Piede di Charcot: cos’è e come curarlo

Il piede di Charcot è una condizione progressiva che comporta il graduale indebolimento delle ossa, delle articolazioni e dei tessuti molli del piede e della caviglia.

Con tali caratteristiche, il piede di Charcot è spesso una delle più gravi complicazioni del diabete, ed è causato da una neuropatia periferica (ovvero, un danno ai nervi) che fanno sì che il piede o la caviglia della persona diventi insensibile al dolore. Si pensa che la condizione sia causata da lesioni ripetitive, tipicamente rappresentate da una serie di microtraumi di cui una persona può essere solo minimamente o addirittura completamente inconsapevole.

Con il progredire del piede di Charcot, le ossa possono diventare così indebolite da rompersi. Le articolazioni possono dislocare nel piede o nella caviglia e, con traumi e degenerazioni ripetitive, le articolazioni possono alla fine collassare, causando la deformazione del piede e assumendo una forma anormale, come un particolare “aspetto a dondolo”. La deformità può portare a piaghe e ulcere del piede, infezioni ossee (osteomielite) e, se non viene trattata in modo aggressivo, l’amputazione.

Sebbene il piede di Charcot sia una condizione tendenzialmente rara, la sua vera prevalenza può essere sottovalutata a causa di una diagnosi errata o ritardata.

Ma quali sono le cause del piede di Charcot? Quale la sua evoluzione clinica? E che cosa si può fare?

Cause del piede di Charcot

Il piede di Charcot può tipicamente svilupparsi quando una persona si sloga o si rompe un osso del piede o della caviglia, e la lesione non viene curata a causa della mancanza di sensibilità causata dalla neuropatia periferica.

La persona finisce con il camminare sul piede rotto, causando un trauma ulteriore all’osso. Come parte della reazione naturale del corpo al trauma, l’osso comincia a perdere calcio e altri materiali che dovrebbero invece mantenere forti le ossa.

Alla fine, la perdita ossea causa cambiamenti nella struttura del piede e nelle aree di collasso del piede. Quando il collasso si verifica a metà del piede, arrotonda la parte inferiore del piede. A seconda della posizione della rottura dell’osso, le dita dei piedi possono iniziare a curvare sotto come artigli e la caviglia può diventare deformata e instabile. A loro volta, i bordi affilati dell’osso possono esercitare una pressione sulla pelle, creando il rischio di piaghe cutanee croniche. Il risultato finale – una combinazione di disintegrazione ossea e trauma – è appunto il piede di Charcot.

Si tenga conto che l’artropatia di Charcot può colpire qualsiasi parte del piede e della caviglia, compresi il mesopiede, il retropiede, la caviglia, il tallone e l’avampiede. Possono inoltre essere coinvolte più regioni. Fratture e dislocazioni spesso coinvolgono diverse ossa e articolazioni, con ampie frammentazioni e deformità.

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I sintomi del piede di Charcot

I sintomi del piede di Charcot possono includere:

  • piede “caldo” al tatto rispetto a quello opposto;
  • rossore;
  • gonfiore;
  • dolore o indolenzimento.

Alcune articolazioni dello Charcot, come la caviglia, possono guarire con tessuto fibroso e questo può portare ad una grave instabilità che può predisporre la persona ad ulcere del piede e può essere difficile da sostenere con l’apparecchio.

La diagnosi del piede di Charcot

La diagnosi precoce del piede di Charcot è importante per fermare il deterioramento della struttura del piede stesso.

Per questo motivo il medico ricostruirà una storia dettagliata del paziente, esaminando piede e caviglia alla ricerca dei segni “tradizionali” della condizione. Potrebbero essere richieste anche radiografie e altri studi di imaging, così come test di laboratorio.

Il trattamento del piede di Charcot

Un primo tentativo di trattare correttamente il piede di Charcot è il  trattamento non chirurgico, che prevede innanzitutto l’immobilizzazione. Poiché il piede e la caviglia sono così fragili durante la fase iniziale di Charcot, devono essere protetti in modo che le ossa indebolite possano ripararsi da sole.

E’ infatti in questa fase importante evitare che il piede collassi ulteriormente. Il paziente non sarà in grado di camminare sul piede interessato fino a quando il chirurgo non lo riterrà sicuro. Durante questo periodo, il paziente può essere dotato di un gesso, di uno stivale rimovibile o di un tutore, e può essere richiesto l’uso di stampelle o di una sedia a rotelle. La guarigione delle ossa può richiedere diversi mesi, anche se in alcuni pazienti può richiedere molto più tempo.

Un altro supporto potrà essere garantito con l’uso di scarpe e tutore personalizzati. Dopo la guarigione delle ossa possono infatti essere necessarie scarpe con inserti speciali per consentire al paziente di tornare alle attività quotidiane, oltre a contribuire a prevenire il ripetersi del piede di Charcot, lo sviluppo di ulcere e l’eventuale amputazione. Nei casi con deformità significative, è necessario anche un rinforzo.

Infine, si può consigliare una modifica del livello di attività generalmente effettuate, per evitare traumi ripetuti a entrambi i piedi. Un paziente con Charcot in un piede ha maggiori probabilità di svilupparlo nell’altro piede, quindi è necessario adottare misure per proteggere entrambi i piedi.

Se i trattamenti non chirurgici non fruiscono gli effetti sperati, si procede con la chirurgia. In alcuni casi, infatti, la deformità di Charcot può diventare abbastanza grave da richiedere un intervento di questo tipo, con le varie alternative che possono includere l’osteotomia di riallineamento e la fusione (correzione della deformità), o l’ostectomia (rimozione della prominenza ossea che potrebbe causare un’ulcera).

La prevenzione

Il paziente può svolgere un ruolo vitale nella prevenzione del piede di Charcot e delle sue complicazioni seguendo alcune misure essenziali, come il mantenimento sotto controllo dei livelli di zucchero nel sangue per aiutare a ridurre la progressione dei danni ai nervi del piede, le visite frequenti dal medico, il fare attenzione ad evitare lesioni, come urtare il piede o esagerare con un programma di esercizi.

Pubblicato da Anna De Simone il 28 Febbraio 2020