E’ sempre una notizia terribile quando si verificano ma quanti tipi di terremoto esistono e come possiamo classificare questi disastri che ancora oggi non riusciamo puntualmente a prevedere? In Italia come anche in Giappone o in California conosciamo bene questa piaga e sappiamo che da un momento all’altro può capitare ma non è sempre lo stesso pericolo.
Al variare delle tipologie possono cambiare anche i danni, la durata e le cause, e la tempistica per eventualmente prevederli.
Letteralmente dal latino significa “movimento della terra” e può comprendere vibrazioni o assestamenti della crosta terrestre, spesso provocati dallo spostamento improvviso di una massa rocciosa nel sottosuolo. Alcune forze di natura tettonica all’interno della crosta terrestre provocano una lenta deformazione e arrivati al carico di rottura c’è una liberazione di energia elastica. Ecco i terremoti. Solitamente hanno un ipocentro, in una zona interna della Terra, e un corrispondente epicentro, sulla superficie, e spesso sono in corrispondenza dei confini tra due placche tettoniche dove il contatto è costituito da faglie anche se possono verificarsi anche lontano dalle zone di confine tra placche, per riassestamenti tettonici.
Per capire i terremoti ci si rifà al modello della tettonica delle placche immaginando un loro movimento lento, costante e impercettibile che distorce le rocce sia in superficie sia nel sottosuolo facendo sì che si accumuli una tensione poi scaricata attraverso i vari tipi di terremoto. Dato che in pochi secondi viene rilascia energia accumulata per decine o centinaia di anni, le onde sismiche sono devastanti
La natura dell’origine del sisma non è sempre facile da individuare ma può essere importante per classificare questi fenomeni e capire meglio cosa aspettarsi nei mesi successivi al disastro. Possiamo dare la colpa a movimenti tettonici o ad eventi naturali come l’attività vulcanica e le frane ma può anche essere l’uomo il vero responsabile. Ecco un elenco dei principali tipi di terremoto
La maggior parte dei terremoti che ricordiamo a memoria d’uomo sono tettonici oppure vulcanici, la responsabilità dell’uomo almeno per questo tipo di disastri è scarsa. In entrambi i casi e in verità in tutti i tipi di terremoto, è molto importante misurare la potenza e ciò può essere fatto con due diverse impostazioni che hanno una corrispettiva scala.
La famosa Scala Mercalli fa riferimento agli effetti del sisma sull’ambiente, sugli edifici e sulle persone e proprio in base a quelli decide un livello da assegnare al terremoto verificatosi. Si parte da zero e si raggiunge il dodici, con il crescere della potenza
In alternativa si può utilizzare la Scala Richter che va invece direttamente a prendere in considerazione la quantità di energia liberata dal sisma. Si parla di magnitudo del terremoto e si misura l’intensità del sisma senza andare ad analizzare che impatto essa ha avuto sulla vita dell’uomo. Si parte da zero e per ora la massima magnitudo registrata in un sisma è pari a 9. Questa scala è meno antropocentrica e più netta ma entrambe le scale vengono utilizzate oggigiorno.
Detto anche il fuoco di un terremoto, l’ipocentro è quel preciso punto all’interno della Terra da cui inizia a propagarsi la frattura che genera un terremoto. Proprio da qui si libera l’energia elastica accumulata e inizia il processo di rottura con l’irradiazione di onde longitudinali e trasversali che arrivano fino alla superficie terrestre dove si generano altre onde, superficiali, a carattere più complesso. Possiamo identificare dei tipi di terremoto diversi anche osservando la posizione del loro ipocentro.
I terremoti superficiali hanno un ipocentro ad una profondità compresa tra zero e 70 chilometri di profondità, gli intermedi hanno un ipocentro ad una profondità compresa tra 70 e 300 chilometri di profondità mentre quelli profondi hanno un ipocentro ad una profondità compresa tra 300 e 720 chilometri di profondità.
Difficile che ci sia un ipocentro ancora più in profondità perché a quei livelli la materia perde rigidità a causa dell’elevata temperature e pressione e diventa più flessibile, quindi non si riescono a formare più i terremoti perché siamo di fronte a materiale semi-fluido che ha un comportamento plastico in cui è difficile che si accumulino forze e poi di sprigionino di colpo.
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