La scritta “contiene solfiti” accomuna molte etichette. Quando è necessario inserire la dicitura “contiene solfiti” sulle etichette del vino? Quando la presenza di solfiti supera un tenore complessivo pari o superiore a 10 mg/l.
Prima di parlare dei solfiti nel vino e nel vino biologico, iniziamo dall’ABC: cosa sono i solfiti?
Con il termine “solfiti” si va a indicare una grossa famiglia di composti chimici che hanno, in comune, l’anione solfito (una molecola composta da zolfo e ossigeno). Tutte le informazioni sull’uso dei solfiti come additivi alimentari è indicato nell’articolo: “solfiti, cosa sono“.
I solfiti hanno un impatto negativo sulla salute –anche se in alcuni blog si legge il contrario!- e, in più, possono innescare importanti reazioni allergiche in determinati soggetti. Proprio per la potenziale allergia da solfiti che l’Unione Europea ha imposto una soglia minima e l’indicazione obbligatoria in etichetta.
I solfiti nel vino vengono generalmente introdotti mediante l’aggiunta di anidride solforosa. Di questo composto ne abbiamo già parlato nell’articolo dedicato ai danni e benefici del vino rosso.
In base alle normative vigenti, il vino biologico può contenere solfiti ma in basse dosi. Il disciplinare sul vino biologico è stato aggiornato nel 2012 ma non vieta l’aggiunta di solfiti, semplicemente ne limita l’impiego imponendo un’aggiunta più limitata di anidride solforosa.
Quando acquisti un vino biologico o non bio, leggendo l’etichetta ti troverai davanti a tre possibilità:
In caso di nessuna indicazione specificata in etichetta, ti trovi dinanzi a un vino con solfiti ma contenuto entro la soglia di 10 mg/l. Quindi, se nell’etichetta del tuo vino biologico non trovi alcuna indicazione sui solfiti, quel vino ne contiene ma in concentrazioni inferiori ai 10 mg per litro.
Quando questa soglia viene superata, scatta l’obbligo di indicarli in etichetta con la dicitura “contiene solfiti“.
L’obbligo di indicazione specifica nell’etichetta è legato alla “direttiva allergeni”2003/89/CE, le cui previsioni sono state assorbite nel regolamento UE 1169/11.
E’ importante, poi, specificare che nel vino sono presenti due tipi di solfiti:
I “solfiti naturali” sono quelli che si formano naturalmente durante la prima fermentazione dell’uva, momento in cui si forma spontaneamente l’anidride solforosa.
I solfiti aggiunti nel vino, invece, hanno lo scopo di aumentare la stabilità e la durata del prodotto. I solfiti, infatti, limitano l’ossidazione e impediscono lo sviluppo di batteri.
Il vino rosso, in genere, contiene meno solfiti del vino bianco. Il motivo? Contiene, naturalmente, già degli antiossidanti e tende a deteriorarsi meno di quanto fa il vino bianco.
L’etichetta con la dicitura “contiene solfiti” ti avvisa solo di un valore minimo ma, in realtà, non ti comunica quanti solfiti ci sono nel vino che compri. Allora come si fa?
In nessun modo. L’UE non impone un’indicazione sul dosaggio ma disciplina una quantità massima da utilizzare. Secondo il regolamento comunitario, bisogna rispettare un tetto massimo di 150 mg/l per i vini rossi e 200 mg/l per i vini bianchi. Queste soglie aumentano a 200 mg/l per i vini rossi dolci e 250 mg/l per i vini bianchi dolci.
E per quanto riguarda i vini biologici? Sì, il regolamento Comunitario prevede delle soglie massime di solfiti ridotte quando si parla di vini biologici: 100 mg/l per i vini rossi bio e 150 mg/l per i vini bianchi e vini rosati.
I vini di alta qualità, di norma, contengono meno solfiti dei vini commerciali. Il motivo? L’anidride solforosa aggiunta va ad alterare il bouquet di sapori e odori che caratterizzano il vino.
I solfiti sono additivi alimentari e vengono indicati in etichetta con dei codici specifici. Ecco le sostanze chimiche che contengono solfiti che puoi trovare in etichetta:
Un vino con solfiti in forte quantità può causare facilmente emicrania. I solfiti possono causare tosse, mal di stomaco, prurito… anche in soggetti che non sono allergici ma che mostrano una certa sensibilità.