Fatshedera: caratteristiche e coltivazione

fatshedera
La fatshedera (nome comune falsa edera) è una tipologia di pianta ibrida intergenerica appartenente alla famiglia delle Araliaceae, selezionata per la prima volta in Francia all’inizio del 1900.

Nei prossimi paragrafi scopriremo le principali caratteristiche di questa pianta insieme ad alcuni accorgimenti pratici per poterla coltivare senza problemi anche nelle nostre case.

Caratteristiche della fatshedera

La fatshedera ha origine dall’ibridazione di fatsia japonica ed Hedera helix e si presenta come un arbusto rampicante, sempreverde, robusto che riesce a superare i 90-100 cm di altezza. La pianta, di solito, viene appoggiata ad appositi tutori per poterne favorire la crescita in verticale; considerando inoltre che non possiede radici simili a quelle della sua parente più stretta, (edera) essa si mostra come un piccolo arbusto dai fusti sottili, carnosi, semi-legnosi, poco ramificati che sorreggono grandi foglie dai cinque ai sette lobi.

Ha una crescita veloce e beneficia di posizioni luminose o a mezz’ombra, in ambienti freschi e umidi; per contenere la crescita della pianta e farle ottenere un portamento armonioso sarà necessario potare quei rami che tendono a svilupparsi in modo eretto, cimandoli di volta in volta. In commercio esistono numerose cultivar con foglie variegate o striate di bianco.

Durante tutto il periodo autunnale, gli esemplari adulti sviluppano fiori sterili di colore verde tenue, riuniti in infiorescenze a grappolo per lo più di scarso valore ornamentale.

Come coltivare la fatshedera

Ecco una serie di semplici quanto pratiche accortezze per poter coltivare questa pianta anche nelle nostre case, per poter così godere della sua bellezza.

Esposizione ideale

La fatshedera necessita di luce abbondante, ma una luce schermata nei periodi e negli orari di forte insolazione; il vegetale si espande bene in qualsiasi condizione ambientale, in zone aride e in zone di fitta vegetazione, preferendo comunque habitat semi-ombreggiati, con solo alcune ore di luce diretta al giorno.

Gli esemplari di fatshedera si coltivano generalmente come piante da interno, anche se riescono a tollerare le temperature inferiori allo zero, soprattutto se già adulti. Quindi, volendo, si possono mettere a dimora in piena terra dove crescono facilmente come rampicanti, tappezzanti o come piccoli arbusti. La fatshedera risulta perfetta per chi non ha il classico “pollice verde”, dato che necessita di poche e semplici cure.

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Terreno idoneo per la messa a dimora della pianta

Gli esemplari di fatshedera costituiscono la maggior parte di piante selvatiche che si adattano senza problemi a qualsiasi tipo di terreno. È buona norma predisporre un substrato di terra da giardino con un sufficiente quantitativo di sabbia unita a del comune terriccio universale bilanciato. Per un sano sviluppo del vegetale, rinvasare gli esemplari giovani ogni due anni, nella stagione primaverile, aumentando sempre di alcuni centimetri il diametro dei nuovi contenitori.

Come annaffiare la fatshedera

Per salvaguardare al meglio le nostre piante di fatshedera è consigliabile annaffiarle regolarmente, aspettando che il terriccio asciughi tra un’irrigazione e la successiva, preservando allo stesso tempo un giusto grado di umidità. Una volta al mese, sarà bene somministrare un concime per piante verdi aggiunto all’acqua delle annaffiature.

Occorre evitare i ristagni idrici e il surriscaldamento del fogliame. A tal proposito, in caso di temperature elevate, potrebbe essere indispensabile effettuare puntualmente delle nebulizzazioni di acqua non calcarea sulle foglie.

Moltiplicazione della pianta

Questo particolare ibrido non produce semi fertili, pertanto esso si propaga nel periodo estivo, tramite prelievo di talee semi-legnose, appena sotto il nodo di piante robuste; le talee, lunghe da 7 a 10 cm, si fanno radicare in un miscuglio di sabbia e torba in parti uguali. È bene collocare i vasi in un ambiente a temperatura costante, attorno ai 18°C, verificando spesso che il terreno conservi la giusta umidità.

Parassiti e malattie della fatshedera

Generalmente la fatshedera non è soggetta ad aggressioni da parte di parassiti o malattie. Nel caso in cui le foglie dovessero perdere la loro screziatura, probabilmente il problema dipenderà dalla scarsità di luce naturale che riceve; qualora le stesse foglie dovessero scolorire repentinamente, saremo in presenza di un particolare terreno asfittico.

È possibile la colonizzazione da parte della tanto temuta cocciniglia bruna: l’attacco si manifesta con la formazione di escrescenze (a forma di piccolo “guscio”) di colore marrone che conferiscono alla pianta un aspetto necrotico ed appiccicoso (a causa della produzione da parte della pianta di sostanze zuccherine che la rendono vulnerabile al propagarsi di funghi e fumaggini).

Le colonie di cocciniglia si eliminano asportando interamente le zone colpite e trattando la pianta con un prodotto antiparassitario specifico, oppure, se il problema è circoscritto, possiamo intervenire strofinando delicatamente la zona compromessa con un batuffolo di cotone intriso di alcool o tuttalpiù effettuando un accurato lavaggio fogliare, con utilizzo di sapone neutro.

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Curiosità sulla pianta

Nel linguaggio dei fiori l’edera e le altre piante affini simboleggiano la continuità e la fedeltà.

Pubblicato da Evelyn Baleani il 29 Marzo 2022