querce e i castagni nei boschi frondosi, ma anche sugli argini alberati, prediligendo le latifoglie.

Tricholoma sulphureum

Solitamente di piccole dimensioni, di color giallo-zolfo, spesso lievemente più scuro al centro con un colore tendente all’ocra. Cresce sotto le conifere e nei boschi di latifoglie in montagna, dall’estate fino all’autunno inoltrato, spesso in piccoli gruppi di tre o quattro esemplari. L’odore repellente e il sapore disgustoso propri del fungo dovrebbero essere già due motivi sufficienti per demotivare la raccolta anche tra i più inesperti.

Funghi gialli in vaso

Il luogo ideale per coltivare funghi in casa, inclusi la varietà di funghi gialli, è un sottoscala, un garage o anche un luogo aperto al riparo dal sole e dal vento, con una temperatura che si mantiene intorno ai 20 gradi. Per favorire la crescita dei funghi è inoltre importante mantenere sempre umido e fresco l’ambiente in cui essi si sviluppano.

Il vaso-contenitore va riempito con un substrato adatto alla crescita e con un terriccio di buona qualità non eccessivamente acido, fino a circa cinque centimetri dal bordo. Si passa successivamente alla innaffiatura, lasciando riposare per una decina di giorni.

Nel passaggio ulteriore, occorre interrare nel substrato, ad una profondità di circa 5 centimetri, i miceli del fungo. Il terreno deve essere poi innaffiato con regolarità.

Dopo un paio di settimane, iniziano generalmente a comparire i primi funghi. A questo punto, è necessario continuare a innaffiare regolarmente fino al momento della raccolta.

Pubblicato da Evelyn Baleani il 14 Gennaio 2020