Microplastiche da lavatrice: come ridurle

Microplastiche da lavatrice

Ormai le microplastiche da lavatrice, note solo agli esperti del settore fino a qualche decennio fa, sono entrate nel linguaggio e nei discorsi quotidiani, sappiamo tutti che sono pericolose e che stanno danneggiando il pianeta che abitiamo ma sappiamo in pochi, per ora, ciò che possiamo fare in prima persona per diminuirne la quantità che circola nelle nostre acque.



E’ vero che le aziende e i legislatori hanno le proprie responsabilità e delle azioni da compiere ma anche noi, “semplici consumatori”, possiamo dare una mano, con scelte semplici ma impattanti, con nuove buone abitudini che, giorno dopo giorno, possono incidere sui grandi numeri che oggi ci fanno tremare. Dico così a ragione, perché si parla di decine o centinaia di chilogrammi di filamenti rilasciati quotidianamente in ogni città e oltre un terzo delle microplastiche che vengono oggi ingoiate dagli animali marini, una volta finite nei nostri fiumi, mari e oceani, arrivano dagli scarichi delle nostre lavatrici.

A tal proposito, il problema sta nei capi sintetici che, lavati in lavatrice, contaminano abbondantemente le acque, riempiendole di piccolissimi filamenti plastici, detti microplastiche primarie, pericolosi perché in grado di entrano nell’ambiente già frammentati e più penetranti e pericolosi.

Andiamo quindi a vedere assieme cosa è possibile fare per cambiare le cose, sia dal punto di vista delle aziende e di chi governa, sia dal punto di vista di chi si può sentire escluso da ogni responsabilità e invece inquina quotidianamente, lavaggio dopo lavaggio, compiendo scelte magari inconsapevolmente sbagliate.

Microplastiche da lavatrice: come i big possono ridurle

Partiamo dai grandi attori del pianeta, ovvero da chi governa i Paesi e i mercati, quindi dai legislatori e dalle aziende.
I primi potrebbero introdurre delle norme specifiche che riescano a ridurre non certo di colpo ma progressivamente andando a premiare i produttori che si impegnano contro le microplastiche da lavatrice. E’ fattibile, anche se magari impopolare. Più difficile può essere mettere in pratica l’idea di realizzare sistemi pubblici di filtraggio a livello delle tubazioni di scarico.

Le aziende, d’altro canto, possono garantire una significativa riduzione del problema delle microplastiche scegliendo tecnologie e materiali in modo attento e responsabile. Quelle che producono lavatrici potrebbero dotare di default i propri elettrodomestici di filtri anti-plastica in modo che nel giro di circa 10 anni si avrebbe una nuova generazione di lavatrici molto meno inquinanti, a regime. Le aziende che producono capi sintetici, invece potrebbero organizzarsi per lavarli con centrifuga prima di distribuirli ai venditori diretti. Questo perché le microplastiche vengono rilasciata soprattutto durante il primo lavaggio e le aziende potrebbero filtrare la prima ondata, consegnando a noi consumatori dei capi già meno inquinanti.

Microplastiche da lavatrice

Microplastiche da lavatrice: come noi possono ridurle

Ora la palla passa a noi, che non produciamo capi di vestiario né lavatrici e che non governiamo se non in casa nostra. Proprio in ambito domestico, però, dove siamo liberi di scegliere come agire, possiamo fare la nostra parte contro le microplastiche. Prima di tutto scegliendo capi di abbigliamento in tessuti che riducano il numero di filamenti rilasciati perché non tutti sono uguali, alcuni hanno più microplastiche di altri.

Oltre che guardare il modello e il colore di un abito, iniziamo ad osservare anche il materiale perché sulla base della composizione e loro struttura microscopica, può essere più o meno dannoso per il pianeta. Sarebbe il massimo acquistare solo indumenti che non contengono materiali sintetici ma è effettivamente molto limitante, oggi. Iniziamo almeno a puntare sui sintetici meno inquinanti come il poliestere, evitando l’acrilico che rilascia in lavatrice circa il doppio delle microfibre rispetto al primo. Per non impazzire in tale analisi, difficile se non siamo nel settore, puntiamo su tessuti compatti, a maglie fitte e con fibre lunghe.

Anche il modo in cui utilizziamo la lavatrice è molto importante. Non è vero che un lavaggio vale l’altro, basta variare leggermente alcuni parametri per modificare il proprio impatto ambientale, in termini di microplastiche rilasciate. Vediamo i comportamenti più virtuosi che possiamo adottare.

Per prima cosa, molto semplicemente, proviamo a ridurre, nei limiti del possibile, il numero di lavaggi di ogni nostro vestito. Non dico di andare in giro sporchi, certo, ma a volte si tende a lavare vestiti che possono essere messi semplicemente a prendere aria. In due minuti possiamo anche dare un’occhiata a ciò che mettiamo a lavare per identificare e rimuovere a mano, prima del lavaggio in lavatrice, eventuali accumuli di fibre rilasciate dai tessuti.

Non voglio entrare troppo nel tecnico ma il rilascio delle microplastiche è legato a dinamiche meccaniche, chimiche e fisiche che avvengono durante il lavaggio. Cerchiamo di individuare le caratteristiche di quello meno impattante per l’ambiente. L’ideale sarebbe avviare il lavaggio dei tessuti sintetici a pieno carico, con programmi brevi e alla temperatura più bassa possibile. Velocità di centrifuga, durata del lavaggio e riempimento del cestello sono tre variabili di importanza fondamentale, la velocità non deve essere troppo elevata, il cestello non deve girare semi vuoto. Anche la temperatura di lavaggio è fondamentale: più si scalda un tessuto più lo si danneggia e più esso è in grado di rilasciare dei microfilamenti. Meglio quindi temperature basse.

Prima di andare davanti alla lavatrice per individuare come programmarla la prossima volta, una breve nota sui detersivi. Meglio sostituire quelli in polvere con quelli liquidi evitando così che la granulosità della polvere possa rovinare i tessuti, facendo loro perdere delle microfibre ad alto potere inquinante.

Se vi è piaciuto questo articolo continuate a seguirmi anche su TwitterFacebook e Instagram

Pubblicato da Marta Abbà il 14 Maggio 2019