Obsolescenza programmata: un esempio pratico

obsolescenza programmata esempio trapano

Impedire di cambiare le batterie agli utenti significa incrementare l’obsolescenza programmata. Ecco come sostituirle in un trapano allungandone la vita.



Obsolescenza programmata significa anche inserire delle barriere, da parte delle aziende, alla manutenzione ordinaria. E concepire oggetti affinché sia difficile se non impossibile cambiare le batterie è una di queste. Eppure non è complicato fare ciò. Esistono batterie che sono standard e basta progettare un’apertura nello chassis dell’apparecchio ed ecco che si rende possibile il cambio della batteria. E non è una cosa da poco, visto le batterie durano tra i tre e i cinque anni, se va bene e gli oggetti anche il doppio. E cambiare le batterie che provocano l’obsolescenza programmata non è complicato.

Se siete proprio a digiuno di qualsiasi tecnica di riparazione la prima cosa da fare è andare sul sito FixIt sul quale si trovano decine di migliaia di tutorial per riparare qualsiasi cosa. Il sito è importante per verificare prima la difficoltà dell’operazione, per verificare gli strumenti che ci servono e gli eventuali ricambi. Bene oggi vi voglio illustrare come cambiare le batterie a un trapano, per ridurre il nostro tasso di obsolescenza programmata. Il trapano in questione è un vecchio esemplare del 1994 che giaceva in un cassetto, assieme ad altri, da oltre una decina d’anni proprio a causa dell’esaurirsi delle batterie e l’impossibilità di sostituirle agevolmente.

Ma prima di partire ecco l’elenco degli strumenti necessari:

  • un cacciavite a stella di dimensioni medie
  • un cacciavite piano di dimensioni medie
  • un tester per le verifiche elettriche
  • un saldatore a stagno di piccole dimensioni con lo stagno per saldature
  • tre batterie di ricambio
  • una ciotolina dove mettere le viti
  • filo elettrico sottile per collegare le batterie
  • un telo bianco da stendere sul tavolo per non rovinarlo e trovare al volo pezzi che potrebbero cadere

Pronti per sconfiggere l’obsolescenza programmata

Bene a questo punto siete pronti. La prima cosa da fare è quella di misurare con il tester il funzionamento dell’alimentatore per la ricarica delle batterie. La cosa è necessaria perché se l’alimentatore è guasto non è possibile ricaricare le batterie e verificare il funzionamento del trapano. Infilate l’alimentatore nella presa di corrente e verificate la presenza di tensione al capo dello spinotto con i due puntali. Non è importante trovare la polarità giusta, al limite lo strumento restituirà una lettura negativa. C’è corrente? Bene se c’è si può proseguire.

Se invece non c’è dovrete dotarvi di un alimentatore funzionante, magari proveniente da un altro apparecchio. Ma attenzione lo spinotto potrebbe essere differente. Non avete idea quanto si sia scatenata la fantasia dei costruttori di apparecchi elettrici per rendere incompatibili tra diversi apparecchi gli alimentatori e inserire anche su ciò l’obsolescenza programmata. Al punto che c’è voluta una direttiva europea per “costringere” i costruttori di smartphone a utilizzare per tutti la stessa alimentazione a 5 volt con la presa mini usb.

Esistono in commercio alimentatori economici, per caricare le batterie di un trapano non serve un alimentatore sofisticato, con spinotti multipli e voltaggio regolabile. Oppure potete “trapiantare” lo spinotto dell’alimentatore guasto su quello funzionate. Importante se fate ciò quattro cose:

  • la prima è verificare se l’alimentatore eroga corrente continua o alternata;
  • la seconda è, se si tratta di corrente continua, determinare le polarità
  • la terza è capire il voltaggio, ossia la tensione
  • la quarta è sapere l’amperaggio, ossia l’intensità di corrente

Senza voler entrare nel dettaglio sappiate che la prima, la seconda e la terza questione sono essenziali e vincolanti mentre la quarta cosa può variare di un 20-30%.

Per spiegarci. Se sull’alimentatore troviamo le sigle, come nel mio caso, Vc 3,6V 300 mA: Vc sta per corrente continua, 3,6 volt, 300 milliAmpere. I primi due valori sono vincolanti mentre il terzo può variare tra 200-400 mA e non ci saranno problemi di danni, semplicemente avrete una ricarica delle batteria un poco più lenta, oppure più veloce. Il mio alimentatore funzionava senza problemi. Non ho dovuto sostituirlo. Bene un rifiuto in meno e qualche euro risparmiato. Lotta all’obsolescenza programmata e rifiuti zero vanno a braccetto. Sempre.

Aprire il trapano

A questo punto si deve aprire il trapano, nel nostro caso c’erano 6 viti abbastanza semplici da trovare, per fortuna, che non hanno opposto resistenza. Unica cosa alla quale bisogna prestare attenzione è quella di appoggiare in maniera stabile l’apparecchio in modo di non perdere pezzi durante l’apertura. Tenete conto che sempre a causa dell’obsolescenza programmata gli oggetti sono sempre più fatti per essere assemblati e non disassemblati, perché la manutenzione/riparazione è sempre meno prevista. Un esempio di ciò risiede nel fatto che sempre più oggetti sono assemblati con la colla, anziché con le classiche e buone viti. E se l’oggetto non si apre dopo aver svitato tutte le viti visibili, significa che ce ne è qualcuna nascosta. Spesso sono sotto etichette o gommini, cercate con attenzione e verificate su FixIt oppure cercate su Google, magari in inglese con una frase del tipo “repair nome e sigla dell’oggetto”. Di sicuro qualcuno nel mondo ha già affrontato il problema della riparazione del vostro oggetto. Personalmente ho trovato nei forum sul web, specialmente quelli anglosassoni, le istruzioni per riparare un paio di microfoni professionali molto poco diffusi e una radio intercontinentale del 1984. La comunità di chi ripara oggetti da se è molto più diffusa di quanto si creda.

