Spreco alimentare e spreco di energia

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Spreco alimentare uguale spreco energetico. La quantità enorme di produzione agricola e alimentare che marcisce in campo o finisce in discarica dopo essere stata lavorata non è solo un problema etico e sociale, ma anche energetico. Ci chiediamo come risparmiare energia per risparmiare soldi? Bene, potremmo cominciare da qui.

Italia, catena agro-alimentare. Lo sapevate che il 3,2% della produzione agricola totale rimane a marcire sul campo? Parliamo di 1,5 milioni di tonnellate di prodotti alimentari che, per arrivare a maturazione, hanno consumato la stessa quantità di energia che potrebbe riscaldare 400mila appartamenti ad alta efficienza. La comparazione l’ha fatta l’Università di Bologna, molto attenta alle tematiche food, sulla base di dati ENI.

Sempre l’Università di Bologna, in collaborazione con ENEA, ha calcolato che in Italia il 3% del consumo energetico dipende dallo spreco alimentare. Per dare a questo valore una dimensione di grandezza lo si può paragonare al consumo energetico di oltre un milione e mezzo di italiani o all’85% del fabbisogno di energia del comparto industriale in Emilia Romagna.

Perché lo spreco alimentare è anche spreco energetico? Perché serve un’enorme quantità di energia per produrre, distribuire e cuocere alimenti che, nonostante siano ancora commestibili, diventano fin dall’origine un surplus inutilizzato. Si consuma energia per creare eccedenze, l’esatto contrario dell’efficienza.

E abbiamo parlato della sola fase di produzione. Perché se nello spreco alimentare ci mettiamo anche quello che buttiamo nell’umido o che ci scade nel frigorifero di casa, allora la questione assume contorni ancora più assurdi. L’Università di Bologna ha stimato che in Italia ogni famiglia butta nella spazzatura 49 kg di cibo (in un anno) per disattenzione o perché si sbaglia a fare la spesa. Nel mondo, dice la FAO, ci sono 870 milioni di persone affamate o malnutrite; sono invece 2 miliardi quelle che soffrono di carenze da micronutrienti.

Che fare? I trend evidenziati dagli studi dimostrano che le agricolture massive dei decenni scorsi sotto all’insegna del ‘sfamiamo i popoli’ hanno in realtà prodotto l’effetto contrario. Il divario tra chi può accedere al cibo al punto di sprecarlo e chi di cibo non ne ha si è molto allargato, concentrando il potere nelle mani di pochi. I concetti virtuosi non sono più la ‘grande scala’ e la ‘produzione intensiva’.

Come rimedio allo spreco alimentare si affacciano invece definizioni nuove: agricoltura di precisione, agricoltura biologica, produzione locale (a Km 0), e anche la valorizzazione degli scarti agricoli e alimentari per il recupero energetico (energia da biomasse).

La tecnologia è un alleato. L’Information Technology, in particolare, può dare un grosso contributo alla razionalizzazione delle produzioni agricole e alimentari contro lo spreco alimentare ed energetico. Soprattutto nel rendere più efficienti i processi di produzione e trasformazione, e nella possibilità di assecondare la variabilità della domanda grazie alla raccolta e all’elaborazione in tempo reale delle informazioni.

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Pubblicato da Michele Ciceri il 6 Luglio 2014