Cosa sono i detriti spaziali e dove sono

Cosa sono i detriti spaziali

Se non fosse vero farebbe ridere: sì, stiamo inquinando anche lo spazio oltre che il nostro pianeta. Sempre noi, noi esseri umani che da quando veleggiamo per lo spazio, spargiamo dei pezzi delle nostre astronavi, dei nostri satelliti e così via. Ecco cosa sono i detriti spaziali, vera e propria spazzatura che in qualche modo stiamo trovando il modo di eliminare o recuperare in modo che non crei problemi nelle prossime missioni.



Cosa sono i detriti spaziali

Chiamati anche spazzatura spaziale, sono dei rifiuti che abbiamo noi stessi abbandonato in orbita. Non immaginatevi delle bucce di banana, dei flaconi di detersivo o dei tappi di bottiglia ma dei frammenti o interi utensili che si sono staccati ad esempio dai satelliti, nel tempo. Oppure anche da altri dispositivi che nei tanti decenni di conquista dello spazio abbiamo lanciato in orbita: sonde, pannelli solari, razzi, navicelle. Se non si sono polverizzate, anche le scaglie di vernice sono da considerare dei detriti spaziali.

Dove sono i detriti spaziali

Non tutti questi corpi che abbiamo abbandonato nello spazio si trovano alla stessa distanza e nella stessa area ovviamente. Sono sparsi, hanno caratteristiche molto diverse gli uni dagli altri e quindi dinamiche diverse di spostamento. Alcuni sono molto lontani dal nostro pianeta e restano in orbita per anni e anni, anzi per secoli e secoli. Al contrario ci sono quelli che sono invece a breve distanza dalla Terra e possono attraversare, entro breve tempo, l’atmosfera terrestre.

Un parametro importante e anche allarmante è la densità, perché sembra che ci siamo oltre 8.000 tonnellate di spazzatura nello spazio e visto che continuiamo a frequentarlo, questa cifra è destinata ad aumentare velocemente. Basta pensare ai tanti satelliti già lanciati, migliaia, e a quelli che stiamo per lanciare.

Cosa sono i detriti spaziali

Detriti spaziali: sono pericolosi?

Se l’idea di avere dei pesanti e voluminosi corpi fluttuanti nello spazio, sopra le nostre teste, non vi entusiasma, non avete tutti i torti. A volte non è nemmeno facile individuarli mentre girano in orbita, soprattutto quando hanno dimensioni minori di 10 centimetri. Il pericolo non è tanto che ci cadano in testa come meteoriti ma che vadano a collidere con dei satelliti che stanno facendo il proprio lavoro nello spazio. Potrebbe danneggiarsi la macchina stessa ma bisogna calcolare un non indifferente rischio anche per eventuali astronauti che stanno operando al suo interno.

L’entità dei danni può essere alta non tanto per la massa dei detriti ma per via della velocità con cui sfrecciano in orbita. Se immaginate dei corpi di piccole dimensioni ma che girano a velocità elevatissime, ben comprendete che l’effetto è quello di proiettili. Se poi colpiscono i satelliti nel punto sbagliato, si possono anche avere delle esplosioni a causa del danneggiamento di batterie o del contatto con dei propellenti.

Man mano che passano gli anni, lo spazio si fa sempre più pieno di spazzatura e le probabilità di collisioni aumentano, un po’ come sulle nostre tangenziali.

Ci sono due modi per cercare di risolvere il problema della spazzatura spaziale o per lo meno di tenerla sotto controllo. Da un lato possiamo capire come come far rientrare i satelliti sulla Terra ancora integri, riutilizzandoli qui. È necessario studiare bene cosa accade quando attraversano l’atmosfera per rientrare, per valutare come e quanto si rovinano in questa delicata fase. Dall’altro lato, e una azione non esclude l’altra, si può cercare di eliminare un po’ di detriti e qui entra in gioco l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea.

Detriti spaziali e il ruolo dell’ESA

L’agenzia Spaziale Europea ha avviato due progetti per pulire lo spazio dai frammenti dispersi.
Nel primo si individuano i grandi detriti spaziali e si utilizza una rete per agganciarli. La si lanciata verso il detrito da catturare, partendo da una giusta distanza e si approfitta del movimento del detrito stesso per avvolgerlo completamente.

Nell’altro progetto vengono utilizzati un robot e un satellite. Quest’ultimo si avvicina al detrito da recuperare simulando il suo stesso movimento e lo aggancia con due braccia meccaniche per poi riportarlo sulla terra. Al contrario del primo metodo, questo ben si adatta alle situazioni in cui il detrito è piuttosto grande.

Nel frattempo sono state messe in campo anche altre misure per evitare che i satelliti funzionanti possano essere danneggiati. Ad esempio esiste un sistema che permette alla Stazione Spaziale di frammentare il detrito spaziale vagante in modo che sia possibile anche assorbire i vari pezzi creati con l’impatto evitando che siano scagliati come proiettili sulla parte interna, mettendo in pericolo gli astronauti.

Si è mossa anche la NASA progettando un sistema di monitoraggio per identificare i detriti piú grandi con delle strutture basate sulla Terra. Lo scopo è quello di prevenire ed evitare esplosioni

Il futuro dei detriti spaziali

C’è ancora molto lavoro da fare e di questo sono tutti consapevoli. Ci sono dei progressi che possono essere fatti sul piano tecnico e scientifico ma c’è anche un altro lato della medaglia da non trascurare perché potrebbe creare parecchi inghippi in un futuro prossimo. Ad oggi non è infatti possibile disfarsi di un detrito spaziale che non appartenga al proprio Stato, senza il rischio di incorrere in accuse di tipo legale. Questo, come immaginate, complica parecchio le cose.

Pubblicato da Marta Abbà il 31 Dicembre 2019