Casco Bici e Ciclismo: guida e migliori modelli e marche in commercio. La bella stagione è alle porte e come ogni anno si riaccende ed esplode la passione per la bici ed il ciclismo nelle sue varie discipline; dalla modalità urbana, passando per il ciclismo su strada per giungere alla mountain bike. Oggi vi parlerò dell’accessorio per eccellenza sinonimo di sicurezza e non solo: il casco da bici.
All’interno del panorama dell’abbigliamento ciclistico, cercherò di darvi una guida pratica e completa alla scelta ed all’uso consapevole del casco in bicicletta:
Purtroppo in Italia, a differenza di alcuni paesi tra i quali il Belgio, l’Olanda o l’Australia, il casco protettivo in bicicletta su strada NON è obbligatorio. Il Codice della strada ( TITOLO V – NORME DI COMPORTAMENTO regolamentato nell’Art. 182. Circolazione dei velocipedi) non ne fa cenno e nonostante le recenti pressioni per introdurlo nella revisione del codice stesso nel 2016, non c’è stato margine di introdurre una norma in tal senso e lasciando al buon senso civico l’utilizzo di questo accessorio neppure per gli under 14. Non indossare il casco in bici oggi giorno è una cosa da spregiudicati; sia perché è acclarato che il casco salva le vite e limita i danni derivanti dagli urti sia perché oramai la tecnologia ha fatto passi da gigante (soprattutto da quando il caschetto è diventato obbligatorio nelle corse UCI su strada nel 2003) ed i caschi sono diventati sempre più comodi e di design che quasi sembra di non averli. Inoltre come tutte le abitudini civiche, l’adattamento uva volta avvenuto diventa una routine irrinunciabile (vedi casco in modo e cinture in auto).
In attesa del passaggio finale alla camera, è provabile che venga introdotto l’obbligo del casco per i minori di anni 12 che guidino una bicicletta, ma soltanto 4 mesi dopo l’approvazione della legge.
Nell’ultimo decennio i caschi hanno raggiunto un livello elevato di standard in termini di sicurezza in termini di efficacia protettiva e comodità / vestibilità. Ricordiamoci tuttavia che la finalità primaria per cui sono nati: proteggere il cranio dagli urti. Pertanto tutti i prodotti in commercio devono essere certificati e tale certificazione avviene su test in base all’assorbimento degli urti stessi. Questa la finalità principale alla quale si accompagnano caratteristiche migliorative quali: leggerezza, aerazione, aerodinamicità, comodità, design, usura dei materiali e tante altre. In linea generale un casco da bici è composto da:
Tutti i caschi da bici in quanto tali devono riportare al loro interno l’etichetta di omologazione EN1078 che garantisce l’osservanza alla norma di legge in merito alla costruzione, ai materiali e relativi test.
Tornando al discorso sicurezza il casco ci protegge in due modi: essenzialmente ci evita spesso ferite lacero contuse al capo e alla nuca perché la calotta esterna subisce per noi gli attriti dell’impatto con asfalto, rami e quanto altro; in secondo luogo ci limita i danni interni al cervello ammortizzando l’impatto ed evitando che per l’eccessiva decelerazione le componenti interne si scuotano causando danni neurologici più o meno gravi (per chi volesse esempi a latere sul tipo di danni di questa seconda specie si tenga presente la vicenda del pilota Jules Bianchi ed allo stesso Schumacher sulle piste da sci).
Dimmi che disciplina ciclistica pratichi e ti dirò quale tipo di casco fa per te. Non è banale, sia per motivi tecnici che estetici; detto che la funzione primaria è la sicurezza capita ancor oggi di vedere soprattutto su strada persone con dei caschi poco aerodinamici ed adatti più alla mountain bike. Vediamo quindi le varie tipologie di casco in base alle due ruote che si hanno tra i pedali:
Oltre alla disciplina praticata, nella scelta del casco è importante considerare il proprio livello di esperienza e di utilizzo dell’accessorio: un adulto in genere avrà esigenze differenti rispetto al bisogno di sicurezza di un bambino.
