Il lato dolce della tecnologia: batterie allo zucchero

Il litio è una risorsa non rinnovabile e con la diffusione massiccia di dispositivi portatili il settore tecnologico necessita di soluzioni alternative per la costruzione di batterie sempre più performanti e sempre più green! La soluzione arriva dall’Università di Tokyo che propone batterie allo zucchero per sostituire le classiche batterie agli ioni di litio. Tale innovazione potrebbe essere una svolta anche per il settore automobilistico: con lo zucchero si produrrebbero batterie più durature oltre che ecologiche.

Le batterie agli ioni di litio non sono solo dannose per l’ambiente ma hanno un impatto negativo pure sulla società: per l’estrazione del minerale, gli operai sono costretti a lavorare in condizioni prive di sicurezza. Ecco, allora la batteria allo zucchero è proprio la soluzione ideale… ma come funzione? Una qualsiasi persona che abbia un minimo di conoscenza in ambito chimico o elettrico, si sta ponendo questa domanda: “ma lo zucchero è una molecola neutra, come può dare vita a un flusso di elettroni spontanei?” Utilizzando ioni di sodio e anodi di carbonio.

Il Komaba Group, team di ricercatori dell’Università di Tokya, ha messo in evidenza una particolarità degli atomi di carbonio che naturalmente compongono lo zucchero, questi atomi sarebbero in grado di aumentare la carica elettrica delle batterie agli ioni di sodio. Il processo di carbonizzazione e solidificazione dello zucchero, riesce a generare anodi altamente efficaci per gli accumulatori di energia. Pare che questa soluzione rechi un aumento del 20% della capacità di storage elettrico.

«La disponibilità di sodio è illimitata. Le batterie agli ioni di sodio possono essere create dal ferro, dall’alluminio e dal sodio, invece che dal cobalto e dal rame. Inoltre, i nostri dati dimostrano che la capacità della batteria può essere aumentata semplicemente utilizzando anodi di carbonio creati a partire dallo zucchero.»

Il Komaba Group prevede di diffondere la sua tecnologia entro i prossimi cinque anni. Tale previsione è possibile perché il Giappone è la patria della tecnologia ma soprattutto perché la nazione deve ricorrere al 100 per cento delle importazioni per soddisfare il suo fabbisogno di litio.

Pubblicato da Anna De Simone il 18 Novembre 2012