Crimini ambientali: cosa sono e come denunciarli

Crimini ambientali

Quando si viaggia, e molti di noi lo fanno soprattutto in estate, è possibile essere testimoni di crimini ambientali, magari legati al traffico illegale di piante e animali selvatici. A dir la verità, ci si può imbattere in tali delitti anche a casa propria, cercando un animale da adottare oppure in altre circostanze, visto che si tratta di reati piuttosto diffusi.



Il giro di denaro che creano ha un volume consistente, di 23 miliardi di dollari. Nessuno ci chiede di fare gli eroi, ma è molto importante che questo tipo di fattacci venga denunciato alle forze dell’ordine che potranno indagare, accertare il crimine e punire. Noi possiamo fare la nostra parte non tacendo, per quieto vivere, e oggi ci sono dei modi semplici ed efficaci per denunciare i crimini ambientali: non abbiamo scuse per alzare le spalle e voltarci dall’altra parte.

Crimini ambientali: cosa sono

Prima di scoprire come agire e denunciare questi crimini, facciamo un ripasso. Oggi sono classificati come crimini ambientali, o contro l’ambiente, tutti quei reati che vengono perpetrati nei confronti della natura. Possono essere compiuti da singoli individui, ma anche da organizzazioni criminali, infatti spesso la mafia si finanzia anche attraverso questo tipo di reati. I crimini possono essere degli atti che danneggiano l’ambiente, ma anche delle omissioni, possono riguardare ad esempio l’inquinamento dell’aria oppure del suolo e del sottosuolo, altri sono invece nell’ambito della gestione dei rifiuti.

Da qualche anno si parla molto anche di ecomafia. E’ un neologismo che siamo stati costretti a coniare – lo ha fatto Legambiente – per indicare le attività illegali delle organizzazioni criminali, di tipo mafioso, che arrecano danni all’ambiente. Le ecomafie sono delle mafie di “settore”, specializzate nel traffico e nello smaltimento illegale dei rifiuti.

Crimini ambientali

Crimini ambientali: come denunciarli

Tra i crimini ambientali, come abbiamo accennato, c’è anche il traffico di specie selvatiche, di flora e fauna su cui qualcuno specula illegalmente. Non immaginatevi per forza un elefante che viaggia in aereo o un albero strano imbarcato su una nave illegalmente, perché anche una “semplice” e apparentemente innocua collanina, souvenir di una vacanza in Africa, potrebbe essere in avorio, quindi frutto dell’atto di un bracconiere. Anche al ristorante, possiamo trovare nomi sospetti nel menù, delle specialità locali che oltre che essere originali, sono anche proibite.

Per denunciare questo tipo di reati, oggi c’è una comodissima app – Wildlife Witness – creata apposta per aiutare i turisti a segnalare i crimini a cui assistono mentre sono in viaggio all’estero. A crearla è stata una importante associazione impegnata nel contrasto del commercio illegale di animali e piante, Traffic, e con poche mosse tutti noi possiamo segnalare giorno, ora e luogo esatto in cui è avvenuto il presunto reato, e le specie coinvolte.

Una bella iniziativa che mette l’innovazione e le nuove tecnologie al servizio della tutela dell’ambiente. Un’idea simile l’avevano avuta altre organizzazioni ecologiste che nel 2014 aveva creato una piattafroma on line, non un’app però, per denunciare in forma anonima i reati contro la fauna selvatica e le foreste dato vita. Il nome è anche simile – WildLeaks – e l’obiettivo era fornire un modo per fare denuncia anche a chi voleva restare anonimo.

In giro per il mondo, soprattutto nei paesi più colpiti da questo tipo di reati, possiamo trovare iniziative simili, ad esempio in Cina, in Vietnam, ne Sud Est Asiatico e anche in Canada. Da un lato, è importante che queste app siano note in tutto il mondo e diffuse oltre confine, ma c’è anche da tenere conto che nella maggior parte dei casi le regolamentazioni in ambito ambientale variano su scala nazionale se non regionale. Un’app unica non potrebbe gestire le specifiche di ogni area interessata.

Crimini ambientali: numeri

Leggendo questo articolo, con le indicazioni per testimoni di crimini ambientali, è facile pensare che possa succedere ad altri e non a noi, ma basta dare un’occhiata ai numeri che descrivono il fenomeno per cambiare idea. Si tratta di reati molto diffusi, non sarebbe così strano incrociarne uno, anche se ci si occupa di altro nella vita.

Secondo l’ultimo rapporto sulle ecomafie di Legambiente, in Italia i crimini ambientali generano business, eccome: hanno un fatturato di oltre 14 miliardi di euro. Un anno preoccupante è stato il 2017, dove sono stati registrati parecchi record, e il 2018 non ha visto grandi arretramenti. I reati più frequenti, per lo meno tra quelli denunciati o individuati, sono quelli riguardanti il traffico illecito di rifiuti e gli abusi edilizi, a seguire ma sempre più frequenti, quelli commessi nel settore agroalimentare e a danno della biodiversità.

In futuro, sembra che su alcuni siti istituzionali avremo la possibilità di segnalare reati contro il nostro patrimonio italiano attraverso un modulo online presente sui siti di Ispra e Arpa. Chi abita o si trova in Puglia e vede qualcosa di sospetto può già contare sui Rangers d’Italia, riconosciuti dal ministero dell’Ambiente, che hanno creato una app per segnalazioni: “Ecoreati Puglia”.

Pubblicato da Marta Abbà il 10 Agosto 2019