Cavallo del Don: origini, caratteristiche e attitudini

cavallo del Don muso

Il Cavallo del Don, per chi conosce la geografia mondiale, è facilmente associabile al fiume che percorre la Russia ed è proprio questo il suo paese di origine. E’ stato un tempo il cavallo più utilizzato dal popolo che abita quelle zone, i Cosacchi, che lo impiegavano soprattutto come cavallo da tiro leggero oppure da sella anche se se la sa cavare bene anche con i lavori agricoli e, oggi, con le attività legate al turismo equestre. Vale la pena di conoscerlo meglio anche se in Italia non ci sono troppi esemplari e allevamenti che lo trattano, per lo meno per la sua storia.



Cavallo del Don: origini

La razza del cavallo del Don nasce già nel 1700 proprio nella zona della Russia dove scorre l’omonimo fiume e che è generalmente coperta di praterie. E’ frutto non di un solo fortunato incrocio ma di una lenta fusione di un certo numero di cavalli che abitavano la zona dalle caratteristiche anche piuttosto diverse come ad esempio il cavallo Nagai, il Turkmeno, il Karabakh e il Karabair. Per questo la sua forma varia con il tempo e si assesta con gli anni, anche nell’Ottocento quando viene incrociato con l’Orlov e più tardi del Purosangue Inglese dando origine al Budjonny.

Nonostante l’evoluzione della razza possiamo dire che il primo allevamento ufficiale risale al 1770 e fu merito di un capo cosacco che scelse di allevare questo cavallo puntando sulle sue doti di resistenza e adattabilità e sperando di trovare in lui un buon compagno di battaglia. Non sbagliò per nulla perché fu proprio il cavallo del Don ad essere decisivo per la vittoria dei cosacchi contro l’armata napoleonica (1812-1814). Non è un caso quindi che la loro fama di cavalli forti e resistenti sia giunta fino a qui.

Cavallo del Don: caratteristiche

Alto circa un metro e mezzo questo cavallo può avere un mantello di diversi colori ma quello più tipici sono il baio, il sauro, il sauro dorato, il morello oppure il grigio, con qualche accettata macchia di colore bianco sulla testa e sugli arti.

Il suo corpo è molto robusto e muscoloso. La testa è di media grandezza, ha un profilo rettilineo e vi spiccano degli occhi grandi e molto espressivi e delle orecchie piccole, molto mobili e appuntite. E’ ben attaccata al collo che si inserisce armoniosamente nel corpo, anche se è leggermente incurvato e lungo. Il garrese del cavallo del Don è accentuato e largo, la linea dorso-lombare lunga e diritta e anche la groppa si presenta ampia e allungata.

La struttura generale è ben proporzionata ed infatti il petto è aperto e gli arti si mostrano lunghi e forti, dotati di avambracci solidi e muscolosi e di stinchi larghi e robusti. Anche i garretti sono forti e i pastorali lunghi e diritti. Molto apprezzata nel tempo è stata l´unghia del piede che è dura, perché questo cavallo è sempre stato abituato a camminare nelle steppe non umide.

cavallo del Don

Cavallo del Don: attitudini

Il carattere molto docile ma allo stesso tempo anche indipendente, nevrile ma calmo, ha reso sempre molto apprezzato il cavallo del Don dalle popolazioni con cui ha convissuto nelle sue praterie fredde. E’ un animale anche molto resistente e determinato, e che non richiede troppe attenzioni perché abituato alla fatica e ad un clima non certo clemente.

Tutto questo unito alla sua elevata statura e alle sue belle forme lo rende un cavallo da sella unico, perfetto se si devono percorrere delle lunghe distanze oppure se si vogliono sperimentare sport equestri. Originaria della steppa, questa razza risulta molto adatta anche per il tiro leggero e per il turismo equestre ma ha anche delle buone doti di saltatore.

In agricoltura venivano usati prima dell’arrivo delle macchine, nel turismo equestre sono tuttora impiegati. In campo sportivo li possiamo trovare tra i partecipanti di prove di resistenza che consistono nel raggiungere una distanza di 256 km in 24 ore, oppure tra i partecipanti a prove di dressage e di tiro della troika, un calesse con pattini o ruote, utilizzato che deve essere trainato da tre cavalli.

Potrebbero interessarti anche i nostri articoli correlati:

Pubblicato da Marta Abbà il 9 Ottobre 2020