Biogas fai da te: è possibile crearsi un impianto in autonomia?

Impianto di biogas

È davvero possibile creare un impianto biogas fai da te?

La risposta è positiva ma… attenzione: oltre a uno spazio adeguato, ti servirà un po’ di pratica e, probabilmente, la supervisione di qualcuno esperto. Dunque, leggi queste informazioni con attenzione e, successivamente, prima di metterti all’opera, completa la tua formazione di creatore di un impianto biogas in casa in modo più professionale!

Dunque, questo approfondimento non entrerà nel merito della produzione di gas o di ciò per cui il biogas può essere utilizzato, ma è un’introduzione di base alle condizioni necessarie per creare biogas infiammabile, incoraggiandoti a saperne di più.

Ambiente

La prima cosa che bisogna creare un il giusto ambiente, ovvero un ambiente a tenuta d’aria. Un contenitore ermetico può essere utilizzato come “digestore” anaerobico, creandoti come principale difficoltà la necessità di aggiungere degli elementi senza però consentire l’ingresso di ossigeno nel tuo sistema. Il metodo più comune per creare un digestore a flusso continuo è la forma a “teiera”,  tanto che la maggior parte dei digestori per biogas che oggi trovi in commercio sono alcune varianti di questa forma di teiera.

Stoccaggio di gas

Gli archei, ovvero i batteri che ti permetteranno di ottenere il biogas, amano l’acqua. Dunque, quando si carica un digestore, si deve tenere conto del contenuto d’acqua nel materiale che vi si mette dentro. Un cespo di lattuga, per esempio, potrebbe essere in apparenza un elemento molto solido, ma in realtà è acqua al 98%. Il riso essiccato è solo il 14% di acqua. Indipendentemente dalle dimensioni del digestore, la “Regola del 40-50-10” dovrebbe guidarti per poter ottenere il volume corretto: in sintesi, dovrai preoccuparti di inserire il 40% di materiale, riempire il resto del digestore con acqua, ad eccezione del 10% di spazio di aria.

Temperatura

Una buona analogia a cui pensare per quanto riguarda la temperatura e la digestione anaerobica è che la temperatura è come il “pedale” dell’acceleratore della vostra auto. Più ci sali sopra, più velocemente il digestore convertirà i rifiuti in gas. Tuttavia, proprio come il premere il pedale dell’acceleratore, ci sono delle conseguenze. Più il digestore è caldo, più l’ambiente in cui si decompongono i rifiuti diventa fragile e suscettibile a un incidente inatteso.

Puoi controllare la temperatura in diversi modi. Per esempio, in alcuni Paesi si ha l’abitudine di inserire il digestore direttamente sottoterra, sepolto, con costruzione di norma più grande del necessario. In questo modo possono essere sovraccaricati nei mesi invernali per mantenere una produzione di gas costante. Altri progetti impiegano una serra. Sistemi più avanzati integrano uno scambiatore di calore, che può essere riscaldato con collettori solari. Indipendentemente dal tuo progetto, evita di usare il biogas o qualsiasi altro combustibile per riscalda il digestore.

Acidità

Il pH neutro è un parametro importante nella digestione anaerobica, così come lo è per il compostaggio aerobico. Se il pH viene misurato all’ingresso, sarà leggermente inferiore a quello neutro – di solito intorno a 5,5 – poiché il materiale aggiunto viene convertito in acidi. Il pH si neutralizza quando questi acidi vengono convertiti in gas metano. Quando il biofertilizzante liquido esce dal digestore, dovrebbe essere pari 7. Se il pH del biofertilizzante è inferiore a questo, è un indicatore che il digestore è stato sovralimentato e rischia di “inacidirsi”, o di smettere di funzionare a causa del basso pH.

Se il pH all’ingresso scende al di sotto di 5,5, è necessario aggiungere della cenere di legno o della calce per tamponare il digestore. Un digestore inacidito non ha attività di bolle e, invece di produrre gas, aspira aria all’interno. La parte superiore verrà aspirata strettamente contro la superficie del liquido e se si utilizza una camera di compensazione del birraio, l’acqua nella camera di compensazione verrà aspirata nel digestore. Il riavvio di un digestore inacidito richiede tempo, e nella maggior parte dei casi è più semplice scaricarlo e ricominciare da capo.

Produzione di biogas

La produzione di biogas è migliore con lo stesso rapporto 25:1 C:N del compostaggio aerobico. La ragione per cui il letame bovino è di gran lunga la materia prima più comune per il biogas è che il letame bovino è naturalmente il perfetto rapporto 25:1 C:N. Il letame bovino è un’eccellente materia prima per iniziare a sperimentare il biogas. Altri rifiuti devono essere combinati come lo è un cumulo di compost.

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Conclusioni

Dopo queste cinque fasi, è importante sapere che per le prime 48 ore per un piccolo digestore o fino a un paio di settimane per un sistema più grande, il digestore produrrà solo anidride carbonica (CO2). L’anidride carbonica è naturalmente utilizzata negli estintori, tanto che quando si mette un fiammifero al gas da testare per verificarne l’infiammabilità, esso verrà soffiato via con un “sibilo” udibile e un ciuffo di fumo nero.

Quando il biogas comincia ad accendersi, il sibilo e il fumo nero spariranno e si sentirà il distinto odore di “uova marce” del solfuro di idrogeno solforato (H2S). Questo odore è il segnale per iniziare a catturare il tuo gas, in quanto è infiammabile o lo sarà presto. Questa “fase di CO2” ha portato molte persone ad abbandonare i progetti di fai da te che avrebbero potuto essere infiammabili se avessero aspettato un po’ più a lungo!

Speriamo che questi piccoli suggerimenti possano invogliarti a saperne di più sulla realizzazione di un impianto biogas fai da te. Il materiale per approfondimenti tecnici, realizzato da esperti e appassionati, non dovrebbero mancarti con una rapida ricerca online!

Pubblicato da Anna De Simone il 26 Novembre 2020