Chiariamoci subito: il casco è un accessorio adibito alla sicurezza pertanto, al di la della legge che prevede giustamente che sia riportato in etichetta la marcatura CE e la normativa di riferimento EN 1078, è bene orientarsi su un prodotto di qualità perché altrimenti non serve a nulla. La qualità la si vede anche non solo a livello costruttivo ma anche in particolari come l’utilizzo di determinate sostanze per la verniciatura che non devono rilasciare sostanze tossiche sulla pelle durante l’utilizzo.
Il casco ordinato o comprato al momento non deve avere rigonfiamenti o deformazioni o ancor peggio scalfiture anche leggere nella parte esterna. Le parti devono essere accuratamente saldate tra di loro così come i cinturini che non devono essere rotti, attenzione anche alla rotella posteriore che deve fare il suo lavoro di regolazione della scodella in base ai centimetri di circonferenza del capo.
Ogni testa inoltre è a se stante quindi è possibile, anche se non dovrebbe essere così, che taluni modelli non vi si adattino perché poco conformi alla forma della vostra testa; il casco NON DEVE BALLARE FRONTALMENTE (e quindi anche sulla nuca) e neppure ORIZZONTALMENTE. La vestibilità deve essere comoda ma “assicurata” tramite i cinturini con cui si allaccia. In sostanza non ci devono essere sfregamenti evidenti durante l’utilizzo.
Tra le altre caratteristiche cui far attenzione ci sono ad esempio anche la ventilazione (le case indicano il numero di prese d’aria totali e un dettaglio sulle posteriori, ad esempio 24 o 32) il peso (indicato in grammi e, per chi fa di questo un must, tra modelli di fascia alta e bassa possono esserci differenze nell’ordine di 2/3 ettogrammi sui caschi da ciclismo su strada) e le diciture in merito agli enti che hanno effettuato i test di certificazione.
Il casco va cambiato ogni qual volta subisce una deformazione; tipicamente dopo un urto che ne ha intaccato la parte interna ed esterna proprio per attutire l’energia cinetica. I danni al casco non sono solo quelli visibili (crepe e parti che cominciano sfaldarsi). Si può anche cambiare il casco per mero gusto ma anche perché desiderate più prestazione (ad esempio viaggiare con qualche grammo in meno in salita) ed aerazione. Alcune case e rivenditori consigliano comunque la sostituzione dopo 5 anni; a meno che non lo trattiate male come spesso capita anche a me quando per la stanchezza mi cade o lo appoggio male facendolo ruzzolare per terra (ignorando quanto sia prezioso questo semplice oggetto), ecco se vi trovate bene, il casco non è usurato e lo conservate in luoghi non freddi ed umidi questo tempo è relativo ma rimane in ogni caso un buon termine di paragone anche perché in un lustro la tecnologia migliora notevolmente sia in termini di sicurezza che di affidabilità oltre che di design e “stilosità” in genere.
Qual è la taglia giusta per il mio casco? I caschi da bici di buona qualità sono dotati di un sistema di presa di testa di regolazione nella parte posteriore del casco stesso e questo consente la perfetta regolazione e vestibilità in un “range” di alcuni centimetri. Le taglie sono infatti riconducibili a diverse misure della circonferenza della testa. A titolo di esempio espongo questa tabella Decathlon ma in commercio sia on line che off line più che la taglia trovate spesso il riferimento diretto ai cm (56-58, 58-61 …)
Circonferenza della testa 53-54cm 55-56cm 57-58cm 59-60cm 60cm e oltre
Taglia del casco XS S M L XL
Il casco come si dice in gergo non deve essere né largo né troppo stretto; nel primo caso scivolerebbe frontalmente compromettendo la visibilità (e basta una buchetta per scuotersi sulla bici da corsa); nel secondo caso impedirebbe l’ossigenazione con relativi fastidi e perdita di lucidità.
Sempre in merito a taglie non dimenticate la scelta di base più importante da compiere: la misura ideale della vostra bici.
Non voglio essere banale ma queste raccomandazioni vanno comunque fatte a scanso di equivoci anche perché errori ed orrori se ne vedono in giro, come i seguenti:
Mettere il casco senza allacciarlo è un non senso; in caso di urti ai danni da impatto si sommano quelli lacero contusi derivanti dalla sfregamento del casco stesso. L’errore che vedo più spesso è quello di slacciarlo in salita se non addirittura toglierlo ed appoggiarlo sul manubrio; rami e fronde ci sono in ogni curva e le macchine solitamente in una strada in salita vi si affiancano molto di più visto che spesso la carreggiata è stretta. Se avete caldo gettatevi acqua dalla borraccia alle feritoie.
