Le stime sulle emissioni non tornano. I dati nazionali differiscono per più di una gigatonnellata dai dati rilevati dai ricercatori. Il gap è stato portato alla luce da un’analisi effettuata dall’Università di Leeds, Regno Unito. Intanto il governo cinese chiede alle Ambasciate estere di cessare ogni sorta di monitoraggio ambientale.
La Cina non è solo la patria dei prodotti pericolosi ma questo Paese nasconde numerosi gap, tra questi c’è il mistero delle emissioni nocive: se si sommano le stime sulle emissioni delle 30 province cinesi si ottiene una cifra molto più alta di quella fornita dalla Nazione.
L’esperto di scienze ambientali per la sostenibilità, Dabo Guan, insieme ai suoi colleghi dell’Università di Leeds, ha confrontato gli aggregati provinciali con i dati forniti dalle autorità nazionali cinesi, i dati riferivano la quantita di emissioni nocive prodotte. Così si scopre che nel 2010 il divario tra le due stime raggiunge 1,4 miliardi di tonnellate, equivalenti al 5% delle emissioni globali. Analizzando più a fondo, si è scoperto che questo divario è presente fin dal 1990 ma che col tempo si è amplificato, superando ogni limite negli ultimi 5 anni. L’analisi inglese ha portato un’ondata di cattive notizie per il progresso ambientale della Cina e del Globo.
Le brutte notizie dalla Cina non finiscono qui: nel 2011 le attività cinesi hanno emesso 24 milioni di tonnellate di ossido di azoto, un incremento del 5,7% rispetto al 2010, proprio quando il Paese aveva previsto una riduzione dell’1,5%. Zhang Ping, presidente della commissione cinese ha ammesso che la Nazione non è stata all’altezza dei suoi obiettivi e non è riuscita a trasformare il suo modello si sviluppo economico che continua a basarsi sull’industria pesante e non sostenibile.
Con il riferimento dei dati allarmanti sulle emissioni di ossido di azoto, la Cina ha mostrato un accenno di trasparenza circa i suoi problemi ambientali, tuttavia il Paese intende mantenere saldamente il controllo sul monitoraggio dell’inquinamento ambientale della Nazione. Il vice ministro dell’Ambiente cinese ha chiesto alle ambasciate estere di cessare ogni sorta di registrazione indipendente, nessun controllo sui livelli di inquinamento del suolo o dell’aria perché, lo stesso vice ministro, ha definito tali letture “illegali”.
Lo studio sui Gas Serra della Cina
I risultati dello studio britannico sono inquietanti. Per il 2010, i dati ufficiali del Chine National Bureau of Statistics indicano 7,7 miliardi di tonnellate di emissioni nocive. I ricercatori hanno raccolto i dati relativi al consumo energetico delle varie province cinesi e li hanno convertiti in emissioni. I risultati vedono una cifra superiore del 18% alle dichiarazioni nazionali!
Secondo altri esperti non si potrebbe parlare con assoluta certezza. Zhu Liu, dell’Istituto di Ecologia Applicata dell’Accademia Cinese delle Scienze di Shenyang, afferma che le stime dei ricercatori potrebbero non riflettere la reale situazione cinese che potrebbe essere ancora più negativa oppure addirittura migliore dei dati ufficiali. In ogni caso il gap c’è. Dabo Guan, afferma che probabilmente il gap è globale ma si fa più evidente in quei paesi in via di sviluppo, ora la sfida sta nell’ottenere statistiche più accurate e più fedeli alla realtà.
La Cina sta intensificando i propri sforzi per combatteri i cambiamenti climatici, questa settimana è stato lanciato il National Climate Change Research Strategy per fornire al paese le strategie atte a ridurre le emissioni nocive; intanto nel globo si registrano emissioni da record ma considerato la poca attendibilità delle stime, anche questi dati potrebbero non essere fedeli.
a cura di Anna De Simone
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