Prodotti vulcanici e fasi di un’eruzione

vulcano in Nuova Zelanda
Prodotti vulcanici e fasi di un’eruzione –
I vulcani possono essere definiti come delle fenditure della crosta terrestre attraverso le quali vengono spinti all’esterno in maniera non continua dei materiali magmatici incandescenti che liberano notevoli quantità di energia cinetica e di energia termica.

Il magma è una miscela di materiali ricca di gas ad altissima pressione, tra cui vapore acqueo, anidride carbonica e idrogeno.



Tipologie di vulcano

I vulcani possono essere distinti in varie tipologie. Si definiscono vulcani attivi quando sono caratterizzati da eruzioni più o meno frequenti seppur prive di regolarità. Esistono poi i cosiddetti vulcani quiescenti che, malgrado non diano luogo a eruzioni da diversi secoli, manifestano comunque segni evidenti di vita attraverso emissione di vapori e di gas.

I vulcani che vengono definiti spenti sono invece privi di attività da moltissimo tempo, in taluni casi secoli. In questa tipologia di vulcani non sono presenti segni di vita come emanazione di vapori e di gas. Tuttavia, la distinzione tra vulcani quiescenti e vulcani spenti resta piuttosto sottile. Nel corso della storia è infatti accaduto che alcuni vulcani considerati estinti all’improvviso si siano risvegliati dando luogo a eruzioni spettacolari.

Prodotti vulcanici

Le eruzioni vulcaniche sono dovute alla liberazione dei gas contenuti nei materiali magmatici. Tale liberazione viene però ostacolata dalla massa fusa. Per per questo motivo la degassazione avviene in maniera abbastanza tranquilla, nel caso in cui il magma risulta molto fluido. Quando il magma è invece molto viscoso, la degassazione determina esplosioni di grande violenza che possono arrivare a sviluppare un’energia superiore a quella di dieci bombe all’idrogeno.

Oltre ai gas, i prodotti vulcanici possono essere di due tipi:

  • prodotti vulcanici liquidi;
  • prodotti vulcanici solidi.

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Prodotti vulcanici liquidi

I prodotti vulcanici liquidi sono costituiti dalle lave che, a seconda della quantità di silice contenuta in esse, possono distinguersi in:

  • lave basiche, quando presentano una quantità di silice inferiore al 53%;
  • lave neutre, quando contengono una quantità di silice compresa tra il 53 e il 66%;
  • lave acide, quando presentano una quantità di silice superiore al 66%.

Le lave con basso contenuto di silice provengono da bacini magmatici profondi. Le lave basiche hanno inoltre un colore scuro e sono molto fluide. Per questo motivo, al momento dell’eruzione scorrono piuttosto rapidamente sui fianchi del vulcano.

prodotti vulcanici

Le lave che sono ricche di silice provengono invece da bacini magmatici superficiali. Sono inoltre contraddistinte da un colore chiaro e sono molto viscose. Per questa ragione scorrono con difficoltà e si consolidano rapidamente, accumulandosi intorno al cono craterico e determinandone il progressivo innalzamento.

Prodotti vulcanici solidi

I prodotti vulcanici solidi sono definiti anche piroclastici. Essi includono:

  • ceneri e sabbie, ovvero particelle finissime di lava e minuti frammenti di rocce;
  • lapilli, ossia scorie di colore grigio con dimensione variabile da uno a quattro centimetri;
  • bombe vulcaniche, ovvero gocce di roccia ardente con un diametro superiore ai 64 millimetri;
  • pomici, ossia lave vetrose e ricche di gas che fuoriuscendo dal cratere si espandono in blocchi spugnosi dal colore grigio o biancastro.

Fasi di un’eruzione vulcanica

L’attività eruttiva di un vulcano tipico si manifesta in genere attraverso le seguenti fasi:

  • la fase premonitrice;
  • la fase esplosiva;
  • la fase effusiva;
  • la fase di solfatara o di quiescenza.

Fase premonitrice di un’eruzione vulcanica

La fase premonitrice precede di qualche tempo l’eruzione ed è contraddistinta da boati sotterranei, terremoti, riscaldamento o prosciugamento di eventuali sorgenti, guizzi luminosi sul cratere del vulcano. L’ insieme di questi fenomeni sta a indicare che vi sono cambiamenti in corso nell’equilibrio fisico-chimico del sottosuolo.

Fase esplosiva di un’eruzione vulcanica

La fase esplosiva di un’eruzione vulcanica è definita anche fase pliniana poiché fu descritta in maniera estremamente dettagliata dallo scrittore romano Plinio il Giovane in occasione della nota eruzione del Vesuvio avvenuta nel 79 d.C. Questa eruzione portò alla distruzione di Pompei, Ercolano, Stabia e altri centri ubicati in prossimità del vulcano.

La fase esplosiva è caratterizzata da una violenta esplosione che squarcia letteralmente il cratere del vulcano, lanciando in atmosfera una densa nube di gas e di vapori accompagnata da lapilli, ceneri e bombe vulcaniche.

Una volta raggiunta una certa altezza, tutti questi materiali solidi ricadono al suolo. La nube di gas prodotta può invece innalzarsi fino a un’altezza di 10-20 chilometri formando un enorme pennacchio che viene chiamato pino vulcanico per la particolare forma assunta. In taluni casi, insieme al gas può fuoriuscire anche una miscela di magma polverizzato che è definita nube ardente. La nube ardente scende rapidamente lungo i fianchi del vulcano bruciando tutto ciò che incontra lungo il proprio cammino.

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Fase effusiva di un’eruzione vulcanica

La fase effusiva di un’eruzione vulcanica viene anche definita deiezione. Questa fase consiste nella emissione di lava incandescente, contraddistinta da una temperatura che può raggiungere fino ai 15000° C. In questi casi, la lava si espande in vere e proprie lingue di fuoco chiamate colate laviche.

La velocità di una colata lavica può variare perché dipende da diversi fattori. Oltre alla maggiore o minore fluidità, la rapidità con cui si muove una colata lavica può infatti dipendere dalla pendenza più o meno grande del vulcano. In genere la velocità di percorso di una colata lavica risulta comunque al massimo livello in prossimità della bocca eruttiva dove può raggiungere fino a decine di chilometri all’ora. La velocità risulta invece minima nella parte frontale della colata, dove si riduce a qualche metro all’ora.

Altrettanto variabili possono essere la larghezza e la lunghezza della colata. Esse dipendono d’altronde strettamente sia dalla durata sia dall’intensità dell’eruzione vulcanica. Alcune colate laviche appaiono come dei piccoli rigagnoli. Altre arrivano invece ad assomigliare a fiumi che avanzano fino a distanze di oltre quaranta chilometri dalla bocca eruttiva.

Fase di solfatara o di quiescenza

Una volta conclusa l’attività eruttiva il vulcano entra nella cosiddetta fase di solfatara, definita anche di quiescenza, che è caratterizzata dalla emissione di gas e di vapori.

Il ciclo eruttivo dei vulcani non comprende sempre tutte le fasi descritte. In taluni casi una o due fasi possono mancare. Alcuni vulcani hanno quindi esclusivamente un’attività di tipo esplosivo mentre altri presentano solamente un’attività di tipo effusivo.

Pubblicato da Evelyn Baleani il 3 Aprile 2021