Coltivazione del tartufo: consigli per iniziare

Come forse sai già, la coltivazione del tartufo è un’attività molto redditizia, che non richiede grandi investimenti e che – a patto che tu sappia muoverti con consapevolezza – ti regalerà grandi soddisfazioni.

Ricorda infatti che oltre ad essere un processo in grado di generare un “frutto” molto prelibato, la coltivazione del tartufo contribuisce anche allo sviluppo sostenibile e svolge un ruolo ecologico molto importante, considerato che garantisce la protezione dell’erosione del suolo, la prevenzione dell’instabilità idrogeologica, il ripristino della naturale fertilità dei suoli esauriti e l’assorbimento di Co2.

Condividiamo inoltre, fin da questa fase introduttiva, che per poter coltivare il tartufo non è necessario utilizzare fertilizzanti chimici o erbicidi dannosi per l’ambiente. Insomma, tanti benefici che potrai facilmente gestire, grazie anche ai consigli che di sotto abbiamo voluto condividere con te al fine di indurti a non commettere errori nella fase iniziale di questo percorso!

Che cos’è il tartufo?

Il tartufo è un fungo molto pregiato e ricercato in tutto il mondo. Quello italiano è probabilmente il più famoso al mondo, e per questo motivo la coltivazione del tartufo è diventata per molti imprenditori agricoli una buona opportunità per diversificare le colture e avere ottimi guadagni.

Ora, la prima cosa da sapere se si vuole avviare una coltivazione di tartufo è che il tartufo è un fungo simbionte, che non può vivere da solo, ma solo in simbiosi con le radici di piante di bosco come ad esempio il leccio. Gestire una tartufaia, quindi, significa gestire il territorio e il terreno dove crescono queste piante, trattandole con la giusta quantità di sostanze nutritive e di acqua.

Bisonga inoltre premettere che il tartufo, essendo un fungo, ha bisogno di terreni freschi e umidi per crescere, e che la coltivazione del tartufo richiede tanto tempo: dal momento in cui si decide di iniziare a coltivare un tartufo al momento della raccolta dei primi tartufi, ci vogliono dai 5 ai 7 anni!

Il vantaggio, però, è che, una volta avviata, la coltivazione del tartufo ti può garantire un reddito abbastanza stabile per molti anni: all’undicesimo anno di produzione, si raggiunge il picco di produzione che dura fino a 80 anni. Non male, no?

Consigli per la coltivazione del tartufo

Introdotto quanto sopra, cerchiamo di condividere alcuni spunti per avere successo nella coltivazione del tartufo.

La scelta del posto

Uno dei requisiti fondamentali per iniziare a coltivare con successo il tartufo è quello di verificare spontaneamente la presenza del tartufo nei territori limitrofi. Le zone confinanti con quelle dove il tartufo nasce e cresce spontaneamente sono evidentemente più produttive delle nuove zone!

La scelta del tartufo

Le giuste condizioni ambientali sono essenziali per determinare il livello di qualità e la scelta del tartufo sarà una diretta conseguenza della qualità e del tipo di terreno. Per questo motivo, è importante eseguire l’analisi del suolo, effettuata in laboratori specializzati, con i risultati che saranno analizzati con un agronomo specializzato. In generale, il terreno più adatto alla coltivazione del tartufo è calcareo, con un ph di circa 8, con un ottimo drenaggio, ventilato con una buona presenza di attività biologica.

La lavorazione del terreno

Dopo aver verificato la fattibilità della coltivazione del tartufo sulla base dei risultati dello studio preliminare del terreno, si procede alla sua lavorazione, che dovrà essere effettuata nel periodo estivo. In linea di massima, tale preparazione consisterà nel rimuovere tutti i tipi di piante presenti ma senza andare troppo in profondità per evitare danni o alterare l’ecosistema del suolo.

La scelta delle piante

Una volta che il terreno è pronto, si procede a piantare i giovani alberi con il fungo già attaccato alla radice della pianta, che si trasformerà – o così si spera! – in un tartufo. Naturalmente, tieni conto che esistono delle aziende specializzate che commercializzano questo tipo di piante e ti potranno supportare, con la loro attenta consulenza, nella scelta del tartufo e della pianta simbionte da coltivare. Tutto dipenderà dalla zona in cui si trova il tartufo, dal tipo di terreno e dalle condizioni climatiche.

Piantare gli alberi

E’ consigliabile piantate gli alberi a novembre/dicembre, o a febbraio/marzo, in un terreno soffice, né asciutto né bagnato, proteggendoli con una rete o, se le dimensioni del terreno lo consentono, con una mini serra. Optando per la costruzione di una mini serra si otterrà un maggiore risparmio energetico, in termini di acqua necessaria per l’irrigazione delle piante, in quanto una simile struttura incrementerà la riserva d’acqua nel terreno e migliorerà l’ambiente in cui crescono le piante.

Curare il terreno

Una volta piantati gli alberi, è necessario effettuare una serie di processi colturali per garantire la conservazione e il miglioramento nel tempo della tartufaia, tra i quali i più importanti sono l’irrigazione del terreno (che deve essere costante e continuativa per mantenere le condizioni climatiche umide e fresche necessarie alla crescita del tartufo, ma senza ristagni d’acqua che potrebbero causare il marciume delle piante), la potatura (da effettuare durante il periodo di riposo vegetativo, in dicembre/gennaio, e solo dei rami che sorgono alla base delle piante per garantire una maggiore ventilazione) e la lotta contro i parassiti (utilizzando insetti biologici o rimedi naturali; insetticidi e prodotti chimici potrebbero rovinare l’equilibrio simbiotico fungo-pianta).

In bocca al lupo!

Pubblicato da Anna De Simone il 29 Luglio 2020