Aconitum Napellus: cos’è e quali sono le sue caratteristiche di tossicità

Aconitum napellus

Aconitum napellus (A. napellus) è un’erba perenne, spesso coltivata come pianta ornamentale per i suoi fiori contraddistinti da un bel colorito blu intenso o viola scuro. Peccato solo che tutte le parti della pianta, e in particolare le sue radici, contengano delle tossine particolarmente nocive, e che tra di esse l’aconitina – da cui trae il nome l’erba – sia certamente la più pericolosa.

Sebbene il veleno sia noto soprattutto come cardiaco, in realtà si tratta anche di un potente elemento nervoso. Le piante di Aconitum sono molto velenose e vengono usate come erbe solo dopo la lavorazione, bollitura, per ridurre la loro tossicità.

Il veleno

In virtù di quanto sopra, non sfugge il fatto che Aconitum napellus sia stato usato fin dall’antichità come un veleno da applicare su lance e frecce per la caccia e per la battaglia. Si credeva inoltre che questa erba fosse utile per poter respingere i lupi mannari e, più pragmaticamente, i lupi. Gli antichi romani lo usavano altresì come metodo di esecuzione, vista e considerata la sua tossicità.

Le origini

Aconitum napellus è originaria dell’Europa occidentale e centrale, dove è considerata una delle piante più velenose esistenti in natura. Di contro, l’avvelenamento da aconitina è particolarmente raro in altre zone del mondo, come ad esempio in Nord America. Quando si verifica, è generalmente dovuto alla confusione di questa pianta con una pianta commestibile o all’ingestione involontaria da parte dei bambini. Tuttavia, con la crescente popolarità e disponibilità di erbe medicinali contenenti Aconitum napellus, l’avvelenamento da aconitina potrebbe verificarsi più frequentemente.

È anche vero che l’avvelenamento da aconitina è più comune in Asia a causa dell’uso diffuso di farmaci a base di erbe. A Hong Kong, per esempio, statisticamente l’aconitina è responsabile della maggior parte degli avvelenamenti gravi da preparazioni a base di erbe cinesi. Sebbene la fonte di aconitina, specialmente in Cina, sia di norma proveniente da Aconitum carmichaeli (chuanwu) o Aconitum kuznezoffii (caowu), la tossicità è del tutto simile a quella caratteristica dell’erba di cui parliamo oggi.

Leggi anche: Piante velenose, elenco e caratteristiche

Gli utilizzi

I presunti usi terapeutici di A. napellus includono il trattamento dei dolori articolari e muscolari. Come tintura applicata sulla pelle, si sostiene che rallenti la frequenza cardiaca nei pazienti affetti da patologie avverse. Altri usi dichiarati includono la riduzione delle febbri e dei sintomi del raffreddore.

I sintomi di avvelenamento

Negli avvelenamenti, l’insorgenza dei sintomi si verifica da pochi minuti a poche ore dopo la deglutizione. La gravità dell’avvelenamento da aconitina è legata alla rapida insorgenza di cambiamenti del ritmo cardiaco potenzialmente letali. Altri sintomi possono includere intorpidimento e formicolio, frequenza cardiaca lenta o veloce, e manifestazioni gastrointestinali come nausea, vomito, dolore addominale e diarrea. La paralisi respiratoria e le anomalie del ritmo cardiaco possono portare alla morte. Il trattamento è sintomatico e di supporto; non esiste un antidoto specifico.

Le avvertenze

Purtroppo, c’è un margine di sicurezza davvero molto basso tra le dosi terapeutiche e quelle tossiche di aconitina. È noto ad esempio il caso di una donna di 66 anni, non affetta da malattie cardiache note, che ha ottenuto alcune dosi di questa sostanza da un erborista, affinchè potesse fare una tisana con tale erba, per trattare la sua osteoartrite.

Ebbene, circa 90 minuti dopo aver bevuto la tisana la donna avrebbe sviluppato intorpidimento del viso, delle braccia e delle gambe. Questo quadro di sintomi è stato poi rapidamente seguito da nausea, debolezza e pressione toracica. In un pronto soccorso, è stata trovata con un ritmo cardiaco anomalo. Dopo 4 ore di trattamento con farmaci e scosse elettriche al cuore, è stato ripristinato un ritmo cardiaco normale.

Ci sono poi casi di avvelenamento contraddistinti dal fatto che alcune persone hanno assunto intenzionalmente A. napellus a causa dei suoi presunti effetti terapeutici. Un altro caso clinico piuttosto noto è ad esempio quello di un uomo di 21 anni che ha acquistato le piante di Aconitum napellus dopo aver letto un libro di erboristeria, ha macinato le radici delle piante e ha poi riempito le capsule con il materiale essiccato.

Quindi, ha assunto 1 capsula al giorno per diversi mesi per curare il suo stato di ansia. Per aumentare gli effetti, però, una sera ha deciso di inghiottire 3 capsule e si è addormentato. Cinque ore dopo si è svegliato con sensazioni di intorpidimento generalizzato, nausea, diarrea, vertigini, dolore toracico, mancanza di respiro e visione difettosa dei colori (in particolare, una preponderanza di colorazione viola).

Si è ritenuto che i primi sintomi siano passati inosservati perché dormiva, e quando è giunto in un pronto soccorso, la sua frequenza cardiaca era molto lenta (43 battiti al minuto) e aveva un ritmo cardiaco anomalo. Concentrazioni plasmatiche di aconitina supportato avvelenamento da A. napellus. Ha trascorso 48 giorni in ospedale prima di riprendersi.

Dunque, se si pensa che qualcuno abbia ingerito accidentalmente o volontariamente Acotinum napellus, è bene contattare immediatamente il pronto soccorso esponendo la propria ipotesi di avvelenamento e, magari, portando con se un estratto della pianta o altra sostanza che si è ingerita.

In questo modo sarà possibile aiutare i medici a effettuare una diagnosi del possibile avvelenamento da Acotinum napellus, permettendo altresì l’avvio del trattamento più idoneo per la cura di questi effetti, potenzialmente molto nocivi per la propria salute.

Ricordiamo che, anche in questo caso, la tempestività del proprio intervento è spesso decisiva per poter evitare ogni conseguenza negativa e poter consentire il ripristino più celere di uno stato di benessere contro tali ipotesi di avvelenamento.

Pubblicato da Anna De Simone il 9 Dicembre 2019