Non usarlo d’inverno in luogo di una più protettiva berretta proteggi freddo, tanto si va più piano, è un errore da non fare! Nessuno vi impedisce di usare una copertura da freddo per il capo da apporre sotto il casco; è vero che siete già bardati di tutto punto ma perché lesinare. Se il casco c’è non lasciatelo a casa.
Pensare che visto che ho il casco posso osare: ci si protegge col casco ma si guida con il cervello quindi non sottovalutare soprattutto in discesa i possibili danni di una mancata disattenzione. Ricordo sempre un dialogo tra Valentino Rossi ed un gruppo di ciclisti pro: questi ultimi dicevano a lui che ci voleva fegato per andare a 300 all’ora su un mezzo a due ruote a motore. Per tutta risposta lui ammise “ma io lo faccio in pista ed in condizioni sicure, voi lo fate ogni giorno su strade aperte al traffico e per di più senza tuta e protezioni”
Adesso diciamoci la verità, tutti vorremmo essere Kevin Bacon nel film “Quicksilver” nel mentre scorrazza per Wall Street facendo il corriere sulla propria bici; non dico non sia più possibile però si può godere lo stesso il gusto di essere biker anche con il casco (al massimo, come dice uno spot attuale, potete tener cura dei capelli con uno shampoo per sportivi) .
Il casco ha le sue comodità anche se così potrebbe non sembrare – io vi dico le mie:
Il casco è un bel oggetto di stile se lo abbini con i colori della tua bici o meglio ancora con la divisa ed il calzini in particolare; non per altro da quando è obbligatorio nelle corse Uci i campioni tendono a “personalizzarlo” con i colori e le immagini più variegate: dai simboli dell’iride (campione mondiale) al rosa (chi sta vincendo il giro d’Italia), dorato e tante altre serigrafie con i soprannomi dei protagonisti del gruppo; è diventato quindi un segno distintivo per farsi riconoscere.
A mio parere può essere anche un ottimo regalo per amici, figli e fidanzati appassionati di ciclismo e della loro disciplina preferita: i prezzi, come già accennato precedentemente, sono piuttosto contenuti e vista la personalità del regalo (aderisce al tuo corpo) chi lo regala sa sicuramente che sarà un oggetto apprezzato mentre chi lo riceve ricorderà ogni qual volta che lo indossa chi gli ha regalato il casco. Inoltre è tutt’altro che banale e sicuramente c’è una sorta di originalità; quindi fidanzate (e perché no fidanzati), genitori… sbirciate la taglia dei caschi di chi vi sta vicino e scordatevi pure che dovete pensare cosa regalare ai vostri cari.
La soluzione è sotto i vostri occhi…o forse è meglio dire sopra :-)
Se volete avere avere degli altri spunti interessanti sul tema Caschi vi propongo anche questo bel video di ENDU, una delle community più note per chi si iscrive alle manifestazioni sportive in ambito endurance.
Di seguito vi propongo una serie di marche tra le più affidabili che potrete acquistare on line, con alcune note indicative per fornirvi qualche primo elemento utile alla scelta.
Caschi da bici: le marche più affidabili ed il rapporto qualità prezzo
Infine vi ricordo che potete visionare Caschi da Bici per Bambini in vista dell’obbligo prossimo venturo per i ragazzi di indossare il casco in bicicletta: ci sono caschi per ogni età: caschi bici da bambino da 1 anno passando per i 3 anni, 6 anni e fino a 10 11 anni. L’importanza della misura è essenziale: i ragazzi crescono ma non fate come con i vestiti; vanno presi per essere calzati e non sobbalzare quindi concentratevi su prodotti certamente regolabili ma anche affidabili sul fronte della sicurezza.
Dal 1° febbraio … a Firenze sarà obbligatorio indossare il casco quando si è alla guida di un monopattino. Questa ultima notizia che proviene al momento dalla prima grande città italiana ci fa capire dove stiamo andando a livello di sicurezza è mobilità.
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A cura di Tullio Grilli