Una volta aperto il trapano, fate una foto con lo smartphone a come si presenta l’interno. È il sistema migliore per ricordarsi come sono disposti i componenti interni. Vi tornerà utile per il montaggio una volta terminata la riparazione. Ora identificate i fili che portano alle batterie, di solito sono rosso per il positivo e nero per il negativo – ma se sono diversi memorizzatene la polarità – e con il saldatore dissaldateli dalle batterie. Se sono agganciati meccanicamente, tagliate il filo il più vicino possibile alle batterie.

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Ricambio delle batterie

Un volta estratte le batterie è ora di pensare al ricambio, prima di tutto verificate i dati che sono sulle batterie, oppure se c’è solo la sigla usate Google per trovarle. Nel caso del trapano i dati c’erano direttamente sull’involucro: 1,2 Volt, 1.200 mA. È un’ottima notizia. Il voltaggio e l’amperaggio sono abbastanza comuni. Il problema è che avendo le linguette per la saldatura tra di loro queste batterie sono considerate “professionali” e hanno un prezzo elevato di circa 3 euro l’una. Ora 9 euro per riportare in vita un trapano sono comunque una spesa non elevata, però con un poco di conoscenze elettriche si può risparmiare e migliorare. Vediamo come. Le normali batterie AA hanno una tensione di 1,2 Volt, quella che ci serve, e spesso un amperaggio parecchio maggiore, il tutto a un costo inferiore. In commercio, infatti, si trovano batterie AA da 1,2 Volt, 2.400 mA al prezzo di 1,6 euro l’una, 4,8 euro per tutte e tre. La metà del costo e il doppio della capacità, cosa che significa lavorare il 100% in più con la stessa carica. Bene. Allora l’unica cosa da fare è verificare se esiste lo spazio fisico per contenerle in quanto, nel mio caso, le batterie AA ricaricabili sono più sottili e più lunghe. Fatta la verifica circa il fatto che si adattano ecco che siamo pronti a procedere.

Queste batterie erano disposte in serie, ossia il polo positivo, unito al polo negativo e così via fino a ottenere due poli opposti in entrata e in uscita, come se fosse una unica batteria. Con questa configurazione il voltaggio si somma 1,2 V per 3 uguale 3,6 V e l’amperaggio rimane lo stesso 2.400 mA che è il doppio di quelle originali. Unica questione l’assenza delle linguette per saldare le batterie che però è semplice sostituire. È sufficiente, infatti, saldare direttamente sulla batteria dopo aver rimosso un poco la cromatura che c’è sui poli con della carta vetrata, scoprendo un poco del rame sottostante. Rame e stagno legano che è una meraviglia. Fatto ciò si può procedere a unire le batterie con dei pezzetti di filo elettrico, magari estratto da un vecchio alimentatore guasto, di piccola sezione al posto delle linguette.

E così si riciclano anche alcuni centimetri di filo elettrico. Fatto ciò si può saldare il nuovo pacco batterie al trapano, alloggiare le batterie nel loro posto, magari nastrandole tra di loro per evitare che si muovano all’interno, visto che hanno dimensioni differenti e chiudere il trapano. Attenzione al come si serrano le viti.

Giratele tutte fino a che iniziano opporre resistenza e a questo punto provate il trapano. Le batterie ricaricabili, infatti, di solito si vendono già cariche e ciò vi consente di provare il tutto. E allora via, premete il pulsante e se tutto è a posto il vostro trapano avrà ripreso vita. A questo punto fate il serraggio finale delle viti. Senza esagerare però, per non rischiare di rompere la plastica. E quindi potete mettere sotto carica il tutto e lavorare dopo poche ore.

Un’ultima nota. Se la capacità è maggiore servirà più tempo per la ricarica, visto che l’alimentatore è quello originale. Di solito, comunque una notte di carica è più che sufficiente per consentirvi di lavorare a pieno regime per oltre un’ora e forse anche due. Con la consapevolezza di aver battuto, ancora una volta l’obsolescenza programmata.

Altra piccola nota, veramente l’ultima questa volta. Il mio trapano aveva in angolo la scritta “Made in Usa” prova che apparteneva veramente a un’altra epoca visto che la stessa azienda, ora produce tutto in Cina. Insomma oltre a battere con le proprie mani l’obsolescenza programmata, si possono “salvare” anche dei pezzi di storia. Oggi avvito le viti guardando con un occhio diverso il mio trapano redivivo.

Obsolescenza programmata: il video tutorial completo di Sergio Ferraris con tutti i passi appena descritti per riportare a nuova vita un trapano

PS: nelle vostre operazioni usate il più possibile materiali da riuso, filo elettrico, gommapiuma e così via, ma smaltite le vecchie batterie in maniera corretta. Ossia negli appositi contenitori.

A cura di Sergio Ferraris