Pony della Galizia: origini e caratteristiche

Pony della Galizia

Il pony della Galizia non si chiama così in patria e il suo nome ufficiale è Purosangue Gallega (PRG). Le sue origini sono intuibili ed è una vera e propria unicità perché è appunto la sola razza autoctona di cavalli in Galizia. Si tratta di cavalli di piccole dimensioni che possiamo trovare nella parte nord-occidentale della Spagna, nella parte vicino al Portogallo che in passato erano molto utili per i lavori nei campi come anche nelle guerre. Da sempre questo cavallo galiziano è stato classificato nel gruppo di cavalli domestici o tarpan di tipo pony celtico e come lui sempre dal Nord della Spagna ne arrivano altri come Asturcón, Sorraia, Garrano o Phaco Galician, Jaca Soriana e Losino. Nessuno però dalla Galizia in particolare tranne il nostro protagonista che a livello di fenotipo ha mostrato dei legami con il pony britannico, in particolare con Exmoor.



Pony della Galizia: origini

Migliaia di anni fa già esistevano questi cavalli e ne abbiamo le prove perché li troviamo ritratti in alcune rappresentazioni rupestri nell’area della Galizia che risalirebbero al periodo dell’età del bronzo dal 2500 a.C. fino al 2000 a. C. Esistono diverse teoria sulle sue origini ma ce ne sono alcune di cui fidarsi maggiormente come quella che lo descrive derivante dai celtici. Questi popoli arrivarono infatti nel nord della penisola iberica intorno ai secoli VII – VI a. C. con dei cavalli che avevano testa piccola e orecchie corte, groppa forte e mantello grezzo di colore scuro.

Troviamo il Pony della Galizia nominato anche in opere di autori classici come i poeti Gracio e Plinio e sappiamo anche che erano noti e utilizzati durante il periodo medievale della riconquista, quindi in guerra, quando l’allevamento di cavalli era quindi associato all’attività bellica. Dai cavalli di questo periodo nasceranno poi molte razze che si differenzieranno per le condizioni ambientali e anche per gli incroci che vennero fatti. Una di queste razze, quella rimasta in Galizia a svilupparsi, è proprio quella del nostro pony protagonista ora.

Ai tempi viveva in libertà nelle aree montuose galiziane, di solito in piccoli gruppi, ma veniva anche utilizzato dagli abitanti come animale da combattimento, prima, e poi per i lavori di agricoltura. E veniva anche mangiato.

Come accadde anche a molti suoi simili, anche il pony della Galizia con la meccanizzazione dell’agricoltura perse il posto di lavoro e sempre più esemplari finirono nelle industrie della carne. Non ne rimasero molti esemplari dopo questa transizione ma verso la fine degli anni Ottanta, su iniziativa di varie organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite e la FAO o l’allora CEE, si decise di realizzare alcune iniziative per conservare questa razza storica in pericolo di estinzione. Le cose sono migliorate e nel 2007 già si potevano contare circa 1.300 esemplari di pony della Galizia.

Pony della Galizia scuro

Pony della Galizia: altezza e peso

L’altezza media di un pony della Galizia adulto appartenente a questa razza può andare dai 120 ai 137 cm a seconda anche del sesso, con un conseguente peso di 280-320 kg. I puledri nascono con un peso di 35-50 chili ma a 6 – 10 mesi raggiungono i 100-200 kg di peso. Sono cavalli dalle dimensioni contenute ma con un fisico forte e molto robusto.

Sono animali mesomorfi che mostrano una leggera prevalenza dello sviluppo del volume toracico rispetto a quello degli arti e hanno un addome dalle forme arrotondate, con il torace profondo e il petto stretto. La testa ha una fronte molto ampia ma piatta, labbra molto spesse e occhi dolci, il collo è invece una parte leggera rispetto al resto dei corpo e ha una lunghezza media. Il tronco è concavo e la linea dorsale incavata ma rettilinea, la groppa è forte mentre gli arti come abbiamo già accennato sono esili e sottili con scheletro leggero, corti e forti. Gli zoccoli in coerenza sono di dimensioni ridotte e hanno un colore scuro.

Sia la criniera che la coda di questo pony sono folte, costituite da peli forti e fitti. Anche il pelo ha un aspetto piuttosto grezzo, da animale libero, ma presenta sempre dei colori standard: baio, morello o sauro. Tutti gli altri pony che hanno mantelli differenti non sono ammessi come cavalli di questa razza. E poi ci sono i difetti come i segni bianchi o di altro tipo sulla fronte o sulle gambe che non sono affatto graditi.

Pony della Galizia: carattere

Da sempre questi pony pur vivendo anche in libertà nella natura sono stati descritti come animali dal carattere molto docile e hanno saputo adattarsi alla convivenza con l’uomo senza fare troppe storie. Sono anche animali molto intelligenti e coraggiosi.

Pony della Galizia: attitudini

Per quello che ci è dato di sapere della loro storia possiamo dire che i pony della Galizia sono stati dapprima impiegati in modo massiccio sia nelle attività legate all’agricoltura sia in quelle belliche. Poi quando è avvenuta la meccanizzazione dell’agricoltura e le guerre sono terminate, ha continuato ad essere apprezzato come animale da carne. Negli ultimi anni lo si usa spesso per attività ricreative, nelle scuole di equitazione ma anche nelle passeggiate turistiche.

Pony della Galizia e la tradizione

Questa razza è fortemente legata ad una delle tradizioni più famose e spettacolari della Galizia, la festa “Rapas das Bestas”, un appuntamento turistico importante per il territorio e che attira sempre migliaia di persone.

Un progetto interessante in cui questo cavallo è inserito è quello realizzato da “AFD Mozo de Cuadra Equiquina” che conduce un corso atto a promuovere l’integrazione di persone con disabilità e di gruppi di lavoratori che hanno difficoltà a rientrare nel mondo del lavoro. Dal 2014 questi corsi vedono la partecipazione anche dei pony della Galizia, si svolgono in collaborazione con il Comune di Santiago e l’UMAD (Unità Municipale di Cura per i tossicodipendenti) e propongono attività di acconciatura equina ed eco-terapia con i cavalli con un programma specifico per ottenere ottimi risultati in termini di reinserimento sociale e lavorativo.

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Pubblicato da Marta Abbà il 10 Novembre 2020