Le auto elettriche di prossima generazione saranno equipaggiate da batterie più efficienti, in campo tencologico vi è una marea di innovazioni ad hoc, bisogna solo capire quale strada proseguire. Se per la nipponica Toyota e la tedesca BMW la risposta è data dalle batterie Litio-Aria, c’è chi punta alle batterie Sodio-Aria e chi ancora parla della combinazione Alluminio-Aria, in questo caso l’azienda automobilistica è francese, si tratta delle Citroen… le ipotesi sono molte e i test di sviluppo sono in corso!
Facciamo un punto della situazione:
La ricerca della Citroen piuttosto particolare. La batteria alluminio-aria non andrebbe a sostituire le attuali batterie agli ioni di litio ma svolgerebbe un ruolo di supporto, anzi, di emergenza. Poniamo un’ipotesi. L’automobilista ricarica normalmente la batteria agli ioni di litio che gli assicura un’autonomia di 150 chilometri, se l’automobilista non trova una colonnina elettrica per la ricarica oppure effettua un cambio di percorso, si azione la batteria alluminio-aria che consente di percorrere i chilometri supplementari. In altre parole, la batteria aluminium-air funziona come una sorta di backup d’emergenza. Ogni 200 chilometri percorsi con la batteria alluminio-aria, il pilota dovrà ricordarsi di aggiungere dell’acqua distillata per garantirne il corretto funzionamento.
Le batterie alluminio-aria hanno una densità 100 volta superiore a quella delle attuali batterie agli ioni di litio ma, anche in questo caso, il problema sta nella durata della vita. Le batterie testate dalla Citroen si esauriscono presto, pertanto non possono essere ricaricate. Il “pack” testato dalla Citroen pesa solo 55 chilogrammi, è composto da 50 piastre ognuna delle quali consente di percorrere 20 miglia, per un totale di 1.600 chilometri. La Citroen potrebbe commercializzare un’auto elettrica che porta, “precaricata”, un’autonomia di emergenza da 1.600 chilometri, la batteria potrebbe poi essere rimossa e sostituita. Un passo grandioso per la mobilità elettrica, gli automobilisti potrebbero dimenticare l’incubo del range limitato da percorrere. Bisogna “solo” considerare i costi ambientali legati all’estrazione iniziale dell’alluminio e del suo potenziale riutilizzo.