Ecopsicologia ed Ecosofia

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Ecopsicologia ed Ecosofia” è il nuovo articolo frutto della collaborazione tra la Sezione Valorizzazione della Ricerca e Public Engagement – Agorà Scienza – e dal Green Office UniToGO dell’Università di Torino con la IdeeGreen S.r.l. Società Benefit.

L’articolo riprende i testi della dott.ssa Laura Bretti, del prof. Bruno Mazzara e della dott.ssa Maria Cristina Caimotto pubblicati nell’opera “Lessico e Nuvole: le parole del cambiamento climatico”, la seconda edizione della guida linguistica e scientifica per orientarsi nelle più urgenti questioni relative al riscaldamento globale, curata dalla Sezione e dal Green Office.



La versione gratuita di Lessico e Nuvole, sotto forma di file in formato .pdf, è scaricabile dalla piattaforma zenodo.org.

La versione cartacea è acquistabile online sulle seguenti piattaforme di distribuzione:

– Amazon

– youcanprint.it

– Mondadori (anche con Carta del Docente e 18app)

– IBS

– Libreria Universitaria (anche con Carta del Docente e 18app)

Tutto il ricavato delle versioni a pagamento sarà utilizzato dall’Università di Torino per finanziare progetti di ricerca e di public engagement sui temi dei cambiamenti climatici e della sostenibilità.

Ecopsicologia

Con il termine ecopsicologia, ufficialmente coniato nel 1992 da uno dei suoi primi esponenti, Theodore Roszak, si intende una sintesi tra la psicologia e l’ecologia fondata sulla consapevolezza di una inscindibile continuità tra i bisogni e le modalità di funziona­mento della psiche umana e quelli del Pianeta, da cui deriva l’idea di una connessione diretta fra mondo naturale e sviluppo perso­nale (Roszak et al. 1995; Roszak 2001; Kahn and Hasbach 2012).

In realtà l’esigenza di riconsiderare il rapporto uomo-natu­ra nasce molto prima, alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, nell’ambito della riflessione critica sui limiti della crescita e sul­le conseguenze drammatiche di un modello di sviluppo che non tenesse nel dovuto conto le leggi che regolano la biosfera.

Il movimento ambientalista è stato dunque un tassello fonda­mentale per la nascita e lo sviluppo dell’ecopsicologia creando un ponte tra la crisi ambientale e la coscienza pubblica; ma d’al­tro canto si è ritenuto che a sua volta la psicologia convenzio­nale avesse bisogno di riconcettualizzare la sua teoria e pratica in un contesto ecologico per poter contribuire in maniera con­creta ad affrontare la crisi ambientale (Roszak,1992). Secondo questa prospettiva, il movimento ambientalista ha biso­gno di “una nuova sensibilità psicologica” che aiuti a comprende­re come motivare le persone a cambiare il loro comportamento dannoso per l’am­biente.

Il fatto che sia stato proprio il mo­vimento ambientalista a stimolare la na­scita dell’ecopsicologia ha favorito un approccio abbastanza radicale, molto sa­turo anche di critica socio-politica.

Possiamo dire, in linea più generale, che l’e­copsicologia si fonda sul riconoscimento di una profonda interrelazione fra gli esseri umani e l’ambiente non umano e una ricon­siderazione della psiche umana come parte integrante della rete della natura (Brown 1995).

La psiche, in questa prospettiva, non può essere considerata come una dimensio­ne isolata dal mondo dell’esperienza senso­riale e, d’altro canto, la natura non è un in­sieme di oggetti e processi indipendenti dalla soggettività e dalla sensibilità umana (Fisher 2002). Si tratta quindi di un approccio inter­disciplinare, che si presenta come un’area di riflessione molto articolata, in cui si fondo­no, in maniera talvolta confusa, aspetti legati alla fisica, alla chimica, alla biologia, all’an­tropologia, alle scienze sociali e psicologi­che, con innesti anche di tipo spiritualistico.

Inoltre dal versante più specificamente ambientalista provengono sensibilità più specifiche come ad esempio l’ecoetologia, l’ecofilosofia, l’ecologia profonda e l’ecofem­minismo.

Sul piano più strettamente psicolo­gico è utile ricordare il riferimento dell’ecop­sicologia al concetto di biofilia, inteso come amore per tutto ciò che ha vita, che si tradu­ce in energia psichica che nutre la nostra re­lazione con il mondo naturale (Wilson 1984). Per tale motivo, perdere la connessione con la dimensione naturale può causare l’insor­gere di forme di malessere psichico (Disturbi psicologici da cambiamenti cli­matici), e in questo senso l’ecopsicologia ha sviluppato un suo specifico filone clinico-te­rapeutico, focalizzato ad esempio sull’idea di un inconscio ecologico, secondo una pro­spettiva junghiana.

Ecosofia

La parola “ecosofia” fu usata per la prima volta nel 1972 da Arne Næss, quando insegnava all’Università di Oslo, insieme al “mo­vimento per l’ecologia profonda” (Drengson and Inoue 1995, 8). Dal punto di vista etimologico, la parola “ecosofia” unisce oikos e sophia, “abitazione” e “saggezza”. Naess (1989, 37-38) sottoli­nea che, come nella parola “ecologia”, oikos ha un significato più ampio che non si limita alla famiglia, alla casa o alla comunità, ma piuttosto all’idea della Terra come abitazione.

L’ecosofia, spiega, è quindi “una visione del mondo filosofica o un sistema ispirato dalle condizioni della vita nell’ecosfera” (si veda inol­tre Guattari 1992).

Riassumiamo di seguito, a titolo di esempio, l’ecosofia alla base del libro di Arran Stibbe (2015, 14-15). Nell’introdurla, Stibbe spiega che ogni ecolinguista valuterà le varie ecosofie esistenti in letteratura e, dopo averle prese in considerazione alla luce delle prove scientifi­che e della propria esperienza delle comuni­tà umane e del mondo naturale, costruirà la propria ecosofia combinandole, espandendole oppure creando qualcosa di completamen­te nuovo. Soggetta ai cambiamenti dati dal tempo e dalle nuove idee, scoperte, prove e esperienze di chi l’ha costruita, un’ecosofia è necessariamente parziale e incompleta, ma rappresenta un necessario punto di partenza.

Ecosofia in una parola: vivere!

Spiegazione:

Dare valore alla vita: ogni forma di vita deve essere “valorizzata, celebrata, rispettata, affer­mata”. Si tratta di una norma e di una dichiara­zione di valore ma si basa sull’osservazione di come un essere vivente dà valore alla propria vita e fa qualsiasi cosa pur di mantenerla.

Benessere: “vivere!” non è sinonimo di “essere vivi”, lo scopo non è vivere nel senso di so­pravvivere ma vivere bene, con un livello alto di benessere. Anche se il benessere va applica­to a tutte le specie, il benessere per gli umani è una condizione sine qua non poiché nessuna misura per risolvere i problemi ecologici sarà accettata se danneggia gli interessi umani.

Ora e nel futuro: l’obiettivo temporale non è limitato al presente, include la possibilità di vi­vere con alti livelli di benessere nel presente e nel futuro, dando alle generazioni future la possibilità di vivere e di vivere bene.

Cura: anche se è fondamentale rispettare tutte le specie, la continuazione della vita implica un inevitabile scambio di vite. Ci saranno quindi vite che interrompiamo e vite che danneg­giamo per mantenere le nostre e il nostro be­nessere. L’aspetto etico dell’ecosofia affronta questo aspetto attraverso empatia, rammarico e gratitudine (cioè cura) invece di tentare di preservare la propria coerenza morale consi­derando le vite a cui facciamo del male come inferiori, o prive di valore, o come mere risorse a nostra disposizione. L’empatia implica la con­sapevolezza del nostro impatto sulle altre vite, il rammarico implica ridurre al minimo i danni e la gratitudine implica il dovere di “restituire” qualcosa al sistema che ci supporta e ci per­mette di vivere.

Limiti ambientali: se il consumo umano non permette alle risorse di rigenerarsi o crea più scarti di quanti gli ecosistemi siano in grado di assorbire, questo non permette ai sistemi ecologici di supportare la vita, mantenendo un alto livello di benessere. Quindi è necessaria un’immediata riduzione su larga scala dei livelli globali di consumo.

Giustizia sociale: attualmente molte persone non hanno le risorse per vivere o per vivere bene. Quando crolleranno i livelli di consumo globale (volontariamente o a causa dell’estin­zione delle risorse) bisognerà elaborare stra­tegie di redistribuzione dai ricchi ai poveri per garantire un alto livello di benessere a tutti.

Resilienza: livelli significativi di distruzione ecologica sono già in atto e altri sono inevita­bili data la traiettoria delle società industriali. È pertanto necessario adattarsi ai cambiamenti ambientali, migliorare la resilienza verso ulte­riori cambiamenti e trovare nuove forme di società mentre si disfano quelle attuali. Que­sto è necessario al fine di permettere la conti­nuazione della vita con alti livelli di benessere (nei limiti del possibile) anche mentre la Terra diventa meno ospitale per la vita.

 

dott.ssa Laura Bretti, Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale, Sapienza Università di Roma

prof. Bruno Mazzara, Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale, Sapienza Università di Roma

dott.ssa Maria Cristina Caimotto, Dipartimento di Culture, Politica e Società – Università di Torino; Coordinamento Cambiamenti Climatici UniTo Green Office UniToGO

 

Bibliografia

– Latini Gianni, Bagliani Marco, & Orusa Tommaso. (2020). Lessico e nuvole: le parole del cambiamento climatico – II ed., Università di Torino. Zenodo. http://doi.org/10.5281/zenodo.4276945

– Fisher, A. (2002). “Radical ecopsychology: Psychology in the service of life”. New York: State University of New York Press

– Kahn, P. H., & Hasbach, P. H. (Eds.) (2012). “Ecopsychology: Science, totems, and the technological species”. Cambridge, MA: MIT Press.

– Roszak, T. (1992). The voice of the earth: An exploration of ecopsychology”. New York: Simon & Schuster.

– Roszak, T. Gomes, M. E. & Kanner, A. D. (Eds.) (1995), “Ecopsychology: Restoring the earth, healing the mind”. San Francisco: Sierra Club Books

– Winter, D. D. (2003). “Ecological Psychology: Healing the Split between Planet and Self”. Mahwah, NJ: Lawrence Erlbaum Associates ed. or. 1996

– Drengson, A. and Inoue Y. (Eds.) (1995) “The Deep Ecology Movement: An Introductory Anthology”. Berkeley, North Atlantic Publishers.

– Guattari, F., Pour une refondation des pratiques sociales in Le Monde Diplomatique (Oct. 1992): 26-7.

– Naess, A. (1989) “Ecology, Community and Lifestyle. Outline of an Ecosophy”. Translated and revised by David Rothenberg. Cambridge: Cambridge University Press.

– Stibbe, A. (2015) “Ecolinguistics. Language, Ecology and the Stories we live by”. London and New York: Routledge.