Pertosse negli adulti: come trattarla

pertosse

La pertosse è una condizione altamente contagiosa. Una infezione che è ben più comune nei neonati, anche se persone di tutte le età possono contrarla. I sintomi della pertosse tendono ad essere meno gravi negli adulti che nei bambini, con i neonati non vaccinati che hanno il maggior rischio di subire dei danni seri da questa infezione, oltre le più diffuse complicazioni da pertosse.

In questo approfondimento, cercheremo tuttavia di occuparci dei sintomi e delle complicazioni della pertosse negli adulti, soffermandoci poi sulle principali opzioni di trattamento che, evidentemente, ti consigliamo di condividere con il tuo medico di riferimento.

I sintomi della pertosse negli adulti

Come abbiamo già avuto modo di anticipare, la pertosse può colpire gli adulti e si manifesta in modo spesso meno grave rispetto a quanto non succeda nei bambini.

Gli adulti tendono dunque a sperimentare sintomi meno gravi di pertosse rispetto ai più giovani, e per un motivo ben chiaro: gli adulti hanno accumulato l’immunità da precedenti infezioni e vaccinazioni, e dunque il proprio organismo è più “pronto” a far fronte a questo attacco.

Si tenga anche conto che i batteri che causano la pertosse sono quelli chiamati Bordetella, che si diffondono attraverso l’aria quando qualcuno che è infetto da pertosse e starnutisce. I sintomi di solito si sviluppano da 5 a 10 giorni dopo l’esposizione, ma alcune persone potrebbero non sviluppare sintomi per diverse settimane.

La pertosse si sviluppa in tre fasi.

Nella prima fase, le persone sono altamente contagiose. In un primo momento, la pertosse causa lievi sintomi simili al raffreddore, che durano da 1 a 2 settimane, come ad esempio naso che cola, starnuto, febbre leggera, affaticamento, leggera tosse.

Nella seconda fase, le persone possono sviluppare una tosse severa e persistente che lascia loro ansimare. Il classico sibilo si verifica quando le persone inalano bruscamente l’aria per riprendere fiato dopo un colpo di tosse. Le persone sono ancora contagiose a questo punto dell’evoluzione della malattia, con i sintomi che possono durare da 1 a 6 settimane.

Si entra quindi nella terza fase. Qui la tosse migliora gradualmente e gli attacchi di tosse sono meno frequenti. A questo punto, le persone non sono più contagiose, ma corrono il rischio di sviluppare altre infezioni che possono rallentare il processo di recupero.

La diagnosi della pertosse negli adulti

Un medico può diagnosticare la pertosse esaminando la storia medica del paziente e i sintomi attuali di una persona. Tuttavia, capita che a volte i medici siano portati erroneamente a diagnosticare la pertosse come un comune raffreddore o un’altra infezione respiratoria, perché la pertosse negli adulti non causa in genere sintomi gravi.

Se un adulto sta sperimentando una tosse persistente, il medico che ha il sospetto sulle cause di tale condizione può raccomandare ulteriori esami medici, e diagnosticare correttamente il problema. Questi test possono includere un tampone nasofaringeo: un medico raccoglie un campione di muco attraverso il naso per analizzare i batteri B.

Leggi anche: Rimedi naturali per la tosse

Le complicazioni della pertosse

La pertosse può rendere piuttosto difficile il dormire. Tuttavia, gli adulti possono sviluppare complicazioni secondarie e fastidi ben più seri: la tosse violenta può ad esempio causare svenimenti o fratture alle costole. Altre potenziali complicazioni della pertosse negli adulti includono:

  • difficoltà ad addormentarsi o a rimanere addormentati, chiamata insonnia,
  • difficoltà a respirare durante il sonno, chiamata apnea notturna,
  • perdita di peso accidentale,
  • polmonite,
  • infezioni agli occhi.

Il trattamento della pertosse negli adulti

Occupiamoci ora del trattamento della pertosse negli adulti, ovvero la sua cura che, come ogni altro aspetto di questo approfondimento, ti consigliamo naturalmente di condividere con il tuo medico di riferimento.

In linea di massima, il trattamento dipende dalla durata della malattia e dalla gravità dei sintomi. Il trattamento della pertosse comporta di solito una terapia antibiotica, e se effettuato in maniera precoce può concretamente ridurre la gravità dei sintomi, accelerare i tempi di recupero e impedire alle persone di trasmettere i batteri ad altre persone. Il medico potrebbe dunque voler prescrivere degli antibiotici anche per altri membri della famiglia che sono entrati in stretto contatto con il paziente.

Ricordiamo anche come secondo i medici, i trattamenti antibatterici sono più efficaci durante le prime 2-3 settimane di infezione o prima dell’inizio degli attacchi di tosse. Tuttavia, le persone raramente ricevono il trattamento abbastanza presto per sperimentare questi benefici, complicando il percorso di guarigione.

Ci sono inoltre alcuni suggerimenti e rimedi “domestici” che possono agevolare la guarigione dalla pertosse, come:

  • rimanere idratati,
  • stare a riposo,
  • praticare una corretta igiene delle mani,
  • mangiare spesso piccoli pasti piuttosto che pochi grandi pasti,
  • evitare i fattori scatenanti della tosse, come il fumo, le sostanze chimiche forti e gli allergeni.

Rammentiamo che la pertosse non risponde ai tradizionali farmaci per la tosse, e che dunque non bisognerebbe assumere dei farmaci da banco, fai – da – te, nella speranza che possano essere di sollievo. Evidenziamo infine come il recupero dalla pertosse può richiedere diverse settimane, e una pertosse possa comunque continuare a lasciare qualche strascico per alcuni mesi.

Fattori di rischio

La pertosse è altamente contagiosa e le vaccinazioni contro la pertosse si esauriscono con l’avanzare dell’età. Gli adulti che non hanno ricevuto il vaccino di richiamo per la pertosse hanno un rischio maggiore di contrarre tale infezione.

Altri fattori che aumentano il rischio di contrarre la pertosse includono:

  • essere a stretto contatto con qualcuno che ha la pertosse,
  • avere un sistema immunitario indebolito,
  • essere incinta.

Per saperne di più ti consigliamo di parlarne con il tuo medico di famiglia e comprendere come poter fronteggiare ogni evoluzione della malattia.

Pubblicato da Anna De Simone il 21 Dicembre 2019