Ricerche

Tussilago farfara: proprietà e controindicazioni

Tossilaggine o Tussilago farfara: proprietà, controindicazioni, usi e composti legati alla tossicità della pianta. L’uso di foglie, fiori e radici.

La tossilaggine comune, nota in botanica con il nome di Tussilago farfara, è una pianta erbacea perenne della famiglia Asteraceae. Presenta fiori gialli e un’altezza che varia dai 10 ai 30 cm. La forma biologica della specie è una geofita rizomatosa (significa che sviluppa le gemme sottoterra ed è una pianta erbacea perenne).

Nelle varie regioni d’Italia, la tossilaggine Tussilago farfare è nota con i nomi:

  • Pataccio
  • Piè d’asino
  • Zampa di mula
  • Paparacchio
  • Farfugio
  • Farfarugine
  • Farfaro
  • Farfarella

Questa specie vede sinonimi anche in botanica: nei diversi anni la tossilaggine è stata chiamata: tussilago ruderalis, tussilago rupestris, tussilago vulgaris. Questi diversi nomi fanno riferimento alla medesima specie, oggi nota come tussilago farfara.

Tossilago farfara: dove trovarla

Questa pianta cresce su tutto il territorio italiano. E’ molto comune nel resto d’Europa, in Asia e nelle zone settentrionali di Africa e America.

Dove cresce? Questa pianta erbacea prospera nei luoghi umidi, nei sottoboschi con terreni di natura argillosa: preferisce un suolo pesante. Si può trovare nei campi coltivati e nelle zone rurali, in prossimità di canali e corsi d’acqua.

Non è amata dai coltivatori: a causa del suo profondo rizoma è considerata una pianta infestante e difficile da estirpare dal terreno. Dopo la fioritura, si sviluppano grandi foglie che tendono a ricoprire vaste aree di terreno soffocando l’eventuale vegetazione circostante.

Tussilago farfara: controindicazioni

La tossilaggine non è famosa per i suoi fiori gialli ma per le sue proprietà. Della pianta si raccolgono i fiori senza gambo, prima ancora della completa fioritura. I boccioli si fanno essiccare e si usano per preparare tisane e infusi. Le foglie, raccolte in estate (sempre senza gambo) si fanno essiccare e si usano per macerati, impacchi e talvolta anche infusi.

Non solo tisane, impacchi e infusi: questa pianta spontanea si usa anche in cucina. Si raccolgono le giovani piante e le parti più tenere si usano crude per arricchire insalate, oppure cotte da usare come contorni o ripieni. In qualsiasi caso, si consiglia un consumo molto moderato di questa pianta, il motivo? Le controindicazioni e i possibili effetti collaterali. Chi soffre di insufficienza epatica dovrebbe evitare completamente l’uso di questa pianta. Gli alcaloidi pirrolizidici presenti nel tussilago possono causare cirrosi epatica ed epatocarcinoma, la pianta presenta inoltre lattoni sesquiterpenici che, in alcune persone, possono causare reazioni allergiche.

Controindicazioni: assolutamente da evitare in gravidanza. Da leggere e non sottovalutare le note inerenti alle ricerche sulla tossicità di questa pianta.

Tussilago farfara: proprietà

La pianta è usata come rimedio naturale contro la tosse e malanni stagionali, è impiegata anche in ambito farmacologico.

La farfara è tra le piante più usate in erboristeria per alleviare tosse e asma. Annovera proprietà calmanti, espettoranti (svolge un’azione bechica che allevia la tosse e favorisce l’espulsione delle secrezioni bronchiali).

Altre proprietà della farfara sono:

  • proprietà antinfiammatorie
  • proprietà decongestionanti
  • proprietà sedative sui bronchi
  • antinevralgiche (calma le infiammazioni di origine nervosa)
  • proprietà emollienti

Le radici, meno usate dei capolini e delle foglie, hanno proprietà diaforetiche, cioè hanno la capacità di agevolare la traspirazione cutanea.

Questa pianta è ricca di sostanze attive, tuttavia non tutte sono note e i meccanismi d’azione con i quali la farfara esplica le sue proprietà non sono stati ancora scoperti. Si ritiene che le proprietà della farfara (tussilago farfara) sono legate all’abbondante presenza di mucillagini (glicoproteine e polisaccaridi), oltre a steroli, flavonoidi, tannini e inulina. Sono stati isolati anche molti metaboliti secondari come i cromoni, sesquiterpeni, triterpeni, alcaloidi pirrolizidinici…

Tussilago farfara: come usare la pianta

Premesso che: prima di usare qualsiasi preparato per curare un’affezione, è importante conoscere il parere del proprio medico di fiducia.

Oltre agli usi descritti in precedenza, le proprietà del tussilago farfara si possono sfruttare anche per uso topico. Per uso esterno, questa pianta non presenza particolari controindicazioni. Gli effetti collaterali, sempre per uso esterno, si manifestano solo in presenza di allergie.

Le foglie fresche, ben lavate e asciugate, schiacciate con un pesto e raccolte in garze sterili, possono essere usate per alleviare infiammazioni e irritazioni della pelle di varia natura. Un tempo si usavano anche per favorire la cicatrizzazione di ferite, per alleviare ustioni e ulcere.

Tussilago farfara: tossicità

Questa pianta è tossica?
Come premesso, presenta alcaloidi pirrolizidinici che sembrerebbero causare danni al fegato fino alla comparsa di cellule tumorali.

Su questa pianta sono stati condotti test di “genotossicità”, in particolare, la tossicità della pianta si è manifestata con ricerche sulla Drosophila melanogaster (un tipi di mosca). Sembrerebbe che sostanze come le senecionine e le senkirkine (presenti nella farfara) esercitano un’azione mutagenica.

Non solo, la tossicità della pianta sarebbe legata anche ad altri composti pirrozidinici: sono stati documentati alcuni casi in cui la pianta ha causato gravi problemi epatici.

Per gli studi condotti, anche se non è annoverata tra le piante velenose, la tossilaggine è indubbiamente una pianta da usare con cautela.

In Austria e in Germania sono state selezionate piante prive di alcaloidi pirrolizidinici, la varietà in questione è registrata con il nome di Tussilago farfara Wien.

Fonte ricerche:
Journal of Food and Drug Analysis

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Pubblicato da
Anna De